
La quinta puntata della rubrica A Guardia della città ci porta alla scoperta di Castel Sant’Elmo, il possente maniero posto sulla collina del Vomero: dai suoi 250 metri di altitudine è uno degli osservatori privilegiati sulle meraviglie della città.
Da Belforte a Castel Sant’Elmo
La costruzione di Castel Sant’Elmo risale al 1329, sotto il regno di Roberto d’Angiò. Egli, però, non fu l’unico a pensare di porre un avamposto sulla collina di Sant’Erasmo, oggi nota come Sant’Elmo. I Normanni, intorno al 1170, costruirono su quella stessa collina, una torre d’osservazione che, mano a mano, assunse dimensioni sempre più ampie. Di questa torre conosciamo molto poco, eccezion fatta per il nome, Belforte, e per il fatto che fosse ricoperta da una vegetazione molto fitta.
Sul successivo castello angioino disponiamo di qualche informazione in più, ma neanche troppe. Quel che è certo è che ci lavorarono architetti di spicco: su tutti, Tino da Camaino. Molte meno notizie si hanno se si cerca di capire perché il castello abbia cambiato tanti nomi: dal primitivo Belforte, il castello venne a chiamarsi Castel Sant’Erasmo e, successivamente, Castel Sant’Elmo. Tuttavia, non vi sono certezze sull’esistenza di un santo con tale nome né del suo rapporto con la nostra città e con la collina del Vomero.
Da cruente lotte a sfarzosi ricevimenti
Nel corso della sua storia, il castello dovette resistere a numerosi attacchi. Il primo di essi fu operato dal re d’Ungheria, Ludovico, deciso a vendicare il fratello Andrea, morto per mano della moglie, la regina Giovanna d’Angiò. L’attacco andò a buon fine, anche perché la regina Giovanna scappò in Provenza e sciolse dal giuramento di fedeltà gli uomini dell’esercito. Tuttavia, la permanenza a Napoli del re d’Ungheria durò poco, giacché in città scoppiò una grave pestilenza, che costrinse Ludovico alla fuga.
Castel Sant’Elmo fu invischiato in contese belliche fino a che Giovanna di Durazzo, bisognosa di denaro, non decise di venderlo ad un privato, Ciarletto Caracciolo, per 2500 ducati. Da quel momento in poi, il castello smise di essere teatro di battaglie sanguinose e divenne location di banchetti e feste.
La conquista francese e la ricostruzione spagnola
Il castello tornò alla sua vocazione originaria per volere di Carlo VIII, re di Francia. Con il suo esercito si avviò verso la città e sbaragliò la scarsa difesa aragonese. Dopo essere entrato in città e aver occupato i quattro castelli, fu costretto a tornare indietro, quando gli giunse notizia che una Lega italiana composta da Genova, Pisa e Venezia fosse decisa a bloccargli la via del ritorno. Del suo allontanamento approfittò Ferrantino, figlio di Alfonso II d’Aragona, per riprendere possesso del maniero.
Nei decenni successivi, Francesi e Spagnoli si contesero a lungo la città e, quando questa passò definitivamente in mano iberica, i conquistatori decisero di ricostruire completamente Castel Sant’Elmo. Il promotore dell’iniziativa fu il solito don Pedro del Toledo. I lavori iniziarono nel 1537 ed, anche in questo caso, furono affidati ad importanti maestri. Ne venne fuori un castello pressoché inattaccabile, almeno da terra. Il più grosso attacco che il castello dovette subire arrivò, infatti, dal cielo: è il 1587 ed un fulmine cade sulla polveriera e fa saltare in aria una larga parte della fortezza, tra cui la piccola chiesetta di Sant’Erasmo, eretta nel 1547 per offrire conforto religioso ai castellani.
Nel 1799, dopo la spedizione sanfedista, molti repubblicani riempirono le segrete e le prigioni del castello. Tra gli altri, Mario Pagano, Domenico Cirillo, Ettore Carafa, Giovanni Bausan, Luigia Sanfelice. Castel Sant’Elmo fu però uno dei centri della rivoluzione partenopea, nonché l’ultimo baluardo della città ad issare la bandiera borbonica, dopo un assedio che andò avanti dal 28 giugno al 10 luglio quando ai giacobini francesi fu concesso di imbarcarsi evitando l’arresto.
I rumori notturni di Castel Sant’Elmo
Lasciando per un attimo da parte le notizie storiche, non possiamo chiudere questo articolo senza qualche piccola grande curiosità. Castel Sant’Elmo è forse l’unico maniero della città ad avere la nomea di castello stregato. Pare che durante le notti più oscure, spesso si odano strani suoni venire fuori tra le guglie e le torri. Che sia il rumore del vento che rimbomba tra le segrete o le poderose lamentazioni dell’anima di qualche prigioniero senza pace, non ci è dato saperlo.
Quello che, invece, sappiamo è che una tappa da queste parti è obbligatoria, per ogni turista ma, soprattutto, per ogni napoletano.
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1 thought on “Castel Sant’Elmo: dal Belforte a Don Pedro de Toledo”
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