Nelle puntate precedenti abbiamo parlato delle vedute di van Wittel e della Scuola di Posillipo, senza questi non avremmo mai potuto parlare oggi di Andy Warhol e Vesuvius, una vera rivisitazione in chiave pop art del vedutismo napoletano.
Warhol e la pop art
Andy Warhol è stato definito come un anticipatore della moda e dei gusti della gente,
un vero precursore del mondo che abbiamo vissuto e viviamo quando ancora non ci si rendeva conto in che direzione il mondo si stesse dirigendo.
Quello che ha reso immortale il suo lavoro è stata la sua capacità di oggettivare, il far riflettere l’arte, quella contemporanea in particolare, su quello che stava accadendo dentro di essa, quando l’opera d’arte non era più un’oggetto unico, ma un qualcosa di riproducibile virtualmente all’infinito.
La riflessione su come l’immagine, anche della cosa più comune e che non sia nata per essere arte, possa divenire arte e comunicazione. Tutti questi elementi possono essere trovati nella capacità di Warhol di dedicarsi a una gran numero di manifestazioni del genio artistico rendendo limitate, per la prima volta in senso totale,
l’idea che artista possa essere una categoria assolutizzante in cui l’uomo si possa dedicare a una sola sfaccettatura del genio artistico.
Se parliamo di Warhol non si può fare a meno di parlare di un pittore, regista, sceneggiatore, designer, illustratore e grafico, produttore cinematografico e ancora si potrebbe continuare, stiamo parlando di una persona che si è dedicata a tutte le sfaccettature di quello che era negli anni ’60 il nascente mondo dei mass-media e che ha restituito una maniera differente di vedere tutto ciò.
Darne una biografia sarebbe per molti versi riduttivo e noioso, sarebbe meglio parlare di chi ha incontrato e cosa ha realizzato. Attraverso la pop art, sviluppatasi tra anni ’50 e ’60 come maniera di rompere con gli schemi precedenti e portando avanti una rappresentazione degli oggetti quotidiani come decontestualizzati e manifestati come altri oggetti frutto dell’intelletto umano Warhol ha portato avanti il proprio progetto artistico.
Per l’artista si superano ben presto le idee della mera rappresentazione del prodotto commerciale con Campbell e Coke andando a rappresentare le altre icone pop del tempo che sono sulla bocca e sotto gli occhi di tutti, la realizzazione delle serie di Marylin Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, le serie serigrafiche sui nativi americani con le celebri foto di Toro Seduto e Geronimo o anche la regina Elisabetta II.
Vesuvius
Andy Warhol è stato uno dei più importanti artisti del secolo scorso, quello che potremmo definire a tutti gli effetti il Re della Pop art. Warhol ebbe un forte legame con la città di Napoli, a partire dal 1976, che si concretizzò oltre in un amicizia con importanti artisti e galleristi locali anche in una serie di dipinti come Vesuvius che non è altro che un’esemplare di un serie che ha come soggetto il Vesuvio in eruzione.
Vesuvius è stato realizzato rifacendosi al vedutismo napoletano, alla grande corrente artistica che faceva del paesaggio di Napoli con il suo profilo sull’orizzonte e il mare le proprie caratteristiche salienti. Il Vesuvio rappresentato da Warhol è
un’immagine sconvolgente, dirompente, nel pieno della deflagrazione che si manifesta in maniera reale.
L’intera serie Vesuvius, consistente in 18 tele, venne messa in mostra nel museo di Capodimonte nel 1985, con sempre il medesimo soggetto accostato a una serie di toni e colori differenti che potevano essere letti in maniera tale da trasmettere una serie di sentimenti e reazioni della più gioiosa a quella più drammatica. La maniera in cui la città è rappresentata da Warhol nei dipinti ricalca l’esperienza dell’artista che tramite il gallerista Lucio Amelio approfondì il contatto con la città, un contatto mutato e descritto dall’alternanza delle tele di Vesuvius.
L’opera di Warhol venne realizzata attraverso la tecnica della pittura acrilica, quasi un ritorno a una maniera immediata di comunicare per Warhol dopo circa 20 anni di tecnica serigrafica. La tecnica della pittura acrilica permette di collegare a questa serie quelle di Coca-Cola, Monroe e Presley rappresentati con la stessa tecnica.
L’opera inizialmente non faceva parte delle collezioni d’arte contemporanea del Museo di Capodimonte, ma vi entrò a far parte dopo la morte di Warhol, nel 1993 come donazione di Lucio Amelio.
Nella prossima puntata parleremo del Ritratto di Gioacchino Murat di Francois Gerard.
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