Il monumento più rappresentativo di Parigi, la Tour Eiffel, oggi compie gli anni. Il 6 maggio 1889 veniva aperta al pubblico l’enorme torre di ferro. Progettata dall’architetto Gustave Eiffel, fu realizzata come entrata della grande Esposizione Universale dello stesso anno.
Simbolo indiscusso di Parigi e della Francia, la Tour Eiffel rappresenta anche quella città al centro del fervore culturale e artistico della Belle Époque. Non era la prima Esposizione nella capitale francese. Solo durante la Belle Époque infatti, furono tre le esposizioni accolte a Parigi. La prima nel 1878, poi quella del 1889, che celebrava il centenario della rivoluzione francese che fu molto più grande, ed infine quella del 1900.
Le Esposizioni Universali
Lo scopo delle Esposizioni Universali era quello di promuovere il progresso industriale e tecnologico di tutto il mondo, mettendo in mostra le ultime innovazioni tecniche e scientifiche che potevano migliorare le condizioni di vita sociale ed economica del pianeta.
Per questi eventi, si costruivano architetture apposite per ospitare la fiera. Molto spesso queste costruzioni divennero veri e propri monumenti simbolo, come appunto la Tour Eiffel o il Crystal Palace, costruito per l’Esposizione Universale di Londra del 1851.
Un’occasione insomma per attirare l’attenzione sulla grande città europea che voleva dimostrare al mondo di poter rivoluzionare il modo di costruire. Per questo la Tour parigina fu ideata per essere molto alta, tanto da toccare il cielo e sfidare la forza di gravità.
Nonostante la volontà di stupire positivamente, purtroppo al momento della costruzione il monumento fu aspramente criticato. L’opinione pubblica lo considerava un ammasso di ferro, con nessuna valenza artistica e di cattivo gusto. L’apprezzamento planetario che esiste oggi intorno la Tour Eiffel, ci racconta di quanto probabilmente all’epoca i tempi non fossero ancora maturi per questo stile così innovativo.
Abbiamo detto che il successo di questo famosissimo monumento è legato a un periodo particolare: la Belle Époque. E allora capiamo di più di questa fase storica!
La Belle Époque
Per Belle Époque intendiamo un periodo che va dall’ultimo trentennio dell’Ottocento fino alla prima guerra mondiale che ha interessato principalmente l’Europa. A caratterizzare questi anni è il desiderio di innovazione al cui centro ci sono le invenzioni di inizio ‘900 come l’elettricità, la radio, le automobili e il cinema. È l’epoca della ghisa e del carbone, delle strutture in ferro e vetro, della produzione di massa e dei manifesti pubblicitari.
Parigi è sicuramente il fulcro di questa fase storica e lo stile artistico più in voga è l’Art Nuveau che si afferma sostanzialmente in tutta Europa con nomi diversi. In Italia è detto Stile Liberty. Il punto di riferimento degli artisti di questo periodo, è situato nel quartiere parigino di Montmatre, con il suo celeberrimo “Le Chat Noir”, sagoma ormai simbolo di un’epoca.
Dame eleganti, invenzioni rivoluzionarie e fiorire delle arti, ma anche colonialismo esasperato e ingiustizie sociali. Come tutte le epoche, anche la Belle Époque è fatta di luci e di ombre.
La Napoli Mondana
Forse non tutti sanno che ci sono stati anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, in cui Napoli poteva essere paragonata a Parigi per divertimento e fermento intellettuale.
I grandi Magazzini Mele che avevano sede nel palazzo della borghesia di Via San Carlo, dettavano le mode del momento entrando così nella storia di Napoli. Ispirandosi al modello francese degli empori La Fayette e Bon Marchè, la maison napoletana proponeva abiti per donna, uomo e bambino molto raffinati, ma a buon mercato. Questo fu uno di quegli elementi che rese Napoli una città alla moda al pari di Parigi e Londra in quello stesso periodo.
Un luogo di ritrovo per intellettuali e artisti fu sicuramente il Caffe Gambrinus, fondato nel 1860 da Vincenzo Apuzzo. Arredato in stile liberty, conservava e conserva ancora al suo interno stucchi, statue e quadri della fine dell’Ottocento realizzate da importanti artisti napoletani.
I café chantant partenopei
Sulla scia del successo dei cafe-chantant francesi e degli spettacoli del Moulin Rouge, nel 1890 da un’idea dei fratelli Marino nacque il Salone Margherita all’interno della Galleria Umberto I, inaugurato il 15 novembre alla presenza della crèeme della società napoletana. Uomini politici, imprenditori, esponenti dello spettacolo e giornalisti come Matilde Serao, parteciparono alla prima del nuovo locale che divenne simbolo della Belle Èpoque. Il Salone Margherita fu il primo in Italia a proporre una esibizione di can can. L’idea fu ben accolta e ricalcava totalmente il modello parigino, perfino nella lingua. Infatti i cartelloni e i menù erano scritti in francesi, ma anche i camerieri parlavano in francese, così come gli artisti che fingevano d’essere d’oltralpe.
Anche altri locali imitarono il Salone, come ad esempio il Circo del Varietà a via Chiatamone e l’Eldorado a Santa Lucia che aveva la funzione non solo di café chantant, ma anche di stabilimento balneare.
La Galleria Umberto in ferro e vetro, rase al suolo il precedente Rione Santa Brigida, e rappresentava un’architettura propria di questo periodo. A Napoli, però, non fu la prima. Ricordiamo infatti che precedente è la Galleria Principe Umberto, sorta nel quartiere Museo nel 1883, subito prima dell’epidemia di colera. In linea con la nuova stagione costruttiva europea, queste costruzioni in ferro e vetro divennero dei luoghi culturalmente molto vivaci, in cui si svolgevano convegni scientifici, manifestazioni pubbliche, attività connesse all’arte. Tutto girava intorno ai frequentatissimi caffè alla moda.
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