Il pericolo concreto di una recessione
Il rischio di una recessione causata dall’impatto del Coronavirus sull’economia italiana è concreto. In particolare Confcommercio segnala un possibile ricaduta sul Prodotto interno lordo dello 0,4%. Ciò significa che il paese perderebbe una ricchezza quantificabile intorno ai 5-7 miliardi di euro.
Più ottimistiche sono le previsioni del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Infatti l’ex direttore OCSE, in un’intervista rilasciata all’agenzia Bloomberg, dichiara che il virus potrebbe costare all’Italia 0,2 punti percentuali di PIL. Il ministro dell’Economia Gualtieri, diversamente da Visco, è più cauto su possibili previsioni degli effetti del Coronavirus sull’economia italiana. Durante il G20 tenutosi a Riyadh, il ministro ha ritenuto “prematuro quantificare l’intensità e l’impatto del coronavirus sull’economia globale ed europea”.
Confesercenti esprime invece perplessità per una possibile perdita di 3,9 miliardi di euro da parte delle attività imprenditoriali. L’associazione precisa inoltre che il calo dei consumi potrebbe causare la chiusura di 15mila imprese e la perdita del lavoro da parte di 60mila persone.
“La situazione è particolarmente grave nel turismo: il comparto è già in zona rossa, con le attività ricettive travolte da un diluvio di disdette, e la stagione primaverile – che vale il 30% circa del fatturato totale annuo del turismo – appare seriamente compromessa” aggiunge l’associazione di categoria.
Le conseguenze “locali” del Coronavirus
La psicosi da Coronavirus ha causato gravi conseguenze persino in Campania, che finora non ha registrato alcun caso di contagio. Confesercenti Campania denuncia “nella sola città di Napoli […] disdette e cancellazioni di prenotazioni per una percentuale che va dal 35% al 45% sino al mese di maggio”.
Ciò ha spinto il presidente dell’associazione Vincenzo Schiavo a reclamare al governatore campano Vincenzo De Luca il “riconoscimento stato di crisi del comparto turismo, commercio e servizi”. In particolare gli esercenti richiedono la sospensione dei versamenti contributivi, la riduzione dell’aliquota IRPEF e l’accesso agevolato al credito e agli ammortizzatori sociali. Tali misure permetterebbero momentaneamente alle imprese di contrastare il calo di consumi causato dall’emergenza Coronavirus.
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