Ciro Cerullo, noto semplicemente come Jorit, è uno street artist italo-olandese tra i più famosi della scena, grazie alle sue maestose opere iperrealiste che si pongono anche lo scopo di riqualificare la periferia. Grazie all’uso dei social, l’artista si lascia seguire durante l’intero processo di realizzazione delle opere, riuscendo così a intavolare importanti dibattiti sociali.
Tracce della sua arte non solo in Italia, ma in tutto il mondo, dove si sta facendo sempre più conoscere e apprezzare. Cile, Russia, Cina, Palestina, Bolivia, ma anche Argentina e Stati Uniti. I volti della sua “Human Tribe” sono ormai ovunque!
Oggi cercheremo insieme di tracciare una mappa di alcune delle sue opere napoletane più famose e amate. Seguiteci in questo viaggio tra i vicoli e le strade più artistiche di Napoli!
Il murales di Nino
Solo pochi giorni fa a San Pietro a Patierno c’è stato un vero e proprio bagno di folla che seguiva Nino d’Angelo, cantautore natìo del quartiere. Come mai?
L’artista ha visitato per la prima volta il murales che Jorit gli ha dedicato proprio dove è nato:
“Che emozione, così abbiamo suggellato per sempre il mio rapporto con queste persone che mi dimostrano sempre il loro amore”
Queste le parole commosse dell’amatissimo Nino davanti alla sua gigantografia in Piazza Guarino, che lo rappresenta ai tempi del famoso “caschetto biondo”.
Il dipinto di dodici metri è voluto essere un tributo per l’artista che non solo non ha mai nascosto le sue origini, ma le ha sempre dichiarate con fierezza.
“Queste persone mi hanno sempre mostrato grande affetto e il murales a me dedicato ne è la conferma. Ringrazio tutti per questa sorpresa bellissima che mi ha emozionato e che mi lega per sempre a questa parte di Napoli dove ho iniziato la mia carriera”.
Dopo l’inaugurazione, Nino – costantemente accerchiato da una folla adorante – ha visitato i luoghi a lui più cari del quartiere.
Anche Jorit si è mostrato molto soddisfatto della sua opera e soprattutto del significato che poteva rappresentare:
“Quando mi è stata prospettata l’idea di un murales raffigurante il volto di Nino a San Pietro a Patierno ho accettato con entusiasmo. D’Angelo è un’icona, un simbolo della cultura popolare di Napoli, ed è bello che un’opera di street art con il suo volto possa contribuire in qualche modo a riqualificare il contesto urbano del quartiere in cui è nato”
Il San Gennaro operaio di Forcella
Sulla parete di un palazzo nel cuore di Forcella e a pochi passi dal Duomo di Napoli, c’è “Gennaro” un’opera imponente che rappresenta il Patrono con lo sguardo rivolto verso l’alto. Realizzato nel 2015, dopo averci lavorato poco più di una settimana, l’enorme murales di quasi sedici metri, colpisce chi viene da Spaccanapoli per la sua realisticità.
Inizialmente ci furono alcune polemiche sul volto del Santo che non corrispondeva all’iconografia classica. Jorit, però, non ha esitato a spiegare le sue motivazioni. La sua arte, infatti, vuole ispirarsi alle persone comuni proprio come era solito fare Caravaggio. Quel volto dipinto rappresenta qualcuno che conosce, che ha visto, che è ancora in carne e ossa: un suo amico operaio di 35 anni, che ha reso una figura così eterea come San Gennaro, un’icona ancora più vicina al popolo. Quest’opera – come la maggior parte – ha anche una funzione di riqualificazione urbana, nel contesto di un quartiere sì difficile, ma anche pieno di storia e tradizione.
“Non è l’arte che cambia il mondo, non ci possiamo illudere – dice Jorit – ma ci sono realtà come Brooklyn in cui la presenza di graffiti ha migliorato i quartieri. I dipinti non sono la soluzione ai problemi, ma consentono di creare tour d’arte e migliorano l’aspetto delle zone in cui vivono i cittadini”.
Il murales da record del Centro Direzionale
Cento metri, cinque volti, cinque atleti campani, uno per ogni provincia della regione: Patrizio Oliva per Napoli, Nando De Napoli per Avellino, Carmelo Imbriani per Benevento, Antonietta De Martino per Salerno e Nando Gentile per Caserta. Nel 2019, in vista delle Universiadi, è stato realizzato questo murales da record per dimensioni e visibilità.
Jorit lo intitola “Dipinto” e lo ha realizzato in poco più di un mese su uno degli alti grattacieli del Centro Direzionale di Napoli.
Questi cinque volti, marchiati con i soliti due graffi rossi, rappresentano cinque importanti storie identitarie. Il loro sguardo però non è rivolto al deserto urbano del Centro Direzionale, ma verso il carcere di Poggioreale, uno dei maggiori luoghi di sofferenza della città. Le storie che Jorit voleva rappresentare sono il simbolo dello sport come valore sociale sul quale costruire una società più giusta.
Il “Dipinto” non si riesce a vedere dall’interno del Centro Direzionale, bisogna allontanarsi per poterlo ammirare in tutto il suo significato. Racconta di volti reali, di sport e di riscatto sociale, racconta di storie vere che nulla hanno a che vedere con l’artificiale urbanistica di un luogo estraneo al mondo che lo circonda.
Il Dios Umano a San Giovanni a Teduccio
Il grande Diego Armando Maradona da una parte e quello dello scugnizzo Niccolò dall’altra. Questi i due volti che campeggiano sulle facciate degli edifici del cosiddetto Bronx di via Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio, quartiere periferico di Napoli.
Il volto del ragazzo rappresenta l’esemplificazione degli “esseri umani“, accostato a quello che per tanti napoletani è stato quasi un Dio, Diego.
Sguardo fiero e serio, volto segnato da strisce rosse portate con orgoglio, che rievocano il passato da guerriero in campo di uno dei calciatori più estrosi di tutti i tempi.
L’opera che vuole “omaggiare” ancora una volta quel legame mai spezzato tra il popolo napoletano e il campione argentino, è il contributo dell’artista per portare l’arte in periferia e in particolare in un luogo dove l’abbandono urbano ne fa da padrone.
“Lo faccio per portare il bello dell’arte a chi non ce l’ha. Questa gente merita la bellezza, io do il mio contributo, faccio quello che posso, faccio in modo che la bellezza raggiunga il popolo”
Il Dios Umano è un’opera autofinanziata e completata nel 2017 grazie ai fondi donati dall’ex capitano del Napoli Marek Hamsik e da associazioni che operano sul territorio.
L’anno successivo, nell’aprile 2018, sulla facciata dell’altra palazzina viene realizzato il viso di uno degli scugnizzi del quartiere, Niccolò, a completamento dell’opera. Uno scugnizzo il cui volto penetrante racchiude in uno sguardo l’animo e l’essenza degli ragazzi napoletani, svegli e intelligenti, emblema di un popolo che nei più giovani continua a credere e puntare.
Sempre nel contesto di Taverna del Ferro, pochi mesi dopo Jorit ha realizzato il meraviglioso volto di Ernesto “Che” Guevara, sulle facciate di altre due palazzine. Visitato anche da sua figlia Aleida, ritratta in un’emozionante scatto insieme all’artista davanti al murales che raffigura suo padre, è un’opera davvero imponente.
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