Il Maschio Angioino raccontato attraverso mille sfaccettature. La Storia di Napoli è caratterizzata dai suoi castelli. Dalla costruzione sotto Carlo d’Angiò all’ammodernamento degli Aragonesi trasformandolo in centro di vita quotidiana partenopea. Ma non solo. Nel corso del XIX secolo infatti, furono varie le proposte di abbattimento del Castel Nuovo in particolare durante il Risanamento partenopeo. Un nuovo appuntamento con Discover Naples per fare un viaggio nella storia del castello gotico-rinascimentale.
Il Maschio Angioino: le tappe della Storia
Il Castel Nuovo ha avuto varie tappe nel corso della Storia. Oggi in molti lo conoscono come un luogo di visita o di istituzioni considerando l’utilizzo della Sala dei Baroni da parte del Comune di Napoli. Ma prima dell’avvento della Repubblica Italiana del 1946, il castello versava in condizioni di degrado. Un risultato di anni di abbandono dopo i fasti di un tempo. Posto lungo Largo di Castello in quel di Piazza Municipio, tra il 1271 e 1279 Carlo d’Angiò spostò la vita partenopea in questa zona sino al Mercato sostituendo quella di Piazza san Gaetano.
Il trasferimento della capitale da Palermo alla città partenopea dopo la vittoria sugli Svevi portò gli Angioini a costruire un nuovo maniero considerando la collocazione del Castel dell’Ovo e Castel Capuano. Una fortezza nata per lo splendore della città partenopea, soprattutto considerando anche la nascita della Basilica di Santa Chiara. Due edifici straordinari in termini di architetture e bellezze dove Giotto e la maestranze francesi si sbizzarrirono. Prontamente ereditate dagli Aragonesi, il castello vide il cambiamento delle torri non più esili ed alte ma basse e grosse. Ma non solo perché le maestranze spagnole e i cambiamenti gotici della Basilica caratterizzarono la nuova dinastia che fece di Santa Chiara e San Domenico le proprie dimore.
Ma le distruzioni subite tra le sconfitte di Carlo III di Durazzo e il saccheggio di Carlo VIII di Francia portarono il castello ad avere un ruolo differente. Dallo splendore del castello al degrado che non fu migliorato nemmeno dall’intervento di Carlo di Borbone. Il futuro re di Spagna volle trasformare il Maschio Angioino in una fortezza militare rinnovando il bastione dell’Incoronata di Don Pedro de Toledo (che aveva fatto alterare il livello stradale) attraverso l’intervento di Francesco Sicuro. L’architetto, che fu protagonista della costruzione dell’odierno Teatro Mercadante e del rifacimento di Piazza Mercato, era pronto a rivoluzionare la zona di Piazza Municipio.
Degrado e distruzione: il Risanamento
Ma l’intervento borbonico e il matrimonio tra Carlo e Maria Carolina non bastarono. Il degrado e la distruzione furono importanti nella zona vicino al Porto partenopeo. Il castello nato sul campus oppidi subì la presenza dei mercati e baracche attorno alle mura ma anche la bellezza dei giardini del Palazzo Reale.
Nonostante lo splendore delle maestranze, per ultima la costruzione del portale rinascimentale, la volontà di abbattere il castello era vivido. Nell’ambito del fervore architettonico promosso da Ferdinando II, della nascita del palazzo dei fratelli Gasse e dell’exploit dei teatri, anche il castello fu coinvolto. Prima la messa in sicurezza, poi lo sgombero delle case attorno al castello e infine i progetti.
Tra le varie proposte per dare nuova dignità al castello vi era quella della costruzione di un nuovo teatro da parte dell’imprenditore Strussenfield, che non avrà seguito. Il più importante e pericoloso per l’incolumità del castello era la “sistemazione della parte centrale di Napoli”, il cosiddetto “Progetto Grande”, di cui esistono diverse stesure (dal 1810 al 1848), eseguito da Antonio Niccolini. Progetto che vide la partecipazione anche della Società Giura-Alvino e Compagni i cui maggiori esponenti erano appunto Errico Alvino e Francesco Giura, protagonisti del XIX secolo a Napoli. La volontà della nascita di un quartiere borghese con la demolizione del castello era molto accreditata ma alla fine nacque soltanto il Palazzo della Borghesia, salvando la Storia.
E tu? Saresti stato pro o contro la distruzione del Maniero napoletano?
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