Gabriele Gori si racconta in questa nuova puntata di FaceToFace. Da oramai 10 anni sulla scena del Beach Soccer italiano, ed internazionale, il fenomeno di Viareggio è il rappresentante per eccellenza del Beach italiano nel mondo. Nei suoi primi dieci anni di carriera, Gori ha vinto tutto ciò che questo sport potesse offrirgli, sia a livello di club che di nazionale. Col Viareggio, non a caso, ha ottenuto ben 2 Coppe Italia (2012-2016), 1 Campionato italiano (2016), 1 Supercoppa Italiana (2018) ed 1 Euro Winners Cup (2016), mentre con la nazionale 2 giochi del Mediterraneo (2016-2019), 1 Euro Beach Soccer League (2018) ed un secondo posto al Mondiale del 2019 in Paraguay.
Anche a livello individuale Gori si è tolto importanti soddisfazioni: è stato nominato Pallone Azzurro per la prima volta nel 2016, per ben 3 volte è stato capocannoniere della Coppa Italia (2010-2014- 2015), 5 volte capocannoniere del Campionato italiano (2010-2012-2014-2018-2019), 1 volta capocannoniere all’Euro Winners Cup, nel 2016, e per 2 volte capocannoniere del FIFA Beach Soccer World Cup (2017-2019). Dal 2020 “Tin Tin” ha sposato il progetto del Napoli Beach Soccer e noi, del Corriere, abbiamo deciso di scoprire di più sul fenomeno toscano.
GABRIELE GORI: MADE IN ROVESCIATA
-Ciao Gabriele, grazie per essere intervenuto ai nostri “microfoni”. Parto subito col domandarti come stai e come hai passato la quarantena.
-Durante questa quarantena ho avuto la possibilità di recuperare il tempo perso che avevo tolto un pò alla mia famiglia stando in giro sempre per il Beach Soccer. E’ stata comunque una quarantena difficile dal punto di vista degli allenamenti che, in qualche modo, ho provato a fare con ciò che avevo a disposizione.
-Come ti sei avvicinato al mondo del Beach Soccer?
-Mi sono avvicinato al Beach Soccer all’età di 22 anni, in maniera del tutto casuale, visto che molti amici miei mi spronarono a provare ad entrate in una squadretta della nostra città, giusto per togliermi qualche sfizio, dato che col calcio non è che abbia fatto tanta fortuna, nonostante all’epoca giocassi in Serie D. Da quel momento in poi sappiamo come è amata a finire.
-Sei conosciuto in tutto il mondo del Beach come “Tin Tin”. Da dove nasce questo tuo soprannome?
-Questo soprannome nasce quando uno dei miei primi compagni a Viareggio, durante un’esercitazione, mi chiamò così dopo che segnai un gol in rovesciata mettendola all’incrocio dei pali. Mi rinominò così e, da allora, per tutti, sono Tin Tin.
-Tanti sono i titoli che hai vinto a Viareggio, tra i quali ricordiamo il triplete del 2016, a quale sei più affezionato?
–Sono molto affezionato alla prima Coppa Italia, quella del 2012, che vincemmo proprio a Viareggio, in casa nostra, ma sono anche tanto affezionato alla Euro Winners Cup del 2016.
-Quest’estate si è giocato il Mondiale, dove tu, insieme ai tuoi compagni, avete fatto innamorare un’intera nazione arrivando in finale. Hai qualche aneddoto, qualche retroscena che ci puoi svelare?
-Partiamo col dire che questo mondiale è stato un mondiale atipico al quale, visto l’infortunio alle dita dei piedi che subii a Dubai, non dovevo neanche parteciparvi. O meglio, ero a rischio. Comunque, per quanto riguarda il gruppo, dopo un pò di paura iniziale, visto che dovevamo affrontare nel girone il Tahiti, nostra bestia nera, abbiamo iniziato ad acquisire fiducia passando il girone e battendo squadre del calibro di Svizzera e Russia. Dopo questi risultati ci furono tantissime cose che ci fortificarono, arrivando anche a pensare che quello fosse il nostro mondiale. Poi, sfortunatamente, tutti sappiamo come è andata a finire.
-Tra gli innumerevoli gol che hai segnato in carriera, qual è quello che reputi il più bello?
-Il gol più bello che ho mai segnato nella mia carriera, per gesto tecnico, per da dove l’ho fatto ed importanza, è stato quello che segnai nella scorsa stagione contro il Catania. Rovesciata, dalla mia metà campo, palo, palo e gol. Stupendo.
-Dopo 10 anni di Viareggio hai sposato il progetto del Napoli Beach Soccer. Perché e come mai hai deciso di cambiare aria?
-Ciò che mi ha portato a cambiare area, oltre ai nuovi stimoli ed esperienze di vita e di calcio, è stato il progetto che mi ha proposto il Napoli Beach Soccer. Un grande ed ambizioso progetto che mi ha fatto capire che Napoli fosse la piazza giusta per ripartire. Non smetterò mai comunque di ringraziare Viareggio, ovviamente, che oltre ad essere casa mia è stata anche la piazza che ha creduto per prima, e tanto, in me.
-Hai giocato e giochi ancora a calcio, e sei un mostro sacro del Beach. Qual’è la differenza tra questi due sport?
-Beh, sono due sport completamente diversi. Dalla preparazione agli allenamenti. Tra calcio e Beach non c’è nulla di comune.
-Chi è il mister con il quale ti sei trovato meglio a lavorare?
-Sono molto affezionato, come allenatore, a Stefano Santini, colui che mi ha dato la possibilità di cominciare questo sport. È lui che ha creduto tanto in me e, quindi, gli devo tanto. Anche Massimiliano Esposito ricordo con tanto affetto visto che, dopo neanche un mese che mi aveva visto giocare a Beach, decise di portarmi a giocare l’Europeo.
-Chi è il compagno al quale sei più legato invece?
-Per quanto riguarda il compagno di avventure, quello al quale sono più legato, è il mio capitano del Viareggio Simone Marinai, nonché mio compagno di stanza in nazionale. Questo è stato l’undicesimo anno che abbiamo passato insieme tra Viareggio e nazionale.
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