McCollum e Fluxus
Lo sviluppo del percorso artistico di Allan McCollum si deve al fervore dei movimenti culturali degli anni ’60 e ’70. Inizialmente il giovane californiano si è affacciato al teatro come attore per poi avvicinarsi all’arte per vie “traverse”. Prima si è avvicinato al gruppo Fluxus e poi successivamente tramite un lavoro in una ditta di spedizioni, specializzata in opere d’arte, ha intrapreso la via dell’arte.
Fluxus si è affermato come una corrente,
un movimento artistico di tipo intermediale
in cui non era solo una disciplina, ma molte, se non tutte quelle legate alla capacità creativa dell’uomo applicata a tutto lo scibile a essere messe in gioco. Si tratta di un movimento che ha visto legarsi a esso figure come Marcel Duchamp, Giorge Maciunas e Dick Higgins che ne hanno dato le definizioni artistiche principali negli anni in cui emergeva il movimento, gli anni ’60. Non solo scrittori, architetti, pittori, ma anche musicisti come Yoko Ono e artisti trascendentali in proprio come Joseph Beuys aderirono al movimento.
Riproducibilità
L’idea di arte che McCollum ha deciso di portare avanti è stata quella
dell’oggetto d’arte che diviene e si rapporta con la dimensione dell’oggetto comune manifestando comunque la sua autenticità.
Il rapporto tra “l’idea dell’opera d’arte” e la sua “riproducibilità” e “unicità” sono la base del suo percorso artistico. Anche se l’opera viene riprodotta all’infinito, in vari formati, non viene sacrificata l’unicità e irripetibilità di questa. Per quanto la produzione dell’opera possa apparire industriale mantiene la sua unicità e artigianalità nello studio dell’artista. L’opera d’arte anche se può sembrare mercificata e di massa, replicata, non potrà apparire mai uguale nella sua realizzazione.
The dog from Pompeii
The dog from Pompeii come altre opere di McCollum si inserisce nel filone delle opere realizzare in serie, quasi come prodotti industriali.
La realizzazione di The dog from Pompeii è avvenuta nell’ambito del progetto del museo Madre Per formare una collezione del 1993, esposto presso lo Studio Trisorio.
Per realizzare quest’opera l’artista è partito da un famoso calco in gesso di Pompei, il “cane alla catena”
realizzato sullo scheletro di un cane rinvenuto negli scavi della domus di Vesonius Primus.
McCollum ha replicato dal calco originale “il cane” andando a realizzare una vera e propria “muta di cani di gesso” che hanno occupato l’intero Studio Trisorio.
The dog from Pompeii è un doppio negativo in quanto rispecchia il calco ottocentesco del “negativo” ottenuto dal vuoto lasciato dal cane nella pietra. É stata una maniera per mettere in luce la presenza dell’assenza stessa: ottenere la presenza del cane dal vuoto lasciato da questi nella lava e nelle ceneri.