
Generalmente se pensiamo a uno scrittore, pensiamo a una persona che scrive, ma se vi dicessi che c’è chi scrive con gli oggetti, con la manipolazione degli oggetti quotidiani? Sto parlando dell’artista olandese Mark Manders.
Manders e l’uomo
Raccontare una storia, lo scorrere del tempo, la trasformazione dei materiali come l’evoluzione di un racconto è il sottofondo della sua attività artistica. Attraverso l’associazione di oggetti, con quel che dovrebbe essere un metodo associativo “poetico”, incentrato sulla ricerca della bellezza in quello che generalmente potrebbe non averla, Manders racconta la vita umana e se stesso.
Dalla metà degli anni ’80 ha iniziato a portare avanti dei lavori in continua mutazione, o meglio sviluppo, all’interno della serie Self Portrait as a Building, tra questi il primo autoritratto/installazione. Inhabited for survey è un’installazione in cui attraverso gli oggetti di cancelleria che potremmo trovare in uno studio viene realizzata la pianta di un edificio, appoggiando i vari oggetti uno dietro l’altro.
Il tempo
L’idea della rappresentazione classica della figura umana, intera e marmorea, si trasforma e diviene il punto da cui parte una personale analisi dell’artista. Il modello della classicità viene eroso e per
“sottrazione e aggiunta”
permette a Manders di realizzare il ritratto di della fragilità umana, eternamente mutevole e volta alla disgregazione corporea.
L’unione di oggetti comuni, potremmo dire banali, a quelle che sono sculture o segmenti di queste danno un’idea della rappresentazione soggettiva di Manders dove la storia dell’arte, in un suo segmento, s’interseca con il quotidiano.
Head with wooden hammer
Quella in prestito al Madre, da una collezione privata, è una scultura iconica di Manders che permette di coglierne i lineamenti artistici essenziali e comprenderne l’idea di “tempo”. Head with wooden hammer che cos’è? è un volto, una sua porzione, affettato e inserito all’interno di pannelli di legno stratificati, lo stesso volto è realizzato in resina. Legno e resina, tutto quello che sarebbe possibile trovare in una casa, nei suoi muri.
Una dimensione dell’arte che diviene intimamente domestica e ne diviene un elemento a cui si sovrappone e allo stesso tempo coesiste in un lento degrado.
Questi elementi con il tempo tendono e tenderanno a ingiallire, spogliarsi di quella “sostanza materiale” che li rende nuovi, o che li fa sembrare come appena usciti dalla bottega.
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