
Il Duomo di San Gennaro ha una storia secolare. Ogni cosa al suo interno ogni cosa ha lo scopo di raccontare un pezzo della storia di Napoli. Dalla facciata all’altare, dalle cripte alle cappelle tutto è in funzione di qualcosa di più grande.
Quando ero piccola i miei genitori mi portavano sempre a messa la domenica. Andavamo sempre al Duomo di San Gennaro perché i miei si erano sposati lì. Infatti, nonostante fosse lontano dal posto dove abitava, mia madre non aveva sentito ragioni al riguardo.
Si era innamorata del Duomo una domenica che la nonna aveva deciso che tutti i nipoti dovevano ascoltare, almeno una volta nella vita, la messa detta dal vescovo di Napoli. Mia nonna però non sapeva che quella, almeno per la famiglia di mia madre, sarebbe diventata routine.
La visita guidata…
In prima superiore ci portarono a visitarlo. Io ero molto emozionata, perché nonostante conoscessi a quasi a memoria quell’edificio, non sapevo i termini tecnici. Mia madre mi pregò di stare attenta e di riportarle tutti i particolari. Mi armai quindi di un piccolo quaderno, pronta a conoscere ogni minimo particolare di quel posto così suggestivo.
La guida sembrava molto preparata e soprattutto si mostrò subito disponibile ad altre eventuali domande.
Ci spiegò innanzitutto che la facciata era in stile neogotico e fu inaugurata solo nel 1905. A sentire quella data molti miei amici fecero notare alla guida che si trattava di più di cento anni. Riflettendoci però pensai che, per quel che avevo pensato fino a poco tempo prima, per me poteva essere stata costruita anche 300 anni prima. La facciata presentava tre portali gotici e tre cuspidi con sculture in marmo per ogni navata.
Quello che risalva più all’occhio era ovviamente quello centrale: il rosone cieco ospitava la scultura del Cristo Benedicente. Nella lunetta si potevano ammirare anche le sculture dei Santi Pietro e Gennaro, rispettivamente colui che si pensi abbia costruito il Duomo di Napoli e il santo a cui il popolo di Napoli è devoto da dopo la peste del 1526.
Ci addentrammo all’interno e prima di entrare la guida ci fece alcune raccomandazioni. Ci avvisò che comunque si trattava di una chiesa e che era necessario mantenere il silenzio. Il silenzio inoltre ci fu richiesto perché così non avrebbe sentito la necessità di alzare troppo la voce per farsi sentire.
La forma del Duomo di San Gennaro ci spiegò essere una pianta a croce latina suddivisa in tre navate. Le navate erano separate da otto pilastri per lato che incorporavano i fusti di antiche colonne romane.
Nel cercare di farci comprendere al meglio divise la descrizione lungo le tre navate. Appena nominò il soffitto tutti all’unisono alzarono gli occhi al cielo. Esso ospitava cinque tele intagliate e dorate: l’Adorazione dei pastori, l’Adorazione dei Magi, la Circoncisione e l’Annunciazione e Presentazione al Tempio.
Sulla controfacciata, ci fece notare, erano collocati i sepolcri di Carlo I d’Angiò, re di Napoli, di Carlo Martello d’Angiò, re titolare d’Ungheria, e di sua moglie Clemenza d’Asburgo.
Ci avvicinammo poi al transetto, ma prima di descriverlo, ci mostrò i due organi che abbellivano il Duomo. Mia madre mi raccontò che era stato proprio l’organo a suonare per il suo ingresso in chiesa e questo lo emozionò. La chiesa che aveva frequentato fin da bambina era una chiesa modesta che il massimo al cui aspirò fu una pianola che però necessitava sempre di qualcuno che la sapesse suonare.
Gli organi si trovavano sotto le cantorie lignee barocche e quello maggiore era composto in tre corpi: uno nel transetto e due nella navata centrale.
L’attrazione principale…
Ma ciò che più mi colpì fu l’abside. Da quando entri fino a quando non ti avvicini, togliere lo sguardo dall’altare è impossibile. Sull’altare si trovava una pala raffigurante l’Assunta in gloria in marmo e stucco. Tale scultura sovrastava le reliquie di Sant’Agrippino e dei martiri Acuzio e Eutiche.
Agli angoli del presbiterio si trovavano due colonne di diaspro rosso, che, la guida ci spiegò, provenire da uno scavo nei pressi della chiesa di San Gennaro all’Olmo.
Nella volta si poteva notare il Coro degli angeli e la tela raffigurante San Gennaro e Sant’Agrippino che proteggono Napoli dai Saraceni nel 937.
Uscì dal Duomo più innamorata di quel posto di come fossi entrata. A volte la consapevolezza e la conoscenza ci fanno apprezzare di più i luoghi che ci circondano. Sapere che entrando nel Duomo di San Gennaro si può non solo ripercorrere tutta la storia, ma anche conoscere meglio i napoletani, suscitò in me grande commozione.
La storia sopra riportata è frutto di fantasia e vuole solo presentarvi il Duomo e la sua bellezza.
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