
Nella metà del XIX° secolo, un contingente di soldati napoletani venne inviato a combattere tra le fila confederate o unioniste della guerra civile americana. Per il sedicesimo episodio di Riscopriamo Napoli, vi narreremo le imprese questo curioso e poco conosciuto capitolo della nostra storia.
Tra il Nord ed il Sud americani.

1861. L’Italia era finalmente riuscita a forgiare la sua unità politica dopo anni di conflitti armati ed intelettuali. Per il neonato Regno d’Italia era finalmente arrivato il momento di costruire e di iniziare un lungo e tortruoso cammino per conquistare il proprio posto tra le principali potenze europee.
Tuttavia, mentre un paese era riuscito a ritrovare la propria unità, al di là dell’Oceano Atlantico una nazione si ritrovò spaccata in due. Il 1861 è anche noto per essere l’anno in cui scoppia la Guerra civile americana, uno dei conflitti più inportanti del XIX° secolo.
Non ci soffermermeremo sui particolari che hanno provocato lo scoppio della guerra civile. Vi basterà sapere che il causus belli si trova nelle divergenze economiche e politiche (sopratutto per quanto riguarda la questione degli schiavi) che divisero gli Stati uniti d’America. La nazione, così di punto in bianco, si ritrova piombata in un conflitto che vede l’Unione del Nord da un lato e la Confederazione del Sud dall’altro.
Come mai i napoletani parteciparono alla guerra civile americana?
Il coinvolgimento dei napoletani in una guerra così distante si ricollega alla spinosa questione dei prigionieri formati in gran parte da ex soldati dell’esercito borbonico. Né Garibaldi, né il governo italiano non sapevano cosa farsene dei numerosi prigionieri catturati negli ultimi anni del Risorgimento. Bisognava, dunque, trovare una soluzione in modo da poter sfoltire il loro numero.

Per fortuna la soluzione venne data dall’ufficiale americano che era di stanza in Italia, Chatham Roberdeau Wheat. Questi conobbe Garibaldi nel 1850 durante un suo soggiorno americano ed ebbe modo di suggellare la sua amicizia partecipando con un corpo britannico alla battaglia di Volturno nel 1860. Dopo la fine della Seconda Guerra d’Indipendenza, Chatham chiese a Garibaldi di poter reclutare i soldati prigionieri per farli combattere nelle linee confederate. Garibaldi accettò la proposta, ottenendo anche l’appoggio del governo italiano.

Le operazioni di reclutamento furono rese facili anche grazie all’atteggiamento dei soldati del dissoluto esercito borbonico. Molti di loro, infatti, posti di fronte alla prospettiva di essere internati in prigioni, decisero di prendere nuovamente le armi, combattendo per un altro Sud.
Da corpo di polizia…
I primi gruppi di napoletani salparono clandestinamente dai porti di Palermo o di Napoli nei primi del 1861. La loro destinazione è la città di New Orleans, allora sotto il controllo confederato.
Qui i napoletani vengono riuniti sotto il reggimento Garibaldi Legion che cambierà in Italian Legion a seguito delle proteste dei soldati. Allora i napoletani non vengono immediatamente impiegati sul fronte della guerra civile americana. Essi hanno, infatti, il solo compito di mantenere l’ordine pubblico nella città di New Orleans.
… a reggimento militare
Successivamente, con l’avvicendarsi della guerra civile americana, molti napoletani furono impiegati per scopi militari, arruolati nel 10° Regiment Louisiana Infantry del generale Robert Edward Lee.
Il reggimento si distingue nelle due battaglie di Bull Run, dove i confederati ottennero delle schiaccianti vittorie. Stando alle fonti dell’epoca, nel secondo combattimento, i confederati avevano esaurito le munizioni e per questo, assieme alle truppe borboniche, lanciarono le pietre contro l’unione, pur di difendere la posizione. Questa curiosa vicenda è nota anche come The Rock Battle.

La compagnia fece anche sua la battaglia di Harpers Ferry del 15 settembre 1862, partecipando, poi, anche a tutti gli scontri della guerra civile. Con la battaglia di Appomatox (1865), tuttavia, si assiste alla fine dell’avventura napoletana in America. L’esercito confederato, ridotto anche alla fame e con il morale a pezzi, viene sbaragliata e costretta alla resa.
Italiani contro italiani

Concludiamo l’articolo con una curiosa vicenda che vede italiani combattere altri italiani. Interesserà sapere che gli molti contingenti nostrani confluirono anche nelle file dell’esercito unionista. Il corpo italiano unionista più famoso rimane il 39° New York Volunteers sotto il comando del colonnello ungaro Frederick George D’Utassy.
Il primo scontro fratricidio avviene nella battaglia di Winchester (1862) che vide schierarsi da un lato il 39° New York e dall’altro il 10° Louisiana. Insomma, praticamente i nordisti italiani contro i borboni confederati. La vittoria, alla fine, arrise i confederati, facendo prigionieri molte truppe del 39°. Stando ad alcune fonti, l’ufficiale confederato Giuseppe Santini, ad una domanda di un suo collega, risponde definendoli come degli home made yankees.
Fonti: I soldati ex borbonici che combatterono nella Guerra civile americana di Gianfranco Perri.
Fonte immagine in evidenza: Word Press Blog.