
Uroboro: Genghis Khan, il re dell’universo. Nuovo appuntamento della rubrica “Uroboro”, dove analizzeremo una volta a settimana un evento storico riguardante il passato del nostro paese.
PERCHE’ “UROBORO”
Mentre studiavo per l’università, mi sono imbattuto nel mio vecchio libro di filosofia. Riaprendolo, ho riletto il pensiero di Nietzsche riguardo il concetto di storia. Più nello specifico, mi sono soffermato al pensiero di eterno ritorno dell’uguale. Incuriosito, sono andato a cercare una definizione per spiegarla, si parla di una teoria che si ritrova genericamente nelle concezioni del tempo ciclico, come quella stoica, per cui l’universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso. Esiste, inoltre, un simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche: l’uroboro. L’uroboro rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall’inizio dopo aver raggiunto la propria fine.
GENGIS KHAN, L’ANTENATO DEI MONGOLI
Il 16 Aprile 1162, nell’alto corso dell’Onon, nacque Temujin, rimasto nella storia come Genghis Khan. E’ stato uno dei condottieri militari e politici più influenti della storia, secondo alcuni il migliore. L’impero che creò tra il 1206 e il 1227, anno della sua morte, fu il più grande di tutti i tempi. Una figura leggendaria, tutta da scoprire.
GENGIS KHAN PRIMA DI DIVENTARE GENGIS KHAN
Figlio di Esugei “il valoroso”, appartenente al clan dei Borjigin, e da Ho’ elun, giovane principessa della tribù dei Merkit. Fu battezzato con il nome di Temujin, come un capo tartaro appena ucciso dal padre. Il padre iniziò l’organizzazione del matrimonio del piccolo Temujin all’età di nove anni, quando la nascita del mitico Genghis Khan era ancora un miraggio. Durante il viaggio alla ricerca della sua futura nuora incontrò una famiglia del suo stesso clan, gli Ungrat. Parlò con Dai Seshen, padre della piccola Borte.
Esugei, dopo una breve discussione, lasciò il figlio nel villaggio di Dai Seshen. Già in quegli anni, Temujin dimostrerà di essere assetato di potere, non risparmiando nemmeno la sua famiglia pur di arrivare al potere: uccise il fratellastro Bekter che contrasta la sua ascesa nell’ambito familiare, prima allontana da sè e poi uccide l’amico del cuore Jamuka, che lo contrasta per la preminenza in ambito territoriale. All’età di sedici anni Temüjin decise di prendere in moglie la ragazza conosciuta anni prima, Börte.
SCALATA AL POTERE
Nel 1189, durante la grande assemblea Generale delle tribù, Temujin grazie anche al sostegno degli sciamani fu proclamato khan dei Mongoli assumendo il titolo di Genghis Khan, che letteralmente significa “re dell’universo”. Allora si trovò a capo di una vasta regione; lo stato Mongolo era ancora diviso in varie tribù. Nel 1206 egli proclamò la nascita dell’Impero Mongolo, stabilendo come capitale Karacorum. Iniziarono così le guerre che resero leggendario l’impero mongolo. Nel 1211 Genghis Khan dichiarò guerra alla Cina, arrivando nel 1213 ai confini della muraglia cinese e saccheggiando più di 90 città. Un anno dopo accerchiò Pechino, costringendo il nuovo imperatore cinese, Utubu, a pagare affinchè i mongoli togliessero l’assedio alla città.
Qualche anno dopo, utilizzando come pretesto l’uccisioni di alcuni suoi messaggeri, decise nel 1218 di attaccare l’impero irano-persiano. L’avversario di Genghis Khan era Ala al-din Muhammad II. Tra il 1219 e 1224, i mongoli, grazie all’esperienza contro l’impero cinese, in poco tempo sovrastarono i nemici. Conquistarono una ad una le città più importanti dell’impero; addirittura, nel 1221, Muhammad morì di pleurite, lasciando in piena guerra il suo popolo.
Uroboro: Genghis Khan, il re dell’universo.
LA MORTE E LA MISTERIOSA SEPOLTURA
Morì nel 1227 a causa delle ferite dovute ad una rovinosa caduta da cavallo. Le cronache dell’epoca raccontano che fu il funerale più spettacolare che si fosse mai visto nelle ventose steppe mongole. Migliaia di guerrieri e di schiavi marciarono per centinaia di chilometri fino a raggiungere il luogo segreto della sua sepoltura.
Secondo la leggenda, la guardia d’onore che aveva scortato il corpo fino al luogo di inumazione aveva ordine di uccidere qualunque testimone della processione funeraria. In seguito, anche le stesse guardie furono uccise perché non parlassero.
Altre fonti suggeriscono che gli sforzi messi in atto per nascondere i resti di Genghis Khan: si narra che migliaia di cavalli calpestarono la terra attorno alla tomba per occultarne ogni traccia, o che furono piantati migliaia di alberi sopra di essa e in tutta la zona circostante. Secondo un’altra leggenda, il luogo di sepoltura fu mantenuto segreto grazie alle acque del fiume Onon, il cui corso fu appositamente deviato. E così rimasero le cose per circa 800 anni.
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