La Napoli dei grattacieli con torri gemelle e una enorme piazza: no, non siamo a New York ma nella zona nord-orientale di Napoli. La città storica ospita un agglomerato di costruzioni ipermoderne che fiancheggiano la stazione centrale della città e regalano uno spettacolo inedito a chi guarda dal finestrino di un treno.
È il Centro Direzionale di Napoli, fin dall’inizio il profilo di una sfida.
Incompleta, forse vincente: fare di Napoli una città moderna europea, prefigurarne lo sviluppo, armonizzare il passato, il presente, il futuro.
Alcune date del Centro Direzionale
La gestazione del progetto arriva dal periodo della Prima Guerra Mondiale, infatti il nome Centro Direzionale venne scelto nel 1914. Solo nel 1964 la Commissione per il nuovo Piano Regolatore di Napoli individua l’area del centro direzionale in circa centodieci ettari dismessi.
Nel 1980 la Mededil SpA delle società del gruppo Iri Italstat che costruisce e gestirà questa immensa città di servizi d’affari, affida a Kenzo Tange – che fu un genio mondiale dell’architettura – la reimpostazione di un originario progetto. Mededil illustra filosofia e contorni di quella che sarà una vera e propria città nella città e nel 1985 Tange apporta alcune modifiche alla planovolumetria.
La Napoli dei grattacieli
L’idea è di designare Napoli con il suo Centro Direzionale, come rappresentante di un modo europeo e italiano del vivere, riqualificando un tessuto ormai lacerato. Diventa così il baricentro della regione grazie ai collegamenti con autostrade, tangenziali, aeroporto, porto, stazioni ferroviarie, metropolitane.
Completato nel 1995 ha avuto da allora e fino al 2010 il grattacielo più alto d’Italia: ben 129 metri, due in più del Pirellone di Milano
Punti strategici
Tre coppie di alti edifici sono i punti di ingresso. Via Poggioreale, Corso Malta, Via Taddeo Da Sessa, il fascio dei binari delle Ferrovie dello Stato delimitano il centro direzionale. Una città di servizi e integrazione di insediamenti pubblici e privati che potrebbe decongestionare il centro storico e ci sono alcuni grattacieli che potrebbero benissimo far scambiare Napoli per Nizza!
Cinque milioni di metri cubi e cinquanta ettari a verde su centodieci complessivi, l’80% delle aree edificatorie destinato ad edifici pubblici; pedoni e autoveicoli separati, ogni giorno popolano questo comprensorio, centro della città e della regione, capace di sintetizzare come un tutt’uno le diverse parti di un organismo metropolitano, Napoli, ormai frazionato e spesso ingovernabile.
Disordinato gigantismo urbano
Non mancano purtroppo le ferite anche a questa Terra Madre, con episodi e aree di degrado, dovuti ad allagamenti – non troppo allarmanti – ma soprattutto da cumuli di rifiuti abbandonati nelle aree adibite a parcheggi sotterranei, che spengono la luce di una stella che con un po’ di amore e impegno, potrebbe brillare nel firmamento della tecnologia urbanistica. È l’immagine in sintesi di una Napoli dal disordinato gigantismo urbano ma che meriterebbe quel tanto in più.
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