A sud dei quartieri Porto e Pendino c’è Via Nuova Marina: punto nevralgico della città che collega la zona portuale al centro di Napoli. Ma non è stato sempre così. Non molto tempo, in età angioina, fa l’attuale via litoranea era sede del porto di Neapolis. Discover Naples, la rubrica alla scoperta di misteri e curiosità napoletane, questa volta si concentra su un pezzo perduto della nostra città.
Via Marina e i quartieri a ridosso hanno conosciuto momenti fortunati ed altri meno fortunati, sicché quell’immagine eterogenea è frutto delle lente trasformazioni che hanno accompagnato,
fin dal medioevo, la difesa dell’insenatura portuale e lo sviluppo della città verso occidente.
Il Porto di Neapolis
Tra palazzi del Risanamento ottocentesco, altri risalenti all’epoca fascista ed edifici del secondo dopoguerra uniti a monumenti di ogni tipo, Via Nuova Marina può essere annoverata tra le strade più importanti di Napoli. La sua storia è lunga e ha inizio quando in età angioina si decise di rafforzare la zona costiera con una cinta muraria: il cosiddetto “moricino”. L’operazione di fortificazione muraria continuò anche in età aragonese e fu proprio in questi anni che ebbe inizio un importante lavoro di ampliamento del porto.
La trasformazione urbana dei quartieri bassi, tuttavia, avviene solo nel XVI secolo, al tempo del viceregno di Don Pedro de Toledo. A partire dal 1537 nuove mura marittime sono innalzate in sostituzione e rafforzamento di quelle aragonesi.
Siamo nel XVIII secolo quando Carlo III, ben consapevole della forza della zona orientale della città (e del futuro Miglio D’Oro), si rese conto della necessità di costruire una strada che collegasse i quartieri bassi. Terminato il regno di Carlo III, anche sotto il figlio Ferdinando IV continua il processo di riqualificazione dell’area; sorgono importanti edifici tra cui la Caserma di Cavalleria Borbonica del Vanvitelli, il ponte dell’Immacolatella e si apre Via Marina.
Via Marina
Per quanto riguarda Via Marina, dopo l’apertura non furono apportare grosse modifiche e anzi la zona cadde quasi in uno stato di abbandono per tutto l’Ottocento; neanche durante il periodo del Risanamento i lavori di aggiustamento nella zona furono massicci.
Fino alla seconda guerra mondiale la strada mantiene il tracciato originale vicino all’area portuale e il livello stradale della strada aumenta. I bombardamenti, però, distrussero gran parte dei palazzi che si affacciavano sulla via e costituirono un buon incentivo per allargare la strada: in questo contesto si fa spazio il progetto i Luigi Cosenza che aveva progettato il Mercato Ittico al ponte della Maddalena. Tuttavia, il suo progetto fu stravolto e molti edifici abbattuti al posto dei quali saranno costruiti, successivamente, altri di dimensioni molto diverse a quelli già presenti, come è ben visibile il Borgo Orefici e di piazza del Mercato.
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La Villa del Popolo scomparsa
È il 1876 quando l’allora Primo Cittadino Gennaro Sambiase Sanseverino commissiona i lavori per la realizzazione della Villa del Popolo, destinata ad essere l’equivalente dell’attuale Villa Comunale; un luogo di verde per le classi popolari. Degna di nota è la presenza, all’interno della piccola oasi, della Fontana del Gigante.
In ogni caso, l’ampio parco pubblico non ebbe vita lunga e scomparve a causa delle crescenti attività portuali che richiesero più spazio nella zona: prima con l’apertura della ferrovia porto-stazione e poi con la definitiva scomparsa della Villa. Oggi l’area dell’ex Villa del Popolo fa da sede per container e silos, ma interventi e progetti per la riqualifica della zona sono in atto.
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