60 volte Ayrton Senna.
“Se una persona non ha più sogni, non ha più ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà.”
–Ayrton Senna
Un monito. Una frase che può diventare il punto di riferimento nella vita delle persone. Come Ayrton Senna. Un personaggio, un campione, un essere umano. Un uomo che è stato da esempio per una generazione di appassionati dei motori che hanno vissuto appieno il brasiliano. I più giovani purtroppo dovranno andare a rivedere le immagini, documentarsi e rivivere la vita di quel ragazzo di strato sociale borghese di cui si è sempre sentito “additato”.
Leggendo le pagine di Furio Zara “L’ultima curva”, si può ammirare un percorso nella vita di Ayrton, uomo e campione. Un libro da leggere, da vivere e immedesimarsi, in cui si può leggere una sorta di flashback nella vita del brasiliano, proprio nel momento in cui affronta l’ultima curva della sua vita. Oggi 21 marzo 2020, Ayrton Senna avrebbe compiuto 60 anni, come tanti coetani come il suo grande rivale Alain Prost. Invece quel terribile weekend di Monza del 1994, ha portato via la sua infinita bontà, mischiata alla perfezione e fame del campione oltre alla sua concezione spirituale.
60 VOLTE AYRTON SENNA
“Correre, competere, è nel mio sangue. Fa parte di me, fa parte della mia vita. L’ho fatto per tutta la vita e spicca su tutto il resto.”
Un pilota rimasto nella Storia, grazie alla sua aura di predestinato, che sapeva ricamare ogni curva della vita e in pista. Un pilota entrato nella Leggenda, aldilà dei suoi 3 trionfi in Formula 1 (1988-1990-1991), dei 41 gran premi vinti e 65 pole position, record detenuto sino al 2006, collezionate. Perché? Oltre ai suoi successi, la sua semplicità si è sempre contraddistinta nei minimi gesti, che l’hanno portato anche ad avere problemi in uno sport individuale come la F1. Il carioca ha sempre mostrato coraggio e agonismo, che l’hanno portato alto nel mondo dei motori.
Senna era soprannominato Magic per le sue gesta in pista, ma anche per la sua passione per il nuoto, lo sci e le moto. Il brasiliano ha contraddistinto la sua vita soprattutto agli albori degli anni ’90 per la sua rivalità con Alain Prost, presente in cabina di telecronaca il giorno della morte ad Imola. Senna ha vissuto gli ultimi anni di Niki Lauda, scomparso l’anno scorso, a bordo della sua Toleman, per poi vincere e conquistare la popolarità in McLaren dopo la gavetta in Lotus. L’ultima esperienza è quella con la Williams, ammirando un giovane Michael Schumacher, e chissà, se senza quella maledetta curva del Tamburello, sarebbe giunto in Ferrari.
TRA POPOLARE E RELIGIOSO
L’essere di Senna si è sempre contraddistinto per la sua religiosità. Le leggende metropolitane parlano di un campione provato il giorno della morte ad Imola al momento della partenza, soprattutto dopo la morte di Roland Ratzenberger e l’incidente di Rubens Barrichello, anche a detta della sua ex compagna Carol Alt.
L’essere religioso l’ha spesso contrastato con la sua celebrità e l’essere borghese, che l’ha portato ad essere spesso attivo nel campo della beneficenza. Nella sua valigetta c’era un libro della Bibbia, segno della sua devozione cristiana: durante il GP in Giappone del 1988, affermò di aver visto Dio. Lo stesso, per chi crede, che l’ha accolto in cielo, permettendo di non poter più separarli. Per sempre Ayrton!
“Nada pode me separar do amor de Deus” (Niente mi può separare dall’amore di Dio).
Sulla sua tomba, nel Cimitero di Morumbi a San Paolo, è scolpita una citazione tratta dalla Lettera dell’apostolo Paolo ai Romani 8,39.
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