Sono 25.000 le piccole aziende commerciali “costrette” alla chiusura in provincia di Napoli in base alle misure straordinarie adottate dal Governo nazionale e dalla Giunta regionale della Campania per affrontare la diffusione del Nuovo Coronavirus Covid-19.
Lo ha spiegato ad Agenzia Nova Mauro Pantano, presidente della Confederazione Imprese e Professioni di Napoli. “Sono invece poco più di 600 (lo 0,24% del totale) – ha aggiunto Pantano – i negozi che continuano ad essere aperti nel napoletano in quanto autorizzati”.
“A queste – ha proseguito – aggiungiamo il comparto della Piccola Industria e alcuni poli dell’artigianato ai quali non è stata chiesta la ‘chiusura forzata’”.
Inoltre, secondo quanto riferito a Nova da Pantano, in questa settimana “ci hanno segnalato la chiusura del 90% dei siti industriali che si sono autosospesi per i motivi più vari.
Difficoltà di sanificazione, lavoratori impauriti dal Coronavirus, impossibilità a recapitare la merce per la chiusura delle attività commerciale, mancati incassi, mancati introiti irrecuperabili”.
“Il popolo delle partite Iva e le aziende – ha concluso il presidente della Confederazione Imprese e Professioni di Napoli – si chiede come sarà possibile pagare entro maggio tutto ciò che ora è sospeso dal Dpcm”.
«Alle condizioni attuali, sono oltre 2000 i pubblici esercizi, a Napoli e provincia, che non potranno riaprire», spiega Pasquale Russo, direttore generale di Confcommercio Campania.
La situazione, considerate le burocrazie che hanno privato finora le aziende di un sostegno economico da parte dello Stato, potrebbe essere perfino più grave delle previsioni di qualche tempo fa.
Le incognite sulla Fase 2 riguardano tutte le categorie produttive, dalla ristorazione al commercio al dettaglio, dal turismo alla moda ed alle piccole botteghe artigianali.
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