Molte opere d’arte divengono simboli di un’epoca, vestigia e rappresentazioni, personificazioni esemplari di persone e fatti, questo è il caso del ritratto di Murat realizzato da Francois Gerard nel 1808.
Gerard
Francois Gerard è stato un pittore legato alla Francia e agli ambienti rivoluzionari, ritrasse più volte Napoleone, la sua famiglia, Murat e altri importanti personalità della Rivoluzione e dell’Impero.
Una bravura e uno stile tradizionale che permisero a Gerard, dopo il primo periodo napoleonico, di divenire il pittore di Luigi XVIII.
Francois Gerard visse la propria gioventù tra Roma e la Francia per poi divenire allievo di Jacques-Louis David nel 1786. Durante questo periodo di formazione più che altro apprese i segreti del mestiere, discostandosi dalla tecnica e influenza dello stesso David, mantenendo un tipo di pittura più orientata ai temi antichi che ritornano direttamente e non nella sua pittura. Durante tutto il periodo tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, Gerard si dedicò a una serie di ritratti e dipinti celebrativi per il nuovo regime francese, dipinti che mettevano in risalto il soggetto e i particolari di questi, abiti, incarnato, gestualità, il tutto sempre con un sottile rimandò agli episodi mitologici.
Murat
Il soggetto del ritratto è Gioacchino Murat, generale di Napoleone, suo fidatissimo, per un certo periodo e traditore/opportunista/doppiogiochista se vogliamo. Murat si dedicò alla carriera militare in alternativa a quella ecclesiastica che aveva in mente il padre locandiere. Inizialmente transitò da un regimento all’altro per il suo carattere indisciplinato, ma allo stesso tempo si segnalò ai superiori per la scaltrezza e temerarietà del suo operato. All’indomani della Rivoluzione riuscì a diventare comandante di uno squadrone di cavalleria, nel 1793 entrando a far parte delle armate rivoluzionarie.
Dal 1795 divenne un sodale di Napoleone e successivamente ne sposò la sorella Carolina. Partecipò a tutte le campagne di Napoleone, dall’Italia all’Egitto, fino alla disastrosa campagna di Russia.
Murat alternava ottimi risultati militari a episodi e svarioni che vennero sempre perdonati da Napoleone, le sue doti militari permettevano di passare sopra a qualche “svista”. Dal 1808 divenne Re di Napoli dove venne più o meno ben accettato dalla popolazione che vedeva quasi in quel francese un uomo del popolo. Murat come capo di Stato si dedicò a una serie di mosse per migliorare il Regno di Napoli avviando opere infrastrutturali, come il ponte della Sanità, l’illuminazione pubblica in Calabria e il miglioramento di alcuni servizi esistenti. Allo stesso tempo, però, fece chiudere l’antica Scuola Medica Salernitana, e istituì la massoneria con il Supremo Consiglio di Napoli e avviò un severo programma di repressione del brigantaggio e dei commercianti che ancora avevano contatti con gli inglesi.
Il tradimento e la fine
Dopo la battaglia della Moscova, con la rovinosa ritirata, qualcosa dentro Murat doveva essere iniziato a cambiare tanto da poter contemplare, forse, di “tutelare” i suoi interesse.
Nel novembre del 1813, mentre si trovava a Milano iniziò a intavolare una serie di trattative con gli austriaci, cercando di mantenere il comando del Regno di Napoli cambiando schieramento all’occorrenza. Ormai per Napoleone le cose stavano prendendo una strada a senso unico verso la disfatta e nel febbraio del 1814 Murat ufficializzò il proprio cambio di schieramento, anche dopo che nel 1815 Napoleone fuggito dall’Isola d’Elba gli garantiva una sorta di “amnistia” sperando in un ravvedimento del compagno d’arme. La scelta di campo intrapresa da Murat su sicuramente inutile e un passo falso, cercò di garantirsi una sopravvivenza politica, ma quando durante il Congresso di Vienna si iniziò a preferire una restaurazione borbonica decise di tentare il tutto per tutto avviando una guerra contro l’Austria che non poteva vincere. Tra il febbraio e l’aprile del 1815 portò avanti una rapida avanzata verso nord, invadendo lo Stato Pontificio, ma ben presto iniziò ad inanellare una serie di sconfitte che comportarono la ritirata dei napoletani incalcati da austriaci e alleati.
Riparato in Francia, cercando l’aiuto di Napoleone che nel frattempo stava riorganizzando le proprie forze, ricevette un diniego dal cognato. Successivamente alla disfatta di Napoleone a Waterloo riparò prima in Corsica e poi tornò in Italia verso Salerno, ma venne poi dirottato dal maltempo verso la costa meridionale, verso Pizzo in Calabria. Murat venne intercettato dalle truppe borboniche che avevano ripreso il controllo del paese durante la sua assenza, venne incarcerato e processato per ordine di Ferdinando IV nel castello aragonese di Pizzo Calabro dove un tribunale militare lo condannò alla fucilazione il 13 ottobre 1815.
Il ritratto
Murat all’indomani della sua nomina a re di Napoli decise di farsi ritrarre da Gerard:
doveva essere un ritratto da sovrano, che celebrasse la sua nuova posizione sociale, non più generale di Napoleone, ma re del Regno più importante d’Italia.
L’intera attenzione dello spettatore è rivolta a Murat, rappresentato come grande ammiraglio di Francia, fin nei minimi dettagli, in abiti di broccato e seta. Rispetto ad altre rappresentazioni di Murat questa è quella che rappresenta la “maestà” in tutta la sua regalità, non in abiti “da campo” come generale, un risultato importante per l’ultimo figlio di un locandiere.
Il dipinto inizialmente doveva essere destinato alla residenza di Portici, successivamente alla restaurazione e al processo risorgimentale, il dipinto transitò nella reggia di Capodimonte, oggi è invece collocato all’interno dell’appartamento reale assieme a un altro importante dipinto di Gerard, il Napoleone I, imperatore.
Nella prossima puntata ci occuperemo della Venere Callipigia.
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1 thought on “Una personale per Francois Gerard, ritratto di Gioacchino Murat”
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