IL CIAULIELLO LO POTREMMO DEFINIRE UN “PIATTO POVERO”. UN AGGETTIVO CHE CON IL TEMPO HA CAMBIATO DRASTICAMENTE IL SUO SIGNIFICATO LETTERALE. NUMEROSE RICERCHE SCIENTIFICHE HANNO DIMOSTRATO CHE QUESTI PIATTI SONO INVECE RICCHISSIMI.
Dopo le deliziose ricette che abbiamo ricevuto (qui i link), il Ciauliello è il piatto protagonista di questo mese. Sara con la sua ricetta ci porta in una delle area più affascinanti della Campania: Il Cilento. La sua ricetta va ad arricchire la nostra rubrica I Piatti vostri con sapori locali tramandati da generazioni.
Una rubrica che nasce da una “chiacchiera” che ebbi con Aldo, l’erede del Pastificio Giordano. Un pastifico artigianale che ha quasi 100 anni (ne mancano 4). Chiacchierando notammo che negli ultimi anni il cibo è diventato il protagonista di numerose trasmissioni, serie tv, blog e discussioni di ogni genere. Trasformando il “cucinare” da un atto spontaneo, necessario e spesso dovuto ad un evento “spettacolare”, espropriando le cucine casalinghe dell’atto del “fare da mangiare” a favore di rispettabili tele-chef.
Eppure la maggior parte delle persone che si mettono ai fuochi quotidianamente lo fa per ragioni estranee alle logiche dello spettacolo. Ogni giorno milioni di persone preparano pietanze deliziose senza voler nulla in cambio se non il sorriso dei propri cari. I Piatti Vostri nasce con l’intento di ridare credito alla cucina casalinga. La rubrica vuole essere una raccolta di storie di persone “comuni” e delle loro ricette preferite.
Il Ciauliello, lo potremmo definire un “piatto povero”. Un aggettivo che con il tempo ha cambiato drasticamente il suo significato letterale. I piatti poveri, cosí chiamati probabilmente da quelle persone che in passato avevano la possibilitá di accedere a ingredienti più costosi. Hanno avuto il loro riscatto grazie a numerose ricerche scientifiche che hanno dimostrato che questi piatti di origine contadina sono invece dei piatti ricchissimi che aiutano il nostro organismo a funzionare al meglio.
Dimostrando quindi i limiti della scienza moderna e le potenzialitá di culture locali che nel passato sono state “zittite” dal metodo scientifico. Culture in cui temi come la sosteniblitá, km0, valori nutrizionali, rispetto della terra, uso dei prodotti stagionali, riduzione degli sprechi, riciclo, riuso e compagnia cantando non hanno mai avuto la necessitá di essere approfonditi perchè “il caso non sussiste”. Culture che non considerano l’uomo al centro dell’universo ma parte di un sistema più ampio: La Natura. Una prospettiva simbiotica che si manifesta in pietanze che arrivano sulle nostre tavole grazie ad atti spontanei che non hanno nulla a che fare con il lavoro di chef, influencers o quant’altro.
Buon Appetito.
Invia la tua ricetta compilando questo documento. La ricetta più votata sarà premiata dal Pastificio Giordano con un box dei loro magnifici prodotti.
Il Ciauliello di Sara | La ricetta
Nome: Sara Marra
Professione: Pensionata tuttofare.
Dove vivi: Eboli, Salerno.
Parlami un po’ di te: Sono Ebolitana da generazioni, figlia di un boscaiolo e di una ricamatrice, quest’ultima membro di una delle più antiche famiglie di ferrovieri e coltivatori della Piana del Sele. Amo le tradizioni della mia terra e la cultura popolare.
Perché hai scelto questa ricetta? Perchè è un piatto antichissimo del mio territorio, la Piana del Sele, costituito da ingredienti genuini e nutrienti, tanto che i contadini che lavoravano nelle antiche piantaggioni di pomodori di proprietà di mia nonna, lo usavano come piatto unico accompagnato da pane raffermo, per affrontare un’intera giornata di lavoro.
Il Ciauliello, antico piatto ebolitano di origine contadina è realizzato con ingredienti che sono noti a tutte le culture agricole, le quali conoscevano bene l’arte della conservazione degli alimenti, fra cui l’essiccazione degli ortaggi.
Nel caso del Ciauliello ciò che fa la differenza e che rende questo piatto unico nel suo genere, è il procedimento di cottura e l’abbinamento degli ingredienti, un piatto povero, ma ricco di vitamine e privo di grassi animali.
Le vecchie generazioni di contadini ebolitani avevano in questa pietanza un ottimo alleato per le loro necessità nutrizionali ed energetiche e avevano creato nella povertà della loro esistenza un piatto di gustosa unicità.
Si tratta, infatti, di ortaggi quali zucchine e melanzane che venivano tagliate e fatte essiccare durante l’estate su canneti al sole per poi conservarli per l’inverno. Stesso procedimento per il pomodoro, che diviso a metà ed essiccato prende il tipico nome di “pacche secche” della Piana del Sele.
Come l’hai creata o dove l’hai imparata? Questa ricetta è stata tramandata da mia nonna a mia madre Mafalda e infine a me, ma ha origini ancora più antiche. Il mondo rurale però aggredito dalla modernità ha visto pian piano morire molte tradizioni, così ho raccolto questa eredità facendo partecipe le mie figlie e mia suocera marchigiana, Egidia, classe 1922, che ancora oggi prepara con me questo piatto antico.
Come la descriveresti un antipasto, primo, contorno, etc? Piatto unico o come contorno.
Ingredienti per 4 persone
200gr pomodori secchi (“pacche secche” della Piana del Sele)
200gr zucchine secche
200gr melanzane secche
4 spicchi d’aglio
100gr olive nere (olive centenarie mature del Cilento)
4 cucchiai di concentrato di pomodoro
Peperoncino a piacere
Sale q.b.
1 Tazzina abbondante di olio Evo
Stemperare con acqua q.b.
Pane raffermo casereccio a piacere
Grado di difficoltà? Con precedente essiccazione degli ingredienti: media. Con ingredienti già essiccati: facile
Ricetta del Ciauliello | Procedimento
Tagliare a listelli le melanzane essiccate (1)
Mettere in ammollo in acqua tiepida zucchine e melanzane per mezz’ora (2)
In una padella far soffriggere l’olio Evo e aglio in camicia (3) e quando sara dorato aggiungere il concentrato di pomodoro diluendolo pian piano con acqua e peperoncino rosso picante a piacere (4)
Aggiungere le zucchine, le melanzane e i pomodori secchi (5). Poi sciacquare le olive nere e aggiungerle al sugo (6)
Amalgamare e salare a piacere, consigliamo di moderare il sale per calibrare con il rilascio di sale delle olive (7).
Lasciare cuocere lentamente per più di un’ora fino a quando gli ingredienti si saranno ammorbiditi e il sugo non sarà moderatamente addensato. Quando l’olio inizierà a salire in superficie si può spegnere. Si consiglia di lasciare l’aglio come da antica ricetta ed eventualmente mangiarlo, sarà come una crema.
Comporre nel piatto accompagnando la pietanza con una fetta di pane raffermo casereccio. Abbinare esclusivamente con vino rosso.
Buon Appetito.