La Collezione Farnese conta un gran numero di opere, sculture antiche e moderne, ma anche dipinti conservati presso il museo di Capodimonte. Tra le tante opere custodite vi è anche l’Allegoria della Giustizia di Giorgio Vasari, commissionata all’artista dal cardinale Alessandro Farnese.
Giorgio Vasari
Un vero uomo del Rinascimento,
con interessi poliedrici, così si potrebbe apostrofare il genio di Giorgio Vasari. Vasari è conosciuto a molti per la sua attività letteraria, un legame pressoché indissolubile tra l’uomo e l’opera, con Le vite de’più eccellenti pittori, scultori, e architettori meglio conosciuto semplicemente con
Le vite, il primo testo moderno di Storia dell’Arte quello con cui possiamo dire incominci una letteratura artistica moderna sistematica.
L’artista aretino come da tradizione si formò presso le botteghe locali, tra Arezzo e Firenze, fino a quando la morte del padre lo costrinse a farsi carico di madre e fratelli minori e iniziare una propria attività con la realizzazione di pale d’altare.
I primi anni ’30 del XVI secolo sono quelli in cui conobbe Rosso Fiorentino che lo indirizzò verso un tipo di pittura autonoma ma legata a un impianto manierista, allo stesso tempo iniziò a migliorare la condizione economica della famiglia tanto da poter avviare la costruzione di quella che oggi è conosciuta come Casa Vasari a borgo San Vito, Arezzo completamente affrescata dallo stesso Vasari nel corso degli anni.
Dopo un periodo di crisi religiosa e la morte dei suoi mecenati negli anni ’40 Vasari iniziò un periodo di crescita, personale e artistica, che culminò con un gran numero di commissioni in tutta Italia tra cui quelle di Venezia, a palazzo Corner Spinelli, e quelli di Napoli nella sacrestia di San Giovanni a Carbonara, nel Duomo e nella Cappella della Sommaria di Castel Capuano.
Dal 1545 si fece sempre più stretto il rapporto con il cardinale Alessandro Farnese, committente dell’Allegoria, per cui decorò il palazzo della Cancelleria Apostolica. Durante il suo soggiorno a Roma iniziò a concepire il piano delle Vite inteso come una storia dell’arte da Cimabue fino alla sua contemporaneità edita inizialmente nel 1550 presso Torrentini e successivamente nella seconda edizione del 1568 presso Giunti.
Non solo le vite
Dal 1550 Vasari soggiornò a Firenze dove lavorò per la famiglia Medici. Durante questa seconda parte della sua carriera si dedicò al restaurò di palazzo della Signoria. La collaborazione con Cosimo I si protrasse nel tempo, nel 1560 Vasari venne incaricato di edificare accanto al Palazzo della Signoria un complesso che doveva contenere gli uffici giudiziari e amministrativi, così nacque il complesso degli Uffizi lungo la parte destra di piazza della Signoria. Successivamente Cosimo si servì di Vasari anche per creare il raccordo tra Palazzo della Signoria e Palazzo Pitti, dall’altro lato dell’Arno, l’artista risolse il problema realizzando quelli che oggi è conosciuto come il Corridoio vasariano.
Come pittore Vasari si distinse per una certa velocità nella realizzazione delle suo opere, ma non certo per una certa innovazione o capacità particolare rispetto alla concorrenza, anche se va considerato come a una mancanza di espressione questi compensasse con un certo studio, approfondito, delle posizioni dei personaggi, delle scenografie e dei simboli presenti nei dipinti.
L’Allegoria della Giustizia
Questo dipinto a olio venne commissionato a Vasari dal cardinale Alessandro Farnese nei primi giorni del gennaio 1543 per decorare le sale di palazzo della Cancelleria Apostolica di Roma. L’Allegoria della Giustizia, a ogni modo, venne poi spostata con il resto della Collezione Farnese da Roma a Napoli come parte beni di famiglia confluiti nel tesoro dei Borbone e posta all’interno della quadreria della Reggia di Capodimonte.
Il dipinto dell’Allegoria della Giustizia, così come concepito da Vasari, è assai complesso raccogliendo in sé un certo numero di elementi iconografici suggeriti all’artista dall’amico e collega Paolo Giovio. Il progetto iconografico verte su
la Giustizia seminuda, al centro del dipinto, che catalizza l’attenzione su di sé e “gli attributi” che ruotano attorno a essa.
La donna con il braccio sinistro abbraccia uno struzzo che simboleggia la pazienza e la tenacia, con la sua digestione lenta e protratta nel tempo. Con la mano destra incorona la Verità, una leggiadra fanciulla con delle colombe tra le mani, che simboleggiano la purezza. Questa ragazza è presentata alla Giustizia da un vecchio con il capo ornato da ali d’uccello e una clessidra, il Tempo. La Verità siede sulle spalle di una donna anziana accanto la quale si trovano due fasci littori con le scuri, simbolo dell’esercizio del potere e della capacità di commutare pene tra i magistrati romani.
Di per sé il dipinto simboleggia la Giustizia divina che con il Tempo si manifesta come Verità e sopravvivere e supera la giustizia terrena degli uomini.
Nel prossimo episodio parleremo di Gaspar van Wittel e la Veduta di Napoli con il borgo di Chiaia da Pizzofalcone.
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