“Ci sono sempre le cose che non vengono come vorremmo ma se lavori intensamente, ottieni i risultati, come avvenuto a San Paolo.”
-Franz Cerami
Franz Cerami e il viaggio in Brasile. Nuova puntata di FaceToFace che dopo la diretta Instagram di ieri, riporta le parole dell’artista napoletano Franz Cerami. Tornato qualche giorno fa da San Paolo, città che ieri avrebbe festeggiato i 60 anni di Ayrton Senna, Cerami si è raccontato in una lunga intervista al Corriere di Napoli, in ottemperanza all’emergenza, in diretta live in videochiamata. Uno scambio di riflessioni tra i lavori “Remix Portraits” e “Lighting Flowers” e i progetti futuri!
-Salve Franz, qualche giorno fa è tornato dal Brasile. Com’è andata?
– Sì, sono tornato dal Brasile dove ho esportato un mio lavoro che si chiama “Remix Portraits”. È stato un lavoro duro perché abbiamo fatto una corsa contro il tempo per produrre foto, video, stamparle e dipingerle oltre a proiettare il video mapping in città. Una volta avvenuto, tutti hanno gridato al “miracolo”!
–Quanto tempo è durata la permanenza?
– Sono stato due settimane a San Paolo. È una città molto italiana dove si mangia anche la pizza e il tortano in una pizzeria “Esperança” che ha permesso dunque di continuare ad esportare la tradizione napoletana che va avanti da secoli.
–In che cosa consiste “Remix Portraits”?
–Remix Portraits è un installazione site specific nata in Armenia a Yerevan grazie all’Ambasciatore italiano Vincenzo Del Monaco e la curatrice del progetto Isabella Indolfi. Ho cominciato lì anche se il progetto è nato anni fa trattando l’arte italiana rinascimentale, riprendendola e dipingendola in olio e grafite. L’ho fatto perché in tutte le arti noi reinventiamo il passato verso il futuro mixando elementi. Con Remix Portraits ho voluto rimarcare questa ricerca nel passato reinterpretandolo. Li ho dipinti in chiave digitale, stampandoli, per poi dipingerli in olio e grafite e proiettandoli sugli edifici di Yerevan, a Napoli con l’Unione degli Industriali e a San Paolo.
–Quanto dura la lavorazione dei contenuti?
–Questa volta il tempo è stato compresso perché bisognava inaugurare lo “Espaço Idalia Brasil” con il produttore Diego D’Ermoggine e la curatrice Ana Marta Ditolvo. Ho chiesto una troupe numerosa, in termini qualitativi e quantitativi, come Maira Endo, il mio assistente Flavio Urbinati, Leo Scopin, André Albuquerque cioè l’operatore di drone che con 4 camere ha permesso di riprendere il tutto e soprattutto di essere molto rapidi.
-Qual è la differenza tra Remix Portraits e Lighting Flowers?
-Tutti eravamo molto emozionati, proiettando sull’edificio della loro Confindustria, in un edificio dove c’era una scritta “Mondo Novo”, realtà come quella di San Paolo che per me rappresenta un mondo nuovo, da scoprire. Il Brasile è un mondo nuovo e ricco d’innovazione. Remix Portraits ha il senso di prendere il passato e reinterpretarlo e lì è perfetto con la trasformazione degli spazi urbani.
Lighting Flowers lavora sulle periferie, come abbiamo fatto anche in Brasile con una tettoia che abbiamo illuminato. La stessa cosa è avvenuta in una strada dove c’era un palazzo in costruzione in cui abbiamo dato vita una scenografia in movimento. Si sperimenta molto ed è l’unico modo per sbagliare e fare esperienza.
-Qual è la reazione delle persone quando ammirano le sue installazioni?
-Una delle difficoltà magari di trasmettere possono essere le autorizzazioni oppure ad esempio a San Paolo è accaduto che per via del rumore emesso dal generatore di corrente, ha disturbato una signora che si è affacciata per chiedere la cortesia di non fare rumori. Le reazioni sono pazzesche come nella piazza “Mondo Novo” con le persone che sono curiose di vedere grandi edifici in cemento che sono illuminate ricche di immagini e video. Un episodio mi ha colpito: su una sopraelevata mi sono avventurato a fare foto e ad un certo punto un bus si è fermato per ammirare le proiezioni e mi ha emozionato molto la meraviglia sui volti delle persone.
-Le emozioni credo invadano anche il suo animo quando vede compiersi tale spettacolo…
-Non riesco a fermarmi e godere il momento perché sono concentrato sul lavoro e mi fermo solo quando finisce il tutto. Generalmente quando vado a casa mi godo il tutto ma già a Rio in compagnia di Flavio ammirando foto e video abbiamo capito la pazzia che abbiamo fatto e ammirato cose che non avevamo visto.
-Lei infatti con Lighting Flowers è giunto in divesi posti del mondo, come Yerevan, in Armenia.
–Per Lighiting Flowers non parto dalla reinterpretazione ma dalla mia inventiva. Non sono figurativi ma astratti. Lighiting Flowers ritiene più importante l’architettura come la foresta dei pali di cemento a Yerevan dove mi sono imbattuto in un campo abbastanza inquinato e non rassicurante. Al centro di questo campo c’erano tanti pali di cemento in un avvallamento. Dopo aver fotografato e pensato a cosa fare: quindi abbiamo mappato dopo tante ore di lavoro ed ammirato questi pali che “si muovevano” come un evento mistico.
–Che cosa ha in mente per il futuro?
–Tra i progetti del futuro c’è Red Venus come l’installazione nel mondo di Lighting Flowers oltre ad una mostra da dedicare. Inoltre sto lavorando a Pink City che ho portato a Capri e che ho sviluppato in parte anche in Brasile.
Vorrei fare delle installazioni permanenti a Yerevan con “La foresta dei pali” di cemento in una zona che può diventare sede di progetti urbani. Un sogno è quello di giungere nel mercato di San Paolo dove da una zona malandata si potrebbe valorizzare quel luogo, che guardando verso l’orizzonte e la città illuminata, darebbe vita ad uno spettacolo mozzafiato. Un altro posto a cui sono affezionato è Scampia, dove ho lavorato con dei laboratori di storytelling. È un posto che sento molto mia dove può nascere una nuova Napoli dove c’è un grande desiderio di rinascita. Soprattutto dopo tanti racconti come Gomorra ma dove ci sono anche cose belle.
-Ecco, che cosa ne pensa dell’abbattimento della Vela Verde: parte da lì la rigenerazione di Scampia?
-Il grande crimine fatto a Scampia è stato quello di costruire le Vele senza accompagnare questo sviluppo urbanistico, rendendole abbandonate a se stesse. Se sono state abbattute per nuove costruzioni, ben venga, soprattutto per le tante attività e idee che ci sono ma ovviamente bisogna fare cose concrete in cui costruire progetti futuri. Con i miei lavori provo a fare qualcosa ma ovviamente va accompagnato anche da altri progetti.
-Continuando a parlare del futuro, perché vorrebbe stabilire delle installazioni permanenti a Scampia?
-Quando sono andato a Scampia ho proiettato sulla Vela Verde e in uno dei piloni della strada del Rione Don Guanella. Durante la mia esperienza sono giunti dei curiosi che inizialmente erano scettici per poi convincersi. Infatti un passante propose di una raccolta firme per proiettare ogni notte su diversi piloni questi tipi di installazioni. Questo fa capire come la condivisione e l’interesse può essere perfetto per la valorizzazione rigenerazione di un quartiere.
-Qual è il valore della comunicazione dell’arte al giorno d’oggi?
–Credo molto nell’arte pubblica che ha un rapporto con il pubblico e lo spazio, quindi nell’interazione e nella condivisione. Un’arte che permette di contaminare ed espandere il pensiero e la propria magnificenza, mutando e trasformandosi nel tempo e nello spazio.
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7 thoughts on “FaceToFace: Franz Cerami e il viaggio in Brasile”