Agli italiani piace la politica, piace così tanto ad alcuni da appassionarsi anche a scenari politici che non dovrebbero tangerci più di tanto. Quella che si sta vivendo negli Usa in queste ore è una situazione che per dei versi è paradossale, perché ricorda quella vissuta in Italia ogni qual volta si voti: non si capisce ancora chi abbia vinto.
Ho vinto?
Il giorno delle elezioni si è chiuso senza un vincitore negli Usa, ma solo con molti interrogativi. Entrambi gli sfidanti, Trump e Biden, si sento vincitori, anche se al momento la cosa pare molto più complicata di quanto sembri e pare portare verso un tipo di impasse che è destinato a durare del tempo, almeno fino al week-end.
La situazione statunitense pare dipinta appositamente questa volta per fare un paragone con le elezioni nostrane: c’è un candidato che ritiene di aver vinto, di aver sfondato ogni pronostico, Trump:
“Ringrazio gli americani, abbiamo vinto ovunque, risultati fenomenali”;
mentre l’altro candidato, Biden, estremamente politically correct, potremmo dire con un linguaggio nostrano “democristiano”, non si sbilancia:
“Non spetta a me o a Trump decidere chi ha vinto queste elezioni. Spetta a voi, spetta al popolo”.
La realtà dei fatti è che al momento nessuno dei due candidati ha la vittoria realmente in pugno, ma soltanto una qualche forma di vantaggio in un sistema elettorale che sembra immediato in quello che dovrebbe essere il risultato ma che pare moderno, deciso, ma anche arcaico e “feudale” nella sua articolazione. L’unico risultato certo in queste elezioni Usa 2020 è che i Democratici e i Repubblicani hanno un numero di seggi al Senato Usa alla pari.
Lo spoglio delle schede si protrarrà nelle prossime ore per poter tener conto anche dei voti provenienti dal voto postale, abilitato negli Usa. Negli Stati del Michigan, North Carolina, Pennsylvania, Wisconsin, il presidente uscente Trump è in vantaggio con la possibilità di portarsi a casa 61 grandi elettori. Trump al momento si sarebbe comunque aggiudicato lo Stato della Florida, Iowa, Ohio, Biden avrebbe conquistato, invece, l’Arizona e California. Al momento Biden è in vantaggio, virtualmente, su Trump visto che ha più di 270 grandi elettori.
Molte incertezze
Sulle elezioni Usa stanno comunque gravitando un gran numero di dubbi visto che i dati che vengono utilizzati per dare i risultati non sono definitivi, si tratta, come da tradizione politica, solo di proiezioni. Va considerato che lo scenario politico in cui si sta maturando la vittoria del prossimo presidente statunitense, qualunque esso sia, non è dei più rosei. Se da un lato sicuramente vi sono le inquietudini dovute a pandemia, crisi economica e politica non solo al livello locale, ma mondiale, sicuramente una buona dose di insicurezza è dettata dalle elezioni Usa stesse, a causa del voto postale.
Il voto postale è stato accusato di incostituzionalità dai repubblicani e da Trump nelle settimane precedenti al voto nonostante i massimi organi della giustizia l’abbiano ammesso come strumento utile alla diffusione del voto, specialmente nella situazione attuale che mette in condizione di non uscire di casa parte della popolazione Usa.
Il presidente uscente Trump non sembra poi permettere un clima distensivo, ma con il proprio comportamento pare mostrare un certo “stress” asserragliato nella Casa Bianca posta in “stato d’assedio” contro i manifestanti e pronto a una battaglia legale per contestare i voti per posta che arriveranno anche nei prossimi giorni. Sotto questo profilo ambo i candidati si sono rivolti ai migliori avvocati che potessero permettersi per accaparrarsi l’eventuale vittoria sul piano legale in seno alla Corte Suprema se c’è ne fosse la necessità.
Il problema reale alle presidenziali di quest’anno negli Usa è che stanno mostrando una spaccatura forte nel Paese come non mai. Se da un lato segnano uno dei picchi di maggiore affluenza alle urne di sempre, dall’altro vi è n testa a testa che potrebbe ricordare le scorse elezioni, tra Trump e Clinton, oppure quelle degli anni ’90 tra Bush figlio e Gore in cui vi fu un testa a testa in cui se da un lato vi fu un vincitore sotto il profilo dei voti effettivi, non ve ne fu uno sotto quello dei grandi elettori che invece vennero assegnati all’altro sfidate e la Storia è sotto il naso di tutti in questo caso.
Come funziona il sistema elettorale statunitense?
Il sistema elettorale Usa come detto prima potrebbe sembrarci un paradosso, semplice e immediato da un lato, complicato e arcaico dall’altro. Facciamo quindi una piccola digressione e poniamoci una domanda: come funziona il sistema elettorale statunitense? Partiamo dall’assunto che se cerchiamo su google elezioni Stati Uniti 2020 ancor prima dei risultati ci sarà un pannello in cui ci vengono dati i risultati aggiornati in tempo reale circa le elezioni.
In questo pannello vengono indicate le percentuali delle preferenze e numero di voti scrutinati, ma la prima voce è voti elettorali, sotto invece i valori per i singoli Stati e le percentuali per i candidati. Sotto il nome dello Stato, però vengono ancoro indicati i voti elettorali. Perché tutto questo? Secondo il sistema elettorale Usa i cittadini non eleggono direttamente il presidente, ma lo fanno i grandi elettori, per intenderci in maniera molto simile a come avviene per il Presidente della Repubblica in Italia.
I grandi elettori negli Usa sono 538 e sono pari alla somma dei senatori, 100, i deputati, 435, e i rappresentanti del Distict of Columbia, 3. I cittadini in ogni Stato votando per il presidente votano anche per i grandi elettori attraverso quello che è un maggioritario secco in cui chi ha la maggioranza dei voti porta a casa tutta i grandi elettori che possono essere presenti in uno Stato. I 52 Stati della federazione americana non hanno tutti lo stesso numero di grandi elettori, questo numero varia in maniera direttamente proporzionale alla popolazione degli Stati. Entro l’8 dicembre dovranno essere risolte tutte le dispute per il voto e successivamente il 14 gli elettori dovranno riunirsi formalmente come collegio elettorale per eleggere il presidente.
Noi per chi tifiamo?
In questo momento si stanno susseguendo non solo le varie dichiarazioni, incalzanti e sovrapposte, tra i due sfidanti, ma anche quelle delle altre realtà mondiali. Tutti ricordiamo le dichiarazioni pre-voto di alcuni esponenti nostrani al tempo delle precedenti elezioni che davano già per vincitrice Hillary Clinton ancor prima delle votazioni e che si dimostrarono al quanto “porta sfortuna”, quest’anno fortunatamente non ci sono state e hanno evitato al Paese una figuraccia.
Le agenzie internazionali, a ogni modo, lasciano intendere che le votazioni sono seguite e se la Cina è indifferente alle questioni americane bollate come affari interni agli Stati di cui la Repubblica Popolare non ha interesse a parlare in questo momento, gli altri Leader mondiali da un lato già mettono sul piatto per il prossimo presidente qualche affare importante come il presidente iraniano Rohani che chiede di rivedere le sanzioni verso il suo Paese; per il nostro Paese invece sembra non cambiare nulla, almeno questo trapela da un intervista del Ministro della Difesa italiano Guerini. Per la Russia, invece, chiunque vinca negli Usa non potranno mai esserci accuse di intromissioni esterne, almeno per quanto riguarda Mosca.
Il miglior candidato lo conosciamo già …
Al momento quindi cosa possiamo dire? Non conosceremo un vero e proprio vincitore prima di un paio di giorni, il prossimo presidente Usa dovrà vedersela con uno scenario tutt’altro che roseo. Sappiamo che i candidati non sono il massimo, in questo momento a urne ormai chiuse possiamo dircelo anche francamente, pertanto riprendendo la famiglia più gialla della tv, i Simpson, il miglior candidato sarebbe stato senza dubbio Ralph Winchester presidente:
Ralph Winchester: scegliete un vincitore
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