È il 25 maggio 2020 quando a Minneapolis, in Minnesota, George Floyd perde la vita. Condotto all’Hennepin County Medical Center in seguito ad un arresto a carico di 4 agenti di polizia– Thomas Lane, Tou Thao, Alexander KuengDereck Chauvin- durante il quale perde conoscenza, Floyd è dichiarato ufficialmente deceduto.
La morte di Geroge Floyd continua ad essere un argomento caldo che ha segnato l’inizio di una vera e propria rivoluzione anti-razziale contro l’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, il cosiddetto “white privilege” e la condizione della comunità afroamericana.
Floyd simbolo della rivoluzione
Il 9 giugno 2020, a Houston in Texas, 18:00 ora italiana, si sono celebrati i funerali di George Floyd: giovane afroamericano la cui morte ha sancito l’inizio di una rivoluzione negli Stati Uniti finalizzata a mettere un punto alla discriminazione razziale dilagante negli States e che, negli ultimi anni, non ha fatto altro che aumentare a dismisura.
Quattro ore di commozione e richiesta di giustizia, di cambiamento. Una celebrazione festosa quella del funerale di Floyd, come da tradizione afroamericana: cori gospel, elogi funebri e l’intonazione di Broken but I’m healed. Circa 500 i partecipanti alla funzione: dai parenti all’attivista per i diritti civili, il reverendo Al Sharpton.
Al termine della funzione funebre, il corpo di George Floyd è stato scortato da un corteo funebre fino al cimitero di Pearland e, nell’ultimo tratto, da una carrozza bianca trainata da cavalli. Fortissima la partecipazione da parte della comunità che si è ritrovata sul luogo per dare un ultimo saluto a ‘Big George’.
Una battaglia razziale
Anche la nipote di Floyd, Brooke Williams, ha partecipato alla funzione con un discorso commovente in cui ricorda come il crimine perpetrato nei confronti dello zio altro non è stato che un crimine d’odio:
Gli agenti non hanno mostrato alcun rimorso mentre l’anima di mio zio lasciava il suo corpo ha implorato e scongiurato tante volte di potersi alzare e respirare ma loro lo schiacciavano ancora di più.
La giovane non ha risparmiato parole per il Presidente Donald Trump: ‘Make America Great Again’, ma quando è mai stata grande l’America”. Lo stesso Donald Trump si è detto contrario alla proposta dei Dem circa il taglio dei fondi destinati alle forze dell’ordine, mentre nel frattempo un altro giovane afroamericano perdeva la vita dopo essere stato fermato dagli agenti per un eccesso di velocità: spray urticante e sei pallottole mettono fine alla sua vita.
Contrario all’idea del Presidente è Joe Biden, favorevole ad una riforma della corpo di polizia. Anche il sindaco di New York- Bill De Blasio, esponente Dem- si è espresso a favore della vicenda promettendo di dirottare in favore delle politiche giovanili, i soldi risparmiati con i tagli operati nei confronti dei reparti delle forze dell’ordine. Segue la scia anche il sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti.
Un lavoro anti violenze
Una rapina finita in tragedia: Non riesco a respirare, per favore, il ginocchio al collo, non riesco a respirare. 20:22 del 25 maggio 2020, queste le ultime parole. Tenuto bloccato al suolo dal ginocchio dell’agente Chauvin per 8 minuti e 46 secondi, all’arrivo dei paramedici– chiamati dagli agenti quando Floyd sembra ormai privo di conoscenza- l’uomo è già deceduto da 3 minuti.
Intanto continuano le proteste e i decessi negli States e viene istituito il gruppo di lavoro dei sindaci Usa contro la violenze della polizia e i modelli di discriminazione razziale. Bryan K. Barnet, sindaco di Rochester Hills (Michigan) dichiara:
Ai neri americani è stata negata per troppo tempo la promessa di uguaglianza e giustizia in questo Paese, e questo deve finire ora.
Alle sue parole si associa anche il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, che ribadisce come tutto questo sia frutto si una discriminazione generazionale e precisa:
.La responsabilità della polizia è una parte cruciale del lavoro che deve essere fatto per affrontare questo problema in modo olistico.
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