La prima al Museo Archeologico Nazionale di Napoli di Agalma ci descrive il dietro le quinte di uno dei cantieri culturali più prestigiosi di Italia. Agalma si pone come una voce antica che riecheggia come un’eco interiore che richiama un ritorno alla normalità e alla sensibilità. Viene da chiedersi: “Sono le statue ad osservare noi o noi ad osservare loro?”
Agalma al MANN e la vita nel museo
Che vita è quella delle opere d’arte? Come possiamo immaginarla vista attraverso gli occhi di una statua o i tasselli di un mosaico?
Che percezione avremmo del tempo e dello spazio se il nostro riferimento fosse un corpo di marmo che vive da secoli rimanendo immobile?
E se dopo che l’ultimo visitatore sia andato via e il custode abbia serrato tutte le porte del museo, Atalante si alleggerisse del peso del mondo che tiene sulle spalle per concedersi un meritato riposo?
Guardare il museo “dal museo” è un’esperienza decisamente suggestiva e trasferisce un senso di intimità con le opere d’arte che tutti dovrebbero provare. Al MANN la prima di Agalma regala un’atmosfera famigliare e un dietro le quinte del Museo Nazionale che appassiona e incuriosisce anche il meno avvezzo. Un documentario nuovo nel contenuto e nell’idea, che descrive compiutamente il lavoro di una delle realtà museali più importanti del mondo.
La prima al MANN
La prima al Mann si apre coi saluti e i ringraziamenti di Paolo Giulierini, direttore del Museo, che si dice entusiasta e orgoglioso di questo progetto che ha impiegato tre anni di attività e che definisce “un importante passo per valorizzare a pieno questa Regione” che tanto ha da dare e dire in termini di cultura. Il MANN del resto è fiore all’occhiello non solo della Campania, ma dell’Italia intera, potendosi, senza smentita, ritenere uno dei musei più prestigiosi di cui disponiamo, per il suo patrimonio artistico e culturale.
La scelta di prestarsi a questo felice progetto della giovanissima regista Doriana Monaco, allieva di FilmaP – Atelier di cinema del reale di Ponticelli, rivolge al pubblico ampi spunti di riflessione e richiama una forte attenzione sugli spazi artistici. Un ritorno alla normalità che passa attraverso gli allestimenti museali ma soprattutto attraverso l’opera di coloro che dedicano la loro vita al museo, ci lavorano e ne curano ogni dettaglio.
In questo senso Amalga si rivela estremamente innovativo e centrato. Non ci sono dubbi pertanto: il protagonista indiscusso del docufilm è il maestoso e napoletanissimo MANN.
La regista ci riporta in una realtà troppe volte data per scontata e ci sensibilizza sull’effetto che l’arte ha su di noi. Impossibile dopo aver visto Amalga non chiedersi “sono le statue ad osservare noi o noi ad osservare loro?”. Interrogativi, riflessioni, uso sapiente delle immagini e della musica per essere quanto meno possibile un semplice documentario e quanto più un’intensa storia d’amore.
Una narrazione che passa attraverso le mani laboriose degli operai e dei tecnici e gli sguardi attenti degli addetti ai lavori, che restituiscono vita e dignità alle opere.
Parola agli attori
Mormorii, rumori di passi, sospiri: tutto è storia in Amalga e chiunque abbia messo piede al Mann è certo di farne parte. Una macchina instancabile, un cantiere intellettuale e materiale quello che ci viene rappresentato, dal valore incommensurabile che troppo volte dimentichiamo di attribuirgli. Oggi più che mai il messaggio che trasmette Amalga si espande nel vuoto e nell’immobilismo dell’ultimo anno, e ritornare alla normalità potrebbe senz’altro corrispondere a riappropriarsi dei posti che fanno bene all’anima e che nutrono lo spirito.
Gli attori Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni prestano la loro voce alle opere d’arte e ci accompagnano in questo percorso a tratti onirico a tratti profondamente realistico, che ci offre un modo nuovo di osservare il museo “dal museo”. La stessa attrice intervenuta per l’occasione rivela di aver conosciuto il Mann tramite il film e lo definisce “un luogo particolarmente affascinante ed emozionante”.
Antonella Di Nocera (Parallelo 41 Produzioni) che ha prodotto il film insieme a Lorenzo Cioffi (Ladoc), ha sostenuto questo progetto di forte divulgazione e segnala che il film già selezionato alle 17esima edizione delle Giornate degli Autori di Venezia 77, l’anno prossimo entrerà nelle scuole e nei licei e nelle scuole d’arte straniere.
“È davvero importante vedere come la nostra Regione sia set non solo di importanti fiction e film ma anche di documentari di questo spessore. L’idea non era solo raccontare il museo per ciò che contiene ma anche per le donne e gli uomini che vi lavorano. Questo è stato possibile anche con il contributo di Regione Campania e la collaborazione di Film Commission Regione Campania. Dare una occasione ad una giovane regista è dare un’occasione a tutti”
Amalga incarna totalmente lo spirito della nostra città e lascia intendere che probabilmente il Mann non sarebbe lo stesso se la sua produttività non fosse intrisa dello spirito tipico di questa terra. “Il ritrovamento di un pezzo del mio trono mi ha riportato a Napoli” racconta Zeus e pare che, a osservarlo bene, si possa sentire davvero la sua voce narrarci il suo passato.
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