Charlie Chaplin e Charlot. Oggi la rubrica “L’angolo del cinefilo” rende omaggio al grande comico inglese e al suo caratteristico personaggio.
LE ORIGINI
Charlie lavorò ad Hollywood, ma veniva dall’Europa. Figlio di due sfortunati artisti di varietà, imparò l’arte del mimo, illusionismo e acrobatismo a Londra, poi venne ingaggiato nella compagnia di pantomima di Fred Karmo con cui girò l’Inghilterra.
Nel 1914 inizia a lavorare per la KEYSTONE di Mack Sennet. Chaplin diventò successivamente uno dei più significativi cineasti del cinema degli anni Venti, che attraverso modalità espressive e narrative fornivano un’analisi critica della società americana di quel periodo.
CHARLOT- Charlie Chaplin e Charlot
Chaplin avviò la caratterizzazione di un personaggio, Charlot, sia sul piano del linguaggio comico e della recitazione mimica e gestuale, sia su quello della maschera destinata a divenire ricorrente.
Le caratteristiche di Charlot non sono casuali: la giacca del frac striminzita e sdrucita, i pantaloni troppo larghi, le scarpe troppo lunghe e sfondate mostrano un eleganza paradossale e discordante con la povertà e miseria espresse dalle condizioni degli abiti. Questo conflitto viene rimarcato dalla mimica. Il vagabondo esprimerà tutta la diversità ed estraneità rispetto ad una società fatta di contrasti, che lo emargina.
Il personaggio si svilupperà con le seguenti proiezioni, prodotte dalla Essenay, dalla Mutual o dalla First National(Charlot boxeur, The Champion, Charlot vagabondo, Vita da cani, Charlot soldato) e sarà caratterizzato da una vena anarchica e anti borghese. La saga del vagabondo è legata principalmente agli anni Venti e al cinema muto, perché dopo il secondo conflitto mondiale Chaplin spingerà una vena amara e sarcastica, fino a maschera crudele e cinica.
CHAPLIN E LE SUE CRITICHE
Nonostante il sentimentalismo e l’umanitarismo un pò generico e un pò romantico, la precisione e la critica chapliniana si colgono nel pacifismo e anarchismo di Charlot soldato che contraddiceva esplicitamente la politica americana in quegli anni, impegnata nel conflitto bellico. La pellicola ,infatti, venne censurata.
Criticherà anche il sistema capitalistico, in Modern Times del 1936;
E addirittura ne Il dittatore , rappresenterà una forte parodia satirica del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il suo movimento.
TRAMA de Il dittatore
Durante la Prima Guerra Mondiale un barbiere ebreo (Charlie Chaplin), militare nell’esercito della Tomania come addetto al funzionamento dell’artiglieria pesante di terra, riesce eroicamente a salvare la vita del pilota Schultz , che nonostante sia rimasto ferito riesce a farlo salire a bordo di un aereo militare e a decollare con lui. Durante il volo si capovolgono e precipitano schiantandosi in un terreno di campagna. L’incidente provoca al barbiere una perdita di memoria che lo costringe in un ospedale militare per molti anni.
Un giorno, senza l’approvazione dei medici, l’uomo abbandona la clinica e ritorna alla sua bottega nel ghetto ebreo, ignorando però il cambiamento avvenuto dopo una rivolta in Tomania, che ha portato al potere il dittatore Adenoid Hynkel (Charlie Chaplin), con la conseguente privazione della libertà degli abitanti.
Giunto alla sua bottega, convinto che siano trascorse solo poche settimane anziché anni, l’uomo si sorprende quando dei militari, intenti a imbrattare i vetri del suo negozio, lo aggrediscono. Reagisce al sopruso suscitando le simpatie di Hannah una bella ragazza del ghetto, insofferente alle angherie e alle miserabili condizioni di vita a cui è costretta a vivere da tempo. La reazione del barbiere ai militari prevederebbe l’impiccagione, ma interviene a suo favore il comandante Schultz, il quale riconosce nell’uomo il soldato che tanti anni prima gli aveva salvato la vita.
Per il ghetto arriva una temporanea pace quando Hynkel decide di rivolgersi a un banchiere ebreo per ottenere finanziamenti per aggredire militarmente l’Ostria, una nazione limitrofa. Intanto Schultz si rifiuta di portare avanti l’invasione e così finisce confinato in un campo di concentramento, dal quale però riesce a fuggire per poi nascondersi nel ghetto. Nasce allora una cospirazione per eliminare il dittatore Hynkel da parte di Schultz e il barbiere insieme agli altri ebrei, ma purtroppo senza raggiungere l’obiettivo. Il comandante e il barbiere vengono quindi imprigionati, ma un fortuito scambio di persona stravolgerà le sorti dell’imminente invasione bellica contro l’Ostria…
Ricordiamo il discorso di Chaplin nella parte finale del film, che lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Nel 1952 Chaplin realizza una sorta di autobiografia ideale con Luci della ribalta, nella storia del clown Calvero che sembra riecheggiare, in una metafora amara di patetismo, quella dello stesso Chaplin.
Continuerà a lavorare fino agli anni Settanta e si spegnerà il 25 dicembre 1977.
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