Situata in Piazza del Plebiscito c’è la Basilica di San Francesco di Paola, annoverata tra gli esempi più importanti di architettura neoclassica della nostra penisola. Ma cosa c’entra il Santo con la storia di Napoli e, soprattutto, con Gioacchino Murat? Facciamo dunque un passo indietro nel tempo, fino al 1800, a quando Ferdinando I delle Due Sicilie decise di portare a compimento uno dei progetti che avrebbero reso Napoli nota in tutto il mondo.
Chi era San Francesco di Paola?
Religioso eremita proclamato santo da papa Leone X il 1º maggio 1510, San Francesco di Paola fu fondatore dell’Ordine del Minimi: frati mendicanti, detti paolotti, particolarmente dediti alla spiritualità penitenziale e alla predicazione. Non solo uno dei compatroni di Napoli, il Santo è anche patrono della Calabria (luogo natale), Del Regno delle Due Sicilie e naviganti, bagnini, gente di mare e pescatori.
Tra i fenomeni attribuiti a Francesco vi è sicuramente il miracoloso sgorgare dell’acqua della “Cucchiarella”, che Francesco fece scaturire colpendo con il bastone una roccia presso il convento da Paola e che ancora è meta di pellegrinaggi.
A Napoli davanti al Re che voleva tentarlo con un vassoio pieno di monete d’oro offerte per la costruzione di un convento, San Francesco rifiutò, prese una moneta, la spezzò e ne fece uscire sangue. Il sangue che usciva dalle monete era quello dei sudditi, del popolo che subiva i potenti. Di fronte ad una ingente offerta di denaro e ad una proposta di prosperità e di ricchezza definitive, chiunque sarebbe capace di lasciarsi sedurre; così non fu per il Santo Paolano.
La cacciata di Murat e la costruzione della Basilica
Quei potenti che il popolo subiva possono essere riassunti nelle figure di Gioacchino Murat e dalle famiglie nobiliari aragonesi che controllavano i territori del Regno esercitando il proprio potere feudale. Le condizioni di vita per i popolani non erano certamente facili e proprio in questo contesto la missione di evangelizzazione di Francesco fu particolarmente utile.
L’arrivo di Gioacchino Murat a Napoli coincise con l’inizio del riassetto urbanistico della città. I progetti interessarono in modo particolare la zona che oggi è nota come Piazza del Plebiscito. Una zona sede di numerosi conventi e giardini, nonché luogo frequentato da numerosi malviventi. Fu proprio per quest’ultimo motivo che il francese ordinò l’abbattimento di tutti gli edifici e la costruzione di una piazza che avrebbe dovuto prendere il nome di Gran Foro Gioacchino.
I lavori per la costruzione del Gran Foro iniziarono nel 1809 e durarono 30 anni; tuttavia non vennero mai completati a causa della cacciata di Gioacchino Murat da Napoli e della restaurazione dei Borboni. Fu Ferdinando I delle Due Sicilie a decidere le sorti del progetto urbanistico: come ex-voto nei confronti di san Francesco da Paola, che aveva intercesso per lui affinché ritornasse sul trono del Regno, decise la costruzione di una chiesa al centro del porticato.
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