Nel 1943 i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale colpirono anche Napoli. Oltre all’Arco dell’Orologio, Castelnuovo e gli abitanti della città partenopea, anche la Basilica di Santa Chiara subì molti danneggiamenti. Una delle chiese più belle d’Italia cambiò definitivamente la propria struttura e le sue caratteristiche. Secondo molti storici, la basilica oggi è un falso storico rispetto alla costruzione risalente al XIV secolo voluta da Roberto d’Angiò. Non solo la guerra però: terremoti e incendi hanno contribuito alla trasformazione della dimora ecclesiastica situata in Piazza del Gesù. Un nuovo appuntamento con la rubrica Discover Naples per scoprire di più sulle curiosità e i misteri napoletani.
L’area archeologica e l’origine della chiesa
Tempo fa il decumano inferiore, meglio conosciuto come Spaccanapoli, doveva essere un luogo di divertimento per gli antichi romani. Infatti, se a Piazza Municipio giungevano le navi al porto napoletano, nel centro antico partenopeo vi era la zona termale dedita al famoso otium. Durante i lavori post bellici infatti, sono stati ritrovati i resti di un’antica villa patrizia le cui terme sono la testimonianza più completa a noi pervenuta delle antiche thermae di Neapolis, di struttura simile a quelle di Pompei e di Ercolano.
Un’importante testimonianza del mondo antico con i due livelli termali, la presenza di un frigidarium e di uno spogliatoio; è per questo motivo che si parla di Complesso Monumentale di Santa Chiara. Un grande impianto che ospita non solo il Museo dell’Opera Francescana (dove sono contenuti le statue regie e i reperti romani) e l’area archeologica, ma anche la Basilica di Santa Chiara e il suo Chiostro, rivestito da Domenico Antonio Vaccaro e dagli allievi di Belisario Corenzio tra il XVII e XVIII secolo.
Nel 1310, il re Roberto d’Angiò e la moglie Sancha de Maiorca fecero costruire il grande complesso devoto a Santa Chiara, resa tale soltanto nel 1340 dalla Chiesa di Roma. L’origine della chiesa manifestava i classici tratti del gotico francese, con le maestranze provenzali abbellite dalle opere di Tino da Camaino e Giotto, che si impegnò anche nella Cappella Palatina del Maschio Angioino. Ma di tutto ciò, è rimasto quasi nulla considerando la stratificazione e i falsi storici che si sono susseguiti…
Santa Chiara: un esempio di falso storico
Ma perché si parla di falso storico? Secondo molti storici e studiosi partenopei, la Basilica di Santa Chiara è stata soggetta a diverse stratificazioni. L’ultima in particolare (terminata nel 1953) è troppo alterata rispetto alla struttura originale della chiesa. Il 4 agosto del 1943 infatti, dopo due anni di bombardamenti notturni, Napoli e in particolare Santa Chiara vengono colpite pesantemente: la Basilica, dopo il restyling barocco del Vaccaro, viene distrutta quasi totalmente da un incendio durato quattro giorni.
Al termine della guerra, la commissione incaricata si occupa del rifacimento della basilica. Roberto Pane propone di bocciare il rifacimento barocco e utilizzare le linee gotiche. I lavori iniziano e si concentrano sul recupero delle statue e degli interni, con attenzione ai sarcofagi. Il tetto viene rifatto in calcestruzzo e con un manto in cotto. Ma i principali cambiamenti di un falso gotico risiedono prevalentemente nel rifacimento delle vetrate non propriamente come le bifore trecentesche e nel baldacchino del re Roberto d’Angiò, voluto dalla Regina Giovanna.
Una stratificazione importante riguarda anche gli esterni: esempi evidenti sono il palazzo abbattuto accanto alla Basilica oppure i cambiamenti del campanile. Segni importanti di una stratificazione radicale, basti pensare che lo stesso campanile presenta delle trascrizioni in maiuscole lombarde mal riposte che riportano le gesta degli Angioini tra il ‘400 e il ‘500.
Santa Chiara è soltanto un esempio di un falso storico che, pur non rispettando l’originale versione, resta una meravigliosa armonia tra bellezza e architettura.
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