Uroboro: il leggendario Carlo Magno. Eccoci arrivati al terzo episodio di “Uroboro”, dove analizzeremo una volta a settimana un evento storico riguardante il passato recente e non.
PERCHE’ “UROBORO”
Mentre studiavo per l’università, mi sono imbattuto nel mio vecchio libro di filosofia. Riaprendolo, ho riletto il pensiero di Nietzsche riguardo il concetto di storia. Più nello specifico, mi sono soffermato al pensiero di eterno ritorno dell’uguale. Incuriosito, sono andato a cercare una definizione per spiegarla. Si parla di una teoria che si ritrova genericamente nelle concezioni del tempo ciclico, come quella stoica, per cui l’universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso. Esiste, inoltre, un simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche: l’uroboro. L’uroboro rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall’inizio dopo aver raggiunto la propria fine.
CHI ERA CARLO MAGNO?
Il 2 aprile 742 d.C nasce Carlo, più conosciuto come Carlo Magno. L’appellativo di “magno” gli venne dato dal suo biografo Eginardo, autore dell’opera ” Vita et gesta Caroli Magni”. La parola magno (derivante dal latino magnus=grande) è l’aggettivo perfetto per definirlo. Le imprese realizzate in vita hanno condizionato l’epoca in questione e il futuro in maniera indelebile. Le curiosità che girano sul suo conto sono tante. Partiamo.
Fa sorridere pensare a Carlo Magno come uno dei personaggi storici più influenti di sempre dopo aver scoperto il fatto che non sapesse scrivere. Sì, un re prima, un imperatore poi, che non sapeva scrivere e che è stato in grado di gestire un territorio obiettivamente esteso. Oggi ci sembrerebbe impensabile anche solo immaginare una cosa del genere, allora non era così. Carlo, infatti, non fu mai un dotto. Parlava una specie di dialetto tedesco, ma imparò anche il latino, sapendo solo leggere. Le fonti a disposizione lo descrivono fisicamente come un uomo imponente, alto un metro e novanta, con occhi grandi e vivaci, folta capigliatura bionda ed una voce possente. Nonostante l’aspetto potesse apparentemente ingannare uno sconosciuto, chi gli era stato vicino lo ha descritto come dolce e sensibile. Era infatti stato visto qualche volta anche piangere per la morte di un figlio o di un amico.
RE A SOLI VENT’ANNI
Figlio di Pipino il Breve, sin da giovane ebbe in mano i possedimenti del padre. Un’eredità non semplice, anche perché la famiglia di Carlo non era una famiglia qualunque: il padre, infatti, era il re dei Franchi. Il nonno, invece, Carlo Martello, è famoso per aver fermato l’avanzata araba in Europa nella storica battaglia di Poitiers del 732 d.C. Quando nel 768 morì Pipino, i territori del suo regno vennero suddivisi in maniera eguale tra Carlo ed il fratello Carlomanno. Una parità solo apparente, però. Dal punto di vista geografico ed economico sì, ma non dal punto di vista politico. Carlo, all’epoca non ancora “magno”, aveva confini tranquilli e poteva permettersi delle campagne militari per espandere le sue terre; Carlomanno invece doveva vedersela verso i Pirenei con gli Arabi ed i Longobardi in Italia.
Due anni dopo, inoltre, ci fu il matrimonio con la figlia di Desiderio, re dei Longobardi. Un’alleanza in cui però c’erano due scontenti: Carlomanno ed il papa. Dopo un anno, però, Carlo lasciò la figlia di Desiderio e dichiarò di fatto guerra ai Longobardi e al papato. Nel 771 d.C, in circostanze tutt’oggi misteriose, morì Carlomanno. Nella tomba, il fratello di Carlo si portò ovviamente anche i problemi di divisione del regno, adesso in mano solo a Carlo.
IMPERATORE D’EUROPA
Sconfisse prima il principe Adelchi a Verona, poi Desiderio stesso assediato a Pavia (774). Da quel momento Carlo assunse il titolo di “Rex francorum et langobardorum”.
Negli anni successivi Carlo fu impegnato su più fronti di guerra: Avari, Bavari, Sassoni, Normanni ed Arabi.
In Italia rimaneva a contrastare la sua supremazia il longobardo duca di Benevento, mentre il re si dedicava alla leggendaria e sfortunata impresa di scacciare gli Arabi dalla Spagna (778). Conquista e saccheggia Pamplona e Barcellona, ma fallisce l’assedio di Saragozza. Le armate di Carlo, infatti, furono costrette a prendere la via del ritorno ma, nel passare i Pirenei, la retroguardia al comando di Rolando, marchese di Bretagna, viene massacrata a Roncisvalle dai Vasconi, gli abitanti del posto, appostati fra le montagne. Una battaglia famosa soprattutto perchèéuna delle pochissime sconfitte militari di Carlo, dove perse anche i bottini di guerra accumulati nelle battaglie precedenti.
Nonostante la sconfitta di Roncisvalle, narrata anche nel poema epico medievale “Chanson de Roland”, era chiaro che Carlo avesse ormai in pugno l’Europa intera. In questo contesto, dunque, il 25 dicembre 799 Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Le cronache tedesche affermano che fu Papa Leone III a porre sulla testa di Carlo la corona imperiale, mentre quelle franche dicono che Carlo prese dalle mani del papa la corona e se la pose in testa. A prescindere da come andarono le cose, va sottolineato che quella fu la prima volta nella storia che un re veniva incoronato. Da lì in poi diverrà una vera e propria tradizione.
UN UOMO MODERNO NEL MEDIOEVO
La magnificenza di Carlo Magno non durò in eterno, però. Durante la vecchiaia, infatti, i due figli maggiori non ebbero grandi rapporti, successivamente addirittura morirono entrambi. Per questo, Carlo Magno fece incoronare imperatore il terzo figlio, Lodovico, nel settembre dell’813. Pochi mesi dopo, all’inizio dell’anno successivo, Carlo Magno morì ad Aquisgrana, la sua residenza preferita.
Ha conquistato e unito l’Europa con il suo esercito, ha ridato vita all’Impero Romano d’Occidente a più di 300 anni dalla sua caduta. Un impero sacro, unito sotto la fede cristiana, costituito da territori solo europei ed occidentali, simile a come oggi la conosciamo. Per questo, e non solo, definire Carlo Magno come uno dei padri del concetto moderno di “Europa” non è un’eresia.
Uroboro: il leggendario Carlo Magno.
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