171 anni fa nasceva Matilde Serao, giornalista protagonista del Risanamento napoletano di fine ‘800. Il Corriere di Napoli ha voluto omaggiare la personalità di questa grande donna che con i suoi scritti, ha cambiato il modo di fare denuncia nella letteratura italiana.
La vita di Matilde Serao
Matilde Serao nacque a Patrasso, in Grecia, il 7 marzo 1856. Il padre, infatti, avvocato e giornalista, si era rifugiato lì avendo idee anti-borboniche e per questo ricercato come dissidente. Tornarono a Napoli solo quando decadde il Regno dei Borbone, nel 1860.
Una volta ritornati in patria, il padre cominciò a lavorare come giornalista presso la testata Il Pungolo. La giovane Matilde quindi sin dalla prima adolescenza visse l’ambiente vivo di una redazione, ma nonostante ciò all’età di otto anni non aveva ancora imparato né a leggere né a scrivere. Imparò tardi, con il conseguimento del diploma magistrale nel 1874.
La scrittura
Nel 1882, a 26 anni, Matilde Serao lasciò Napoli e si trasferì a Roma, dove iniziò a scrivere dalla cronaca rosa alla critica letteraria sotto lo pseudonimo di “chiquita”.
In questo modo si guadagnò un posto nei salotti alla moda della Roma bene, ma il suo carattere estroverso e la sua spontaneità erano fattori ritenuti eccessivi per quegli ambienti, motivo per cui Matilde non si sentì mai davvero parte di quel mondo.
«Quelle damine eleganti non sanno che io le conosco da cima a fondo – scrisse la giovane Matilde – che le metterò nelle mie opere; esse non hanno coscienza del mio valore, della mia potenza…»
Il giornalismo
Il libro che la rese famosa al pubblico fu Fantasia, nel 1883. Il commento del critico Eduardo Scarfoglio non fu positivo, ma il loro incontro cambiò la vita di Matilde che rimase affascinata da quel giovane intelligente e vivace. Si sposarono nel febbraio del 1885 e da quell’unione non nacquero solo 4 figli, ma anche un lungo e profondo sodalizio professionale che diede vita all’esperienza de Il Corriere di Roma.
Il quotidiano fondato dai due coniugi, impegnò molto Matilde che collaborò con i suoi scritti e invitando le personalità più importanti del momento. Questo, però, non fu abbastanza, a causa dell’estrema concorrenza di un altro giornale, Il Tribuno.
La vita del Corriere di Roma fu travagliata dalla sua fondazione e negli anni successivi gli Scarfoglio erano così indebitati da non sapere come fronteggiare la grave crisi economica. A risolvere la situazione fu un incontro casuale a Napoli, con il banchiere Matteo Schilizzi, proprietario del quotidiano Corriere del Mattino.
Dall’unione del Corriere di Roma e il Corriere del Mattino, nacque il Corriere di Napoli il cui primo numero uscì il 1° gennaio 1888. La Serao chiamò a collaborare nomi illustri come Giosuè Carducci, Gabriele d’Annunzio e Salvatore di Giacomo.
Nel 1891 Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio abbandonarono la testata del Corriere di Napoli, vendendo la propria quota. Con quel denaro la coppia decise di fondare una nuova testata, Il Mattino, con cui inauguravano una nuova e gloriosa stagione del giornalismo partenopeo. In quegli anni la già cospicua affluenza di intellettuali stranieri a Napoli, aumentò sensibilmente grazie al circolo culturale che questo quotidiano riuscì a crearsi intorno.
Il ventre di Napoli
Uno dei contributi più rilevanti ed attuali di Matilde Serao, è la cronaca del Risanamento, un periodo nato dalla grande ferita dell’epidemia di colera del 1884 e che la Serao ci racconta con sguardo appassionato ed analitico.
Il Ventre di Napoli è un romanzo che ci offre uno spaccato della Napoli di fine ‘800 senza fronzoli. La Serao infatti vuole combattere la narrazione di una città fino ad allora contraddistinta dai soliti aspetti pittoreschi ed eccessivi, entrando nelle storie delle persone del popolo, raccontando il loro dolore e la loro rassegnazione a causa di una situazione che, rivendica, non fu gestita in maniera esemplare dalla politica.
L’epidemia mise in ginocchio circa settemila napoletani, in particolar modo i poverissimi quartieri di Mercato, Pendino, Porto e Vicaria. L’insalubrità di questa zona era causata anche dalla presenza dei fondaci, agglomerati di decadenti costruzioni umide e fetide nel cui cortile affacciavano terrazzini e balconi. Soprattutto in queste costruzioni si sviluppò sempre più forte l’epidemia, a causa della sporcizia, la povertà e la sovrappopolazione.
Il Risanamento: la denuncia
Il grande intervento urbanistico che sfociò da questa situazione di estrema gravità sul piano igienico-sanitario, prevedeva il vero e proprio sventramento di una parte della città e in particolar modo dei quartieri sopracitati che secondo l’allora sindaco Nicola Amore furono la causa principale della diffusione dell’epidemia di colera.
Si decise così per l’abbattimento di numerosi edifici e agglomerati urbani per far posto al Corso Umberto I, grande arteria che doveva rendere più ariosa la zona dei quartieri “bassi”. In realtà però alle spalle dei palazzi neoclassici del nuovo corso, la situazione rimase immutata, lasciando ancora vivo il degrado dei quartieri più poveri.
La denuncia di Matilde Serao parte proprio dalla situazione di Napoli in quel momento. Attacca duramente il governo Depretis affermando che “sventrare Napoli non basta: bisogna quasi tutta rifarla”. L’autrice entra nelle stanze piccolissime in cui vivevano famiglie molto numerose, parla con le persone, racconta le loro storie quotidiane con efficacia e sensibilità e denuncia una politica davanti alla quale “la gente passa, si tura il naso e sorride di scherno”.
Attraverso tutte queste storie riesce a costruire un affresco corale di una Napoli ottocentesca in difficoltà, ma sempre piena di forza. Un tributo straordinario a questa città, reso con un linguaggio estremamente attuale.
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