Sei giorni dopo l’uccisione di George Floyd gli Stati Uniti sono ancora in subbuglio. Nemmeno il COVID-19 ferma le proteste della popolazione, che è unita e determinata contro gli abusi di potere delle forze dell’ordine.
Il caso Floyd in breve
Sono passati 6 giorni dal tragica uccisione di George Floyd. L’uomo, un afroamericano di 46 anni, aveva tentato di utilizzare una banconata contraffatta per pagare dei prodotti in un deli. L’impiegato accortosi della truffa ha deciso di chiamare le forze dell’ordine. Gli agenti di polizia hanno ordinato a Floyd di entrare all’interno del veicolo, ma l’uomo si è rifiutato dimenandosi e resistendo alle pressioni dei poliziotti. È a quel punto che l’agente di polizia Derek Chauvin ha atterrato Floyd e ha schiacciato il collo dell’uomo con il proprio ginocchio per ben 9 minuti. È inutile descrivere la vicenda nei particolari, poiché è stata ampiamente documentata dai video presenti nel web.
Soffia il vento della protesta
Il giorno successivo nella città di Minneapolis è avvenuta la prima delle proteste che perdurano ancora oggi. Inizialmente le dimostrazioni erano pacifiche: i manifestanti esprimevano il proprio sdegno per l’atteggiamento aggressivo e xenofobo di una parte delle forze dell’ordine. Più tardi, durante lo stesso giorno, gli estremisti hanno preso il sopravvento distruggendo vetrine e interi negozi. Le proteste più moderate sono il prodotto di Black Lives Matter: un movimento antirazzista che si batte contro le violenze degli agenti di polizia nei confronti della comunità afroamericana. Purtroppo la morte di George Floyd si aggiunge ai dati inquietanti forniti da statista.com: 1,004 civili sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco di forze dell’ordine.
Oggi le proteste non sono meno cruenti del 26 maggio ed esplodono in tutte le maggiori città statunitensi. Basti pensare che solo stanotte la polizia di New York ha arrestato 345 persone nel corso della manifestazione. In ogni caso la politica non è impermeabile ai cambiamenti che avvengono all’interno di un paese. Gli ultimi sondaggi registrano un calo dei consensi del presidente Donald Trump dell’8%. Non solo gli scivoloni sul tema Coronavirus, ma anche la posizione ambigua sul caso Floyd costa voti al tycoon. A questo punto viene da chiedersi quanto dovrà espandersi questo movimento di protesta prima che la classe dirigente repubblicana ipotizzi una soluzione.
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2 thoughts on “#classepolitica L’uccisione di Floyd cambierà gli USA?”