Dopo una lunghissima attesa, più lunga dei soliti 2 anni che trascorrono tra mondiale ed europeo finalmente, dal campo agli spalti, l’Italia chiamò.
La lunga attesa dopo la delusione
Era il novembre del 2017, quando un’Italia, a dir poco imbarazzante, diede l’addio ai mondiali 2018, un fallimento così grande da dover tornare fino al 1958, per avvicinarci all’unico precedente così nefasto.
Infranti i sogni, non solo di Buffon, che aveva messo nel mirino la partecipazione al 6° mondiale, un obiettivo che lo avrebbe immortalato per sempre, e di milioni di italiani tifosi od appassionati del momento, da maggio 2018, la guida della nazionale azzurra, nelle mani di Ventura, che ahimè per noi tifosi evoca più che altro la sventura dell’eliminazione, è passata a Roberto Mancini.
Roberto Mancini con un’apprezzabile carriera alle spalle, sia come calciatore che come allenatore, ha allenato sia in Italia che all’estero, ha raccolto le macerie ed ha iniziato con il piede giusto, il nuovo capitolo azzurro.
La nuova guida tecnica, ha coinvolto nel progetto tanti calciatori, centrando gli obiettivi, fino ad oggi, fissati con il suo arrivo. Insomma il nuovo ct ha convinto subito tutti, ha fatto bene, anche perché fare peggio di Ventura, sarebbe stato davvero impossibile…
Mancini e l’entusiasmo
Il grande merito di Mancini, è proprio quello di aver coinvolto calciatori giovani, che oltre a portare entusiasmo, hanno portato una certa freschezza e fisicità, indispensabile nel calcio moderno, ma al tempo stesso ha puntato su alcuni uomini di esperienza come Chiellini, Bonucci od Insigne, che con i suoi 30 anni, ha un’occasione per consacrarsi anche in azzurro Italia, miscelando in modo equilibrato appunto, “vecchio e giovane”, “cambiamento e consapevolezza”.
E gli italiani?
Gli italiani, lontani dalle competizioni che contano dal lontano 2016, hanno iniziato ad avvicinarsi sempre di più a questa Italia, forse ancora più velocemente di quanto non avessero fatto nei precedenti illustri.
Insomma anche nel mondiale ’82 ed in quello del 2006, gli italiani, dopo delusioni, scandali e situazioni “scabrose”, si ritrovarono ad affezionarsi di nuovo alla nazionale, incoraggiarono, tifarono e si sentirono davvero italiani.
Dopo l’Austria, il Belgio
Di contro, è bastata una prestazione, un tantino meno convincente contro l’Austria, praticamente nulla se confrontata alle sconfitte di Portogallo e Francia, rispettivamente i campioni di Europa uscenti ed i campioni del Mondo, ad alimentare le solite critiche ingenerose, verso i ragazzi ed i dirigenti.
Venerdì l’Italia è attesa da una grande prova contro il Belgio, dell’interista Lukaku, non proprio il primo attore nelle uscite precedenti, una squadra forte, solida, con buonissimi elementi, anche un tantino fortunata contro il Portogallo, che avrebbe meritato qualcosina di più. I ragazzi azzurri, daranno sicuramente il massimo per passare il turno, al di là di chi entrerà in campo dal primo minuto o chi subentrerà dalla panchina, tutti assicureranno il loro contributo, metteranno al servizio della squadra, la loro tecnica, la loro classe, le loro giocate migliori.
Prova di maturità
Anche gli italiani sono attesi da una prova, una prova forse titanica per il nostro modo di essere, una sorta di prova di maturità, la prova ad essere uniti, nelle vittorie, ma anche dopo, quando l’Europeo finirà, speriamo il più tardi possibile, nella vita di tutti i giorni, dove sogniamo uno stivale senza divisione tra nord e sud e non solo tra tifosi del Napoli e della Juve, tra i simpatizzanti del Milan e quelli della Lazio. Un’Italia unita, come al goal di Chiesa o come quando, durante il primo lockdown dal Piemonte alla Sicilia, si ascoltava l’inno d’Italia e cantarlo, trasmetteva grande coraggio, energia e soprattutto orgoglio.
Forza Italia!
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