“I termini ‘Monna’ e ‘Madonna’ sono strettamente legati. Madonna è un titolo d’onore che si è usato dal Medioevo in poi parlando di una donna tra le classi più abbienti e che in tempi più recenti ha avuto come uno riferimento unico la Vergine Maria. L’etimologia è infatti “mia donna”, di cui monna è proprio la contrazione. Monna e Madonna quasi si confondono e diventano nella mostra il desiderio di recuperare lo sforzo dei pittori di esaltare della donna l’armonia fisica o la forza dei sentimenti.”
I luoghi dell’allestimento di Monne e Madonne
“La scelta della cappella Pontano nasce dalla conoscenza con Raffaele Iovine, Presidente dell’ Associazione Pietrasanta. E a priori, non c’è luogo più indicato dove la donna può essere raccontata a Napoli, perché proprio in quest’area di via Tribunali, dove è stata poi edificata anche la cappella Pontano, per l’appunto, sorgeva in epoca pagana il tempio dedicato al culto di Diana , protettrice della caccia, degli animali selvatici e delle donne.”
Le opere della mostra, divise in blocchi da otto, raccontano nella Cappella Pontano le fattezze anatomiche dei corpi, mentre nell’attigua chiesa del Santissimo Salvatore sono evocate le virtù.
Il bassorilievo, l’opera accessibile
La mostra include anche un progetto sensoriale: la creazione di un bassorilievo ispirato ad un’opera barocca.
Diodato De Maio ci racconta com’è nata l’idea e a chi è indirizzata:
“La riproduzione del Mosè salvato dalle acque di Antiveduto Gramatica nasce per gli ipovedenti, tuttavia è indirizzato a chiunque voglia leggere l’immagine in modo diverso, gustandone con le mani sporgenze e rientranze. E’ un vero e proprio progetto tattile rivolto ai bambini e agli stessi normo-vedenti, perché permette di vivere un’esperienza plurisensoriale che consentirà, magari, con il tatto di scoprire dettagli che la semplice vista distrattamente dimentica di focalizzare.”
“Il pubblico ne è entusiasta. Hanno molto apprezzato quest’opera per la sua inclusività, cosi come il piacere di scoprire particolari che la vista non aveva permesso di notare. Molti ci fanno notare, ad esempio, la figura di un cane che nel dipinto è nascosto tra le ancelle, quindi poco visibile, e che invece nel basso-alto rilievo è ben in evidenza. “
La centralità della donna
La mostra Monne e Madonne vuole proporre una chiave di lettura tematica per selezionare e leggere, focalizzando l’attenzione sulle presenze femminili, le opere d’arte appartenenti alla Fondazione.
La centralità indiscussa della donna ci porta, sul finire della nostra intervista, ad approfittare della disponibilità del direttore per fargli un’ultima domanda. Quanto sono state importanti le donne nella storia dell’arte?
“La figura della donna nella storia dell’arte, se ci riferiamo ad esse come artiste, tarda ad arrivare. Parliamo infatti di fine ‘800. Tuttavia nel ‘500, nelle arti figurative il discorso si sdoppia: se da una parte le artiste vengono riconosciute in quanto tali, come nel caso della Tintoretta o di Artemisia Gentileschi, dall’altra, soprattutto laddove non c’è mano femminile, la donna diventa un soggetto spesso allegorico.
Le oltre venti opere proposte sono sono tutte di mano maschile e ognuna garantisce una specificità. Alcune indagano sull’anatomia del corpo, altre su valori metaestetici. Le due sezioni sono dedicate pertanto alla fisicità e al pensiero femminile.
Quando e dove?
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 20 in via dei Tribunali, Napoli.
Il costo del biglietto è di 5€ per quello intero e 3€ il biglietto ridotto.
Info al numero: 3756043530