Tra le opere più grandi e complesse di Caravaggio, al secolo Michelangelo Merisi da Caravaggio, c’è senza dubbio le Sette opere della Misericordia conservato al Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Pio Monte e Misericordia
Prima di parlare dell’opera di Caravaggio è bene specificare anche chi ha commissionato il tutto, si trattava della Congrega del Pio Monte della Misericordia. La congrega era una confraternita laica formata da giovani nobili napoletani che ogni venerdì si riunivano all’ospedale degli Incurabili per dedicarsi a una serie di opere assistenziali. Ben presto, nel giro di circa un anno, siamo nel 1602, dato il fondo benefico ormai cospicuo che si era venuto a creare, viene creato il Pio Monte della Misericordia, un ente dedico alla cura degli indigenti e dei bisognosi tramite attività benefiche, assistenza dei carcerati, riscatti dei debiti e degli schiavi di corsa e tanto altro.
Le Opere di Misericordia venne commissionata nel 1606 e realizzata tra la fine di quell’anno e i primi giorni dell’anno seguente, destinata al presbiterio della chiesa presente nella sede della Congrega realizzata da Giovan Giacomo di Conforti tra il 1607 e il 1621.
Di quest’opera rimangono anche le note di pagamento per Caravaggio all’interno degli archivi contabili del Pio Monte, da questi documenti sappiamo che vennero pattuiti 400 ducati per la realizzazione del dipinto. Le Opere di Misericordia era tanto bello che si decise ben presto che “non potesse essere venduto” e neanche spostata dalla sua sede originale, furono addirittura vietate le copie.
Si potrebbe anche dire che l’opera di Merisi rappresentasse, e rappresenti ancora oggi, effettivamente lo spirito della Congrega, basti pensare che la camera in cui si riunivano i governatori dell’ente aveva un baldacchino che dava sulla chiesa interna difronte le “Opere”, potremmo dire che la posizione strategica fosse anche per
“trarre continua ispirazione a far del bene”.
Le opere di misericordia: Caravaggio
Il soggetto di quest’opera sono le “opere di misericordia” necessarie e sanare i peccati che qui vengono rappresentate come se si trattasse di una scena di genere ambientata in un qualsiasi vicolo di Napoli, e qui c’è una certa genialità che permette di rendere una rappresentazione del piano metafisico e non alla portata di tutti pubblicamente terrena e leggibile per tutto il popolo, è vero l’immagine arriva lì dove le parole non sempre arrivano.
Caravaggio rappresentò in questa tela, da sinistra verso destra:
Dar da bere agli assetati, con un’uomo che beve, forse riconducibile alla figura di Sansone;
Ospitare i pellegrini, è presentato come un viandante con la conchiglia sul cappello, simbolo di Santiago de Compostela, a cui è indicato da un uomo un punto esterno al dipinto in cui ripararsi, quasi a rompere una quarta parete antelitteram;
Vestire gli ignudi e curare gli infermi, sono attribuibili a una figura riconducibile a San Martino di Tours, infatti quest’uomo dagli attributi cavallereschi, come il santo, dona il proprio mantello al giovane seduto in basso e di spalle nel dipinto e sembra soccorre anche uno storpio addossato quasi al bordo della scena, in penombra, difficilmente osservabile e che si palesa inizialmente per il palmo del piede che si scorge in basso;
Seppellire i morti è rappresentata invece dalla scena che avviene nella porzione destra della tela con in cui si intravede un portantino e un’uomo con una torcia mentre portano fuori da un basso, o anche dalle carceri vista la scena accanto, una salma di cui si intravedono solo i piedi e parte del sudario;
Visitare i carcerati e dar da mangiare agli affamati è forse una delle scene più toccanti presenti nella tela perché vede una giovane donna, che probabilmente ha partorito da poco, nutrire dal seno il padre incarcerato che si protende dalle sbarre.
Questa grande e movimentata scena è sormontata dalla Madonna e dal Bambino accompagnati da due angeli che incorniciano e rendono quasi questo duo
“una navicella invisibile”
che sorvola, guarda e prende nota dalla bontà e della remissione dei peccati tra il popolo.
Caravaggio e la Controriforma
Quest’opera di Caravaggio si inserisce perfettamente all’interno del clima della controriforma, infatti il messaggio di fondo delle Opere di Misericordia è proprio la diffusione dei valori del Vangelo, dell’espiazione delle colpe tramite le buone azioni fatte ai bisognosi. Gli episodi rappresentati mostrano fatti che ai cristiani dell’epoca dovevano parere esemplari e noti, quello di San Martino che divide il proprio mantello è uno di quegli episodi famosi quasi universalmente; la figlia che nutre il padre è invece un riferimento a Pero che nutre il padre Cimone condannato a morir di fame in carcere e che dopo questo fatto viene scarcerato perché i giudici vengono impietositi da questo gesto di amore. Un’attenzione particolare potrebbe avere, invece, il caso del dar da bere agli assetati, a questa scena viene ricondotta la figura di Sansone che si ristorò nel deserto grazie all’acqua fatta sgorgare miracolosamente da Dio, questo vorrebbe dire che “nessuno sta dando da bere a Sansone” ma è un miracolo a sé stante o meglio secondo una lettura recente questo sarebbe invece
il simbolo di come tutti possano salvarsi abbeverandosi dalla Grazia di Dio.
Sicuramente questo dipinto è significativo, non solo perché stiamo parlando di uno dei capisaldi della pittura meridionale, italiana e europea del XVII secolo, cosa indiscutibile, ma anche perché questo trasuda la maestria di Caravaggio, gli intenti dei suoi committenti e l’ambiente culturale che ha portato alla sua genesi.
Nella prossima puntata ci occuperemo del Supplizio di Dirce conosciuto anche come Toro Farnese.
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1 thought on “Una personale per Caravaggio: le Sette opere di Misericordia”
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