La tremenda mareggiata con la quale il 2020 si è congedato da Napoli non ha causato solo la caduta dell’arco borbonico ed ingenti danni a ristoranti e pizzerie del lungomare. Un problema che ripropone la questione plastica in Campania. La potenza delle onde ci ha anche restituito una enorme quantità di sporcizia. I rifiuti plastici, soprattutto bottiglie, hanno invaso il litorale di Via Caracciolo. Per la loro rimozione si è attivata in fretta l’amministrazione comunale ed i rifiuti sono velocemente scomparsi. Tuttavia, mai come in questo caso, la polvere è stata solo nascosta sotto al tappeto; il problema della plastica è molto serio e non è mai troppo presto per iniziare a muoversi. Ciascuno di noi è obbligato a dare il proprio contributo.
Come avviene il riciclo di una bottiglia PET?
Tutto inizia nel momento in cui gettiamo la bottiglia nel sacchetto della raccolta differenziata. La bottiglia non deve essere accartocciata ma schiacciata longitudinalmente: benché occupi più spazio, questa operazione consente al lettore ottico una maggiore facilità nello smistamento. È importante aggiungere anche il tappo: non solo per evitare che la bottiglia si rigonfi, ma soprattutto per avere la certezza che anche quello venga correttamente riciclato. Uscita dal centro di smistamento, la nostra bottiglia passa nelle mani del Corepla.
Il Corepla è un consorzio, senza fini di lucro, che riunisce varie aziende che si occupano di imballaggi in plastica. Esso incassa il contributo che ogni azienda che utilizzi nella sua produzione imballaggi in plastica è obbligata a versare. Tali contributi vengono utilizzati in maniera premiale: concorrono ad incentivare i Comuni che maggiormente si impegnano nella raccolta differenziata.
A questo punto, alcune aziende intermedie acquistano la plastica raccolta, separano il Pet dagli altri tipi di plastica, lavano le bottiglie e le comprimono in eco-balle, contenenti dalle 30mila alle 40mila bottiglie ciascuna. Successivamente altre aziende acquistano le eco-balle e le separano in scaglie o cilindretti, che diventeranno nuove bottiglie, tappi, maglioni in pile, tappezzeria per auto e centinaia di altre cose.
Stoviglie di plastica, addio
In questa battaglia per l’ambiente si è schierata anche l’Unione Europea che, con la direttiva 2019/904, ha bandito le plastiche monouso dai supermercati. C’è tempo fino al 3 luglio per adeguarsi. In questo non siamo tra i paesi più virtuosi: il Wwf ci piazza al primo posto tra i produttori di beni di consumo in plastica nel Mediterraneo ed il secondo più grande produttore di rifiuti dell’area. E la strada per adeguarsi non è semplice, sia perché l’emergenza sanitaria ha fortemente incentivato l’utilizzo di oggetti non riutilizzabili, sia perché le alternative alla plastica hanno un costo mediamente più alto. D’altra parte, gli stessi dispositivi anti-Covid sono decisamente nemici dell’ambiente, soprattutto perché continuiamo ad usare mascherine monouso, nonostante sia evidente che l’emergenza sanitaria sia tutt’altro che passeggera.
L’ecocompattatore di Montesanto
Tuttavia, qualcosa si muove per la plastica in Campania. Da qualche mese l’Eav ha installato, presso la stazione di Montesanto, un ecocompattatore. Gli utenti devono solo gettare nell’apparecchio bottiglie e flaconi di plastica. La macchina si occuperà di ridurre il loro ingombro del 90% ponendosi come primo tassello della filiera del riciclo. In cambio, i cittadini riceveranno sulla propria card degli eco-punti, pronti per essere convertiti in biglietti Eav. A volte basta veramente poco per fare del bene all’ambiente.
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