Con il Compianto sul Cristo Morto apriamo il nostro quinto appuntamento di Riscopriamo Napoli. Il 1492 è noto per essere stato un anno dinamico durante la quale sono accaduti alcuni degli avvenimenti che hanno segnato il passaggio dal Medioevo all’età moderna.
Si comincia con la caduta di Granada che segna la fine della reconquista spagnola. Segue, poi, la morte di Lorenzo il Magnifico che farà riesplodere la rivalità tra gli stati italiani che fecero divenire l’Italia il principale terreno di scontro delle neonate monarchie nazionali. Il cerchio si chiude con la scoperta dell’America da parte di Colombo che rivoluzionerà le vecchie concezioni geografiche.
Per Napoli il 1492 è l’anno (si presume) in cui Guido Mazzoni iniziò a realizzare per la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi il Compianto sul Cristo Morto. Si tratta di un gruppo scultoreo a grandezza naturale che regala a quella che è solitamente considerata la capitale del barocco un piccolo capolavoro rinascimentale.
Napoli e l’Umanesimo
Nel 1443 Alfonso d’Aragona detto il Magnanimo aveva preso possesso del Mezzogiorno dopo una lunga guerra di seccessione apertasi con la morte di Giovanna II durata sette anni e mezzo. In un solo cambio dinastico Napoli divenne non solo capitale del regno aragonese, ma persino parte di quello che potremo definire una confederazione di stati includendola nei domini aragonesi che coprivano una grande fetta dell’area mediterranea. Per buona parte del Quattrocento il Mediterraneo divenne un piccolo lago catalano.
Ma il nome di Alfonso e della sua dinastia è profondamente legato anche all’Umanesimo che in quegli anni visse in Italia la sua stagione più felice. Lo stesso Alfonso investì molto nelle arti e nelle discipline umanistiche non solo per il bene della conoscenza, ma anche perché abbisognava di professionisti che lo aiutassero nelle sue mansioni politiche. Fu soprattutto sotto il successore Ferrante che Napoli conobbe anche i benefici della stampa, inserendola nei grandi circuiti bibliografici e culturali europei. In questo modo la città divenne una calamita che attirò intellettuali affamati di sapere da ogni parte d’Europa dove ciascuno diede il suo contributo alle arti ed alla scienze umanistiche.
Quando Cristo si fermò a Napoli
Guido Mazzoni fu uno dei tanti artisti stranieri che impreziosì Napoli con la sua arte scultorea. L’artista modenese godeva di una straordinaria popolarità per le sue opere in terracotta a grandezza naturale raffiguranti il tema del Compianto che gli fece valere numerose commissioni. La fama ottenuta giunse anche nella corte aragonese tanto che re Ferdinando I lo chiamò per farsi relizzare un busto. Fu però il figlio Alfonso II d’Aragona che gli commissionò un Compianto da donare alla chiesa di Sant’Anna dei Lombardi in modo da onorarla.
Ovviamente la commissione al Compianto sul Cristo Morto non nasceva dalle sole esigenze religiose ed artistiche. Dietro il mecenatismo, a volte, vi erano anche delle profonde motivazioni politiche che servivano ai potenti del tempo per sacralizzare le loro posizioni. Insomma, l’artista del XV° secolo era anche un surrogato di agente del governo con funzioni civili, a cui, però, era sempre concesso di esprimere liberamente la sua arte.
Chi sono le figure del Compianto
Adesso che abbiamo finito di esaminare il contesto storico, osserviamo più da vicino l’opera in questione. Il Compianto di Mazzoni è formato da un gruppo di statue in terracotta a grandezza naturale. Le figure rappresentate sono: Giuseppe d’Arimatrea, la Maddalena, Maria di Salomé che sorregge la Vergine Maria, San Giovanni Evangelista, Maria di Cleofa e Nicodemo.
Le statue sono disposte in una sorta di semi cerchio che circonda il corpo senza vita di Gesù posto al centro. Principale caratteristica delle sculture sono i loro tratti straordinariamente realistici che si intravedono nei loro volti, nelle loro fisionomie e nelle loro vesti (che sembrano essere medievali). Ciò permette alle statue di assumere delle pose tragiche in modo da coinvolgere direttamente lo spettatore in un momento di disperazione. Protagonista indiscussa di questo dramma è la Maddalena (riconoscibile dalla sua lunga chioma) da cui traspare tutta la sua disperazione che si può leggere osservando il suo volto.
Infine, in questo Compianto sul Cristo Morto è possibile intravedere qualche piccola traccia politica della Napoli aragonese. Due statue del gruppo sembrano avere le fattezze di due reali aragonesi. Basti pensare a Giuseppe d’Arimatrea che sembra riprendere l’aspetto di Alfonso II, mentre Nicodemo (che chiude il gruppo di statue) Ferdinando I. Ovviamente ci sono ancora dubbi sulla reale identità politica delle statue. Ciò che conta è che il Compianto rappresenta un’importante testimonianza dell’esperienza rinascimentale e dell’acceso sperimentalismo sulla lavorazione della terracotta avviata già nel Quattrocento.
Fonte: Giuseppe Galasso, Il Regno di Napoli: Il Mezzogiorno Angioino e aragonese (1266-1494), edizione UTET, 2005
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