Se il Toro Farnese, di cui ci siamo già occupati, rappresenta il gruppo statuario antico più antico conservatosi fino a oggi, l’Eracle rappresenta senza dubbio uno delle sculture più invidiate.
La collezione Farnese
L’Eracle a riposo o Eracle Farnese è stato rinvenuto assieme al Supplizio di Dirce, Flora e Achille e Troilo all’interno delle Terme di Caracalla nel 1546. Questi marmi vennero ritrovati nell’ambito di una campagna di scavi sistematica portata avanti da Alessandro Farnese, papa Paolo III, per abbellire la propria residenza.
L’Eracle, prima di esser trasferito a Napoli con gli altri pezzi della collezione, è stato posto per in una sala apposita, la sala d’Ercole, nel palazzo Farnese di Roma. Per circa due secoli la collezione è stata custodita prevalentemente tra Roma, Parma e Vicenza fino a quando tutti i suoi elementi, sculture, disegni e dipinti e tanti altri oggetti di antiquaria furono trasferiti a Napoli da Ferdinando IV e l’Eracle venne posto nel 1787 nella Reggia di Capodimonte e successivamente a Palazzo Reale.
Eracle e le sue fatiche
La statua rappresenta Eracle in una posizione successiva a quella delle famose fatiche, si tratta di un’uomo che si sta riposando appoggiato alla propria clava su cui è poggiata anche la pelle di un leone, il Leone di Nemea, mentre nelle mani stringe i pomi d’oro rubati alle Esperidi. La posizione in cui l’eroe riposa è quella migliore per poterne osservare i particolari: dopo uno sforzo immane, dai muscoli gonfi e bel delineati, magari proprio dopo la sfida con il leone affrontato con immane forza bruta.
Su questa statua c’è molto da dire per quello che rappresenta materialmente e culturalmente.
Sotto il profilo formale l’Eracle è una statua in marmo alta più di 3 metri databile al I secolo a.C.attribuibile a Glicone scultore ateniese del I secolo a.C. che sembrerebbe abbia anche firmato l’opera. Sicuramente l’opera di Glicone dovrebbe essere la copia marmorea di un originale in bronzo del IV secolo a.C. attribuita a Lisippo, scultore di epoca ellenistica.
Quando venne ritrovato, l’Eracle era mutilo dei polpacci, si decise, pertanto, di effettuare un restauro con l’inserimento di due polpacci ex novo realizzati da Guglielmo della Porta allievo di Michelangelo. Successivamente vennero rinvenuti anche i pezzi mancanti dell’opera che però in un primo momento non si decise di reinserire perché considerati di fattura inferiore rispetto a quelli del XVI secolo.
Una volta che i marmi arrivarono a Napoli nella seconda metà del ‘700, alla luce anche di una sensibilità artistica differente, si preferì reintegrare quelli originali, mentre quelli di Della Porta sono conservati oggi all’Archeologico di Napoli alle spalle dell’Eracle visto che ormai è come se ne facessero parte a tutti gli effetti.
Il potere e l’Eracle
Simbolicamente l‘Eracle ha rappresentato per secoli un simbolo di potenza indiscussa tanto da essere annoverato tra le sculture più belle e significative dell’antichità. La sua fama e bellezza sono state al centro di attenzioni importanti, se nel suo Viaggio in Italia Goethe lo definì:
“una delle più perfette opere del tempo antico”
fu anche al centro delle mire dei rivoluzionari francesi e di Napoleone che bramavano il possesso della statua. Ma perché tutto questo interesse? Probabilmente perché in un mondo in cui il potere dello Stato centrale andava affermandosi sempre più, parliamo dell’affermazione degli Stati Nazionali, dell’Antico Regime, e poi degli Stati di Nuovo regime post-rivoluzionari, l’Eracle poteva rappresentare la figura dello Stato, e del Principe, che aveva posto sotto di se i problemi, dopo affrontato varie tribolazioni ed era riuscito a ottenere l’agognato premio, lo status divino Eracle, il potere il Sovrano.
Nella prossima puntata parleremo di un capolavoro forse poco conosciuto dello scultore Francesco Jarace: il monumento a Mary Somerville.
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