Abbiamo già parlato di Andy Warhol e di come questi abbia avuto un forte rapporto con la città di Napoli, grazie alla collaborazione e amicizia con il gallerista Lucio Amelio. Da questo sodalizio sono nate importanti esperienze di scambio e conoscenza, tra queste di notevole interesse è quella che permise a Warhol di conoscere un’artista agli antipodi rispetto alla sua visione dell’arte, l’incontro con l’artista tedesco Joseph Beuys.
Joseph Beuys rinascita dalle ceneri
Per descrivere Joseph Beuys basterebbe dire che è rinato, o forse resuscitato. L’arte esperita da Beuys è
una forma di ricerca della rinascita a seguito delle esperienze della seconda guerra mondiale, potremmo dire che si tratti di un processo di rielaborazione esattamente come per Alberto Burri. Durante la guerra Beuys venne arruolato nella luftwaffe come pilota, durante la campagna di Russia il suo aereo venne abbattuto e se non fosse stato trovato da un gruppo di tartari che si presero cura di lui non c’è l’avrebbe mai fatta.
Il giovane pilota venne trovato moribondo e ai limiti della morte per ipotermia, i nomadi lo curarono avvolgendolo in grasso e feltro, per isolarlo dal freddo e scaldarlo.
Sopravvissuto a quest’esperienza ai limiti della pre-morte venne catturato e imprigionato dagli inglesi per il resto della guerra.
Dopo la guerra studiò all’Accademia di Dusseldorf dove poi insegnò per un breve periodo prima di esser licenziato nei primi anni ’70 per aver organizzato uno sciopero. Durante il periodo post-bellico si avvicinò al Fluxus un gruppo di artisti che indagavano l’arte come fruizione,
sulla base di come si legasse a più livelli con la società che esperiva e produceva l’arte stessa.
La sintesi del Fluxus potrebbe, pertanto, essere trovata anche all’interno della massima dello stesso Beuys: ogni uomo è un’artista, considerando come l’arte in fin dei conti sia totale e legata a un’idea di estetica e di quotidiano che altrimenti non potrebbe permettere di definire l’arte in sé.
Una Sozial Plastik
La visione artistica di Beuys è problematica e allo stesso tempo innovatrice, sicuramente innovatrice e inserendosi in quella corrente di azioni e happening che, tra gli anni ’60 e ’70 caratterizzano l’arte che si afferma come
manifestazione unica e irripetibile, ma anche problematica per la coscienza dell’uomo artista che si sente tormentato.
Sotto quest’ultimo profilo l’orizzonte filosofico di Beuys potrebbe non essere molto differente da quello di un altro importante tedesco del dopoguerra, Reinhart Koselleck che analizzò nello stesso periodo il problema della tradizione storica della Germania e dell’Europa e di come questa avesse potuto degenerare nel trauma della guerra.
La produzione stessa di Beuys pare imbevuta di quest’analisi in cui l’uomo comune è considerato non solo agente che plasma il mondo circostante in cui in potenza, chiunque, può realizzate un capolavoro, ma allo stesso tempo una maniera per ristabilire un’equilibrio con il mondo circostante.
Beuys by Warhol
Grazie alla mediazione di Lucio Amelio è stato possibile l’incontro tra Beuys e Warhol a Napoli, un’incontro che ha permesso a Warhol di compire gli scatti di cui ci stiamo occupando. Amelio, nella Napoli degli anni ’60 – ’70, costituiva uno dei più importanti galleristi della città portando nel capoluogo partenopeo alcuni trai principali protagonisti dell’arte dell’epoca, tra lui e Morra la città di Napoli viene
frequentata dai più grandi dello scenario artistico internazionale del tempo. La visione di Warhol e Beuys sembrano completamente antitetiche, il prodotto commerciale come arte e l’uomo capace di crearla con un forte valore politico, simbolico e filosofico, sembrano potersi sintetizzare perfettamente in questi scatti realizzati dall’artista americano.
Beuys by Warhol è uno scatto replicato su gigantografia differente dagli altri realizzati da Warhol, in primis si discosta dai soggetti soliti di celebrità e generici prodotti commerciali in cui l’uomo-prodotto la fa da padrone, ma presenta una visione tutta nuova. Si tratta senza dubbio di un’opera seriale, e che per questo può tranquillamente inserirsi nella produzione di Warhol, ma allo stesso tempo coglie le sfumature ideologiche e filosofiche del soggetto Beuys che si presta alla concezione “commerciale” di Warhol, ma allo stesso tempo permette di avere un piano di diffusione ampliato per l’idea della Sozial Plastik, dell’arte che assume valore antropologico.
Potremmo dire che si tratti di una realizzazione meta-artistica in cui due forme di arte parallele e distanti si sublimano in un unico prodotto artistico in cui si “commercializza” e si sdogana la figura dell’arte fatta dall’uomo qualsiasi come prodotto antropologico della società.
Una sintesi perfetta come poche in cui è possibile ravvisare l’essenza stessa dell’arte.
Nella prossima puntata ci occuperemo della Venere Callipigia.
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1 thought on “Una personale per Warhol e Joseph Beuys, Beuys by Warhol”
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