Tutto inizia dal rilascio di “HOMIES/Bandit RMX”, un freestyle sulla base dell’omonimo brano del rapper americano Juice Wrld, pubblicato sul suo IGTV.
Il suo primo singolo, uscito il 28 maggio, è “Ti ricordi?”, un pezzo love in cui BR1 si apre a 360° raccontando alcune esperienze passate senza far nessun giro di parole.
Secondo BR1, ciò che rende speciale il singolo, è la sua capacità di trasmettere esattamente ciò che provava, rancore, rabbia, tristezza e nostalgia.
A distanza di 6 mesi, BR1 decide di pubblicare il suo secondo singolo e noi del Corriere di Napoli abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e riportiamo qui le sue risposte.
L’intervista
– Domanda che sembra scontata, come stai?
In questo momento sto bene, sto finalmente vivendo una situazione tranquilla, anche se fino a due mesi fa la vedevo difficile, ma tutto passa.
– Se dovessi descrivere la tua musica con una parola, quale sarebbe e perché?
Reale; semplicemente perché parlo di ciò che mi succede, senza girarci intorno.
In particolare parlo dei rapporti interpersonali, magari sfogandomi, come se stessi parlando con un amico o con la persona interessata, per me la musica è questo.
“Se ti chiedo di non piangere, tu mi rispondi male,
resta ancora un altro poco, sempre se ti fiderai di me,
non starmi a pensare, che c’ho altro a cui pensare,
ora non mi manca niente, ma mi manca tutto di te.”
– Raccontaci un po’ di “Rispondi male”, com’è nata e cosa vuoi trasmettere ai tuoi fan.
È nata a fine giugno, un po’ per caso, come quasi tutto ciò che scrivo.
Ascoltavo dei beat e ho cominciato a canticchiarci sopra, così è uscito il ritornello.
Per le strofe è stato un po’ diverso: nella prima strofa mi sono un po’ liberato, è piena di riferimenti che mi conosce può capire, mentre la seconda l’ho scritta in un secondo momento.
Sinceramente non ho pensato a cosa volessi trasmettere con “Rispondi male“, ma amo dare quelle vibes mezze tristi/nostalgiche.
Se sei nel mood giusto, ti fanno pensare anche a vecchie esperienze, e sinceramente, dai feedback della maggior parte di chi mi ha scritto dopo l’uscita, o di chi l’ha ascoltata davanti a me, penso di esserci riuscito, qualcuno ha addirittura pianto.
– Secondo te, i dissing servono a qualcosa o sono solo un modo per fare hype?
Spesso dicono che sono inutili ed evitabili, secondo me, invece, spaccano, ma dipende da come vengono fatti e da cosa si vuole fare nella propria carriera, sono parte della storia del rap e della cultura hip hop, ma un po’ meno della musica in generale.
Io penso che, se fatti bene, seriamente, e senza sfociare in violenza ingiustificata, sono un bel modo per dimostrare le proprie abilità tecniche e per dire ciò che effettivamente si pensa.
“Ti ho detto tutto quel che non dicevo nei messaggi,
è solamente strategia mista a giochi di sguardi,
ho imparato già a non ascoltare tutti gli altri,
e a farti da parte quando ti trovo davanti.”
– Quando non sei impegnato con la musica, cosa ti piace fare nel tempo libero?
Quando non produco, non scrivo, non registro e non studio, perché si, vado a ancora scuola, esco, esco il più possibile perché amo stare in mezzo alla gente.
In più, se ci penso, uscire, fare amicizie, litigare e tutto ciò che fa parte della normalità dei rapporti sociali, aiuta a fare esperienza, quindi a scrivere e a parlare di qualcosa di concreto.