Come tutti i Lunedì, il Corriere di Napoli rinnova l’appuntamento con Discover Naples: la rubrica che, attraverso viaggi online alla scoperta dalla città partenopea, scava nel passato e nelle leggende del territorio! Il viaggio di oggi ci porta fino al lungomare Caracciolo, più precisamente al Castel dell’Ovo e alla leggenda del misterioso uovo che regge Napoli.
Prima di cominciare, però, ti invitiamo a leggere anche il nostro ultimo articolo Discover Naples, L’obelisco di Piazza del Gesù: un viaggio alla scoperta dell’illusione ottica più intrigante del centro storico!
Un po’ di storia
Castrum ovi in latino, il Castel dell’Ovo sorge sull’isolotto di Megaride ed è il più antico castello della città di Napoli. Tra i quartieri di San Ferdinando e Chiaia, sorge imponente adagiato tra le onde del mare partenopeo. L’isolotto di Megaride era originariamente collegato alla terraferma da un istmo di roccia ed è proprio qui che fu fondata, nel VIII secolo a.C dai Cumani, Parthènope.
Quella della costruzione del Castel dell’Ovo è una storia di distruzione e ricostruzione che inizia nel lontano I secolo a.C, quando Lucio Licinio Lucullo costruì sull’isola la propria villa: il Castrum Lucullanum. La villa vantava una vastissima biblioteca, allevamenti di murene e alberi di pesco e ciliegi e dalla metà del V secolo a.C ospitò Romolo Augustolo.
Alla morte dell’Imperatore deposto l’isolotto e la fortezza divennero rifugio (e sede) dei monaci basiliani, giunti direttamente dalla Pannonia: l’antica biblioteca divenne un importante scriptorium. Il X secolo è fondamentale per la storia dell’isolotto: la fortificazione viene rasa al suolo dai duchi di Napoli per evitare che i Saraceni la utilizzassero come base per l’invasione della città, e i monaci si ritirarono a Pizzofalcone.
L’epoca moderna e l’arrivo dei Borbone
Solo nel 1140 il castello, nucleo centrale, torna a prendere vita: con Ruggiero il Normanno, infatti, il Castel dell’ovo diventa sede principale adibita ad uso abitativo. Con il suo arrivo ricomincia il lavoro di fortificazione della costruzione che continuerà fino al 1222 con Federico II che ne fa la sede del tesoro reale.
Nel 1370 un evento sismico porta al crollo dell’arco naturale che costituiva l’istmo. La regina Giovanna decide quindi di farlo ricostruire adoperando anche un restauro dell’intero complesso normanno. I restauri e le fortificazioni continuano con Alfonso V D’Aragona.
A partire dal regno di Ferrante I e fino a Luigi XII e Gonzalo Fernandez de Cordoba, il castello viene bombardato e ulteriormente danneggiato. Nel 1503 con l’assedio di Ferdinando il Cattolico, parte di esso è completamente demolita. Con l’arrivo dei vicerè spagnoli e, successivamente, dei Borbone il castello viene fortificato e restaurato.
Durante il periodo del Risanamento, dopo l’Unità d’Italia, si fece largo un progetto che prevedeva l’abbattimento del castello per far spazio ad un nuovo rione, ma non fu mai realizzato. Oggi è annesso al rione di Santa Lucia e tutto intorno sorge il caratteristico porticciolo del Borgo Marinari.
La storia dell’Uovo
Da quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino
Quella dell’uovo di Castel dell’Ovo è una delle leggende napoletane più curiose e fantasiose. Secondo i racconti, il nome della fortezza arriverebbe direttamente da un uovo che Virgilio avrebbe nascosto nei sotterranei del castello, all’interno di una gabbia tenuta segreta.
Secondo un’altra versione, l’uovo fu riposto all’interno di una caraffa di cristallo sigillata.
Virgilio, che sembra avere un legame profondissimo con la città di Napoli, profetizzò che alla rottura dell’uovo tutta la città sarebbe crollata.
A partire da quel momento il destino della città si lega a quello dell’uovo. Abbiamo parlato del sisma del 1370 che distrusse l’arco su cui il castello è costruito. Proprio questo sembra essere l’evento che più di tutti ha contribuito alla diffusione della leggenda. Alcune cronache del tempo riportano come la regina Giovanna avesse dichiarato solennemente di aver provveduto a sostituire l’uovo per evitare nuove e più grandi sciagure.
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4 thoughts on “Discover Naples, L’uovo che regge Napoli”