Il Chiostro di Santa Chiara è un luogo storico di Napoli, conosciuto oltre che per la sua portata spirituale, anche per l’arte e la bellezza. Con gli occhi di un giovane ci addentriamo all’interno del Chiostro per scoprire le peculiarità artistiche di questo affascinante luogo.
Da Assisi a Napoli: la bellezza dei chiostri
Quando ero piccolo papà mi raccontava spesso la storia del Chiostro di Santa Chiara. Con la mia famiglia ci andavamo spesso, quando il tempo lo permetteva, perché la mia famiglia era molto devota alla santa. Infatti, almeno due volte l’anno ci recavamo ad Assisi e non mi pento di ammettere che quelli erano i periodi dell’anno che preferivo. Ad Assisi respiravo un’aria di pura armonia con la cattedrale che rendeva unica quella città così antica, ma così moderna.
Per quel che riguarda il Chiostro di Santa Chiara ho dei bei ricordi associati ad esso. Da piccoli io e mia sorella, che appunto si chiamava Chiara, correvamo per tutto il chiostro ridendo e urlando, mentre i nostri genitori si sedevano su una panchina decorata con i colori giallo e azzurro a chiacchierare. Questi erano i momenti che preferivo, perché erano i rari momenti in cui la famiglia era al completo, dato che mamma era spesso via per lavoro e delle volte non riusciva neanche a raggiungerci per il fine settimana.
Le storie raccontante dai dipinti…
Quel giorno decisi di dirigermi dal solo al Chiostro perché avevo bisogno un po’ di riflettere. Crescendo quel posto era diventato il luogo in cui riuscivo sempre a trovare le risposte alla mie domande e, soprattutto, riuscivo a trovare un po’ di serenità.
Il Chiostro aveva una struttura gotica, ma lo stile era un roccocò napoletano. I dettagli dei pilastri erano incantevoli e raffigurano viti e glicini. Le spalliere delle panchine, invece, sembravano ognuna raccontare una storia, vuoi mitologica, vuoi rappresentanti scene di vita al di fuori del convento. Ho sempre pensato che quelle immagini aiutassero ancora di più i monaci a capire il valore della loro vita e in qualche modo a non pentirsi.
Vi sono, infatti, le rappresentazioni dei quattro elementi in allegoria: il Trionfo dell’Aria rappresentato con due pavoni che portano in volo un carro con un puttino e Aria in abiti regali quasi a voler dare l’idea di regina del cielo; il Trionfo del Mare, con Nettuno che attraversa le acque circondato da tritoni e nereidi; l’Allegoria della Terra, in cui è raffigurato un carro con due donne, simbolo di fecondità, sovrastate da Terra, che porta la coppa dell’abbondanza, e scortate da Guerra, simbolo della difesa e della conquista dei territori, e, infine, il Trionfo del Fuoco, dove un carro trainato da due leoni è rappresentato accanto ad un genio alato che regge una fiaccola, al sole e a Fuoco, che brandisce una cornucopia infuocata.
Il sentimento che spesso ci lega ai luoghi…
Attraversai il lungo corridoio per giungere nella parte coperta, l’ambulacro, dove spesso mi ero ritrovato a ripararmi dalla pioggia che mi aveva colto di sorpresa. Lì spesso camminavo con accanto un frate che riusciva sempre a spendere qualche parola gentile, nonostante andasse, evidentemente, di fretta. Avevo sempre ammirato come i frati riuscissero a non essere mai sgarbati, o per lo meno con me non lo erano mai stati.
Purtroppo, nella Seconda guerra mondiale la basilica venne distrutta da un bombardamento ed è per questo che tutti gli archivi storici vennero perduti e quindi spesso mi ritrovo ad ammirare molti affreschi di cui in realtà non conosco l’artista. Tuttavia, non è difficile comprendere come l’artista, autore del Chiostro di Santa Chiara, abbia cercato di suddividere le parti attraverso le decorazioni.
Infatti, quando si arriva alla parte mediana, tutto si fa più solenne e più sacro: le immagini sono prese dall’Antico testamento ad eccezione di un dipinto posto in corrispondenza del cimitero delle Clarisse. Attraversando le colonne ci si ritrova di fronte le cosiddette Scale Sante volute dalla badessa Teresa Gattola.
Al piano superiore sono posizionate le celle delle monache e un maestoso terrazzo utilizzato per i ritiri spirituali il cui panorama è il golfo di Napoli.
Spesso, infatti, proprio per questa vista mozzafiato, venivo nel Chiostro e chiedevo la gentilezza di poter salire. Mi conoscono ormai da anni, quindi spesso me lo concedono. È il mio luogo spirituale. Il Chiostro credo sia il mio posto nel modo e non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori per aver sempre creduto nelle potenzialità di questo luogo.
Quel giorno non mi servì perché mi bastò un semplice sguardo a quel luogo tanto sacro quanto spettacolare a farmi ritrovare la serenità perduta.
La storia sopra raccontata ha lo scopo di trasmettervi la bellezza di un luogo di Napoli, sicuramente spirituale, ma che con la sua bellezza ci fa dimenticare spesso la sua solennità.
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