Palazzo Donn’Anna è uno dei palazzi storici e iconici di Napoli. Non visitabile dall’interno, il palazzo regala una visione esterna di sé che spezza il fiato. Posizionato a Posillipo fa da panorama a chiunque voglia fare un bagno nella spiaggia posta accanto. I protagonisti di questo racconto si addentrano all’interno e ci fanno scoprire qualcosa in più.
Amicizie eterne…
Io e Michele ci ritrovavamo ogni anno d’estate a Posillipo. I nostri genitori si conoscevano fin dall’adolescenza e quindi noi eravamo amici fin dall’infanzia. Purtroppo vivevamo lontani, perché suo padre aveva trovato lavoro a Milano, nonostante avesse origini napoletane.
Ogni anno però, nel mese di agosto, ci incontravamo a Posillipo perché le nostre famiglie possedevano una casa. Potevo considerare Michele come il mio migliore amico con cui avevo vissuto mille avventure.
Quell’estate, mentre in un giorno afoso eravamo in ammollo nella spiaggetta vicino Palazzo Donn’Anna, mi chiese se fossi curiosa di vederlo dall’interno. Il Palazzo infatti non era visitabile all’interno, ma già dall’esterno era parecchio suggestivo.
Un giorno papà mi racconto che attorno a quel palazzo c’erano parecchie leggende e me ne raccontò alcune. Questo fece passare in me qualsiasi curiosità. Ma in quel momento, per non deludere il mio amico risposi di sì, che in realtà l’edificio destava parecchia curiosità in me.
Alla scoperta del Palazzo Donn’Anna…
Quella sera ci dammo appuntamento dopo cena sul litorale. Nel buio della notte, il Palazzo Donn’Anna ricordava una rovina antica che si confondeva benissimo con le ville romane che si ergevano lungo il litorale di Posillipo. Il Palazzo aveva due entrate: uno sul mare ed uno da una via percorribile che rendeva più agile l’entrata. Superammo l’entrata e in quel momento accendemmo le torce.
L’ambiente rispettava una cavità naturale del tufo e costituì un elemento inamovibile nella realizzazione del palazzo. Era coperto da una volta a botte e nelle unghie della volta erano innestati i palchetti.
Davanti a noi si aprì un’enorme sala che Michele mi spiegò venisse usata come teatro o anche per feste o banchetti. Rimasi sbalordita da questo suo sapere nascosto e decisi di porre alcune domande che mi avevano sempre incuriosito.
<Come fa a reggersi su uno scoglio?>
Il ragazzo davanti a me si schiarì la voce e quel rumore rituonò nell’immensa stanza. Mi spiegò con parole semplici che ciò che reggeva l’edificio era uno scoglio di tufo ed era per questo che il mare lo bagnava su tre lati. Sul quarto era, invece, legato alla collina di Posillipo. L’edificio era stato creato avendo bene in mente il tipo di basamento su cui sarebbe stato eretto. Infatti, continuò, la distribuzione degli ambienti era da ciò condizionato.
La vista mozzafiato…
Ci addentrammo e il mio sguardo cadde su uno spettacolo mozzafiato. Davanti a me vi era un balconcino che affacciava proprio sul mare. Lo spettacolo era indescrivibile: il mare, di un blu scuro, rifletteva le stelle che si vedevano splendere nel cielo limpido di agosto. Mi appoggiai al balconcino per ammirare meglio il panorama e immaginai le innumerevoli barche che probabilmente avevano sfilato sotto quel balcone per il rispetto della famiglia che vi abitava.
Salimmo al piano nobile si potevano intravedere stralci di vita passata, essendo quello il piano adibito alla vita di tutti i giorni tra salotti e camere da letto. Uscimmo proprio da quel piano che era collegato ad un cortile esterno.
Le stelle illuminavano il palazzo e io potei vedere le numerose nicchie e finestre che lo caratterizzavano. Aveva davvero l’aspetto di un resto romano perché dava l’aspetto di incompiuto. Infatti, l’architetto non lo portò mai a termine data la morte prematura della viceregina che lo aveva commissionato.
Il racconto sopra riportato è totalmente frutto di fantasia e ha il solo scopo di portarvi a scoprire uno dei suggestivi posti di Napoli.
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