Il nostro appuntamento con San Gennaro continua. Nel mese dell’anniversario della nascita del santo, Discover Naples continua il suo excursus tra reliquie e simboli sacri legati al patrono della città napoletana. Un viaggio alla scoperta del busto di San Gennaro e delle sue reliquie, dal Duomo fino a Pozzuoli.
Abbiamo già parlato qui della storia del Santo e del culto vivo nella città, ripercorrendo le tappe fondamentali della vita di Ianuarius lungo una via che ci ha portati fino a New York! Ma il viaggio non si ferma di certo e ci porta verso un luogo pieno di bellezza e mistero, nei pressi del Duomo di Napoli: il Museo del Tesoro di San Gennaro, scrigno del tesoro di Napoli. Fu il re Roberto d’Angiò che, 700 anni fa, volle che fosse costruito un Reliquiario nel quale incastonare le ampolle del sangue del Santo. Così prende forma una preziosa teca in argento dorato che, successivamente in età barocca, venne impreziosito con una base con corona che ospita al centro uno degli smeraldi più grandi al mondo! Il Reliquiario è tutt’oggi utilizzato durante le processioni del 19 settembre.
Degni di nota tra i pezzi del tesoro sono certamente la Collana del Tesoro di San Gennaro – risultato della devozione di Re e Regine, nobili e gente comune– e la Mitra Gemmata – uno degli oggetti più preziosi al mondo: 3964 pietre preziose, 198 smeraldi, 168 rubini, 3.328 diamanti, il tutto per 18 kg di peso!
Quanto vale il tesoro di San Gennaro?
Il busto di San Gennaro e le reliquie
Nelle botteghe del Seicento e del Settecento l’arte veniva tramandata di padre in figlio e spesso non bastavano anni e anni di apprendistato per diventare “maestri” e venivano prodotte il 70% delle opere d’argento vendute in Europa e tutto questo grazie alla grande intuizione di re Carlo II d’Angiò che nel 1305 donò a Napoli il Busto di San Gennaro – la cui realizzazione fu affidata a degli orafi provenzali, ma con l’impegno che avrebbero dato nuova vita all’arte orafa napoletana.
– museosangennaro
Arrivati al Duomo di Napoli e varcata la soglia dell’imponente cancello bronzeo che separa la città dalla Curia, ecco l’Altare Maggiore della Cappella Carafa. Consacrata il 16 dicembre 1646, è qui che furono collocate le Reliquie, le ampolle contenenti il sangue e le statue dei Santi Compatroni. Il busto d’Oro di San Gennaro contiene le Ossa del Capo del Santo, essenza del culto del Martire da parte del popolo.
Le ampolle del prodigio sono stipate in due teche separate: una del Trecento angioino, e l’altra del Seicento vicereale, a loro volta raccolte in un tabernacolo forgiato in oro e argento. Tratte in salvo dalle traslazioni del Corpo e del Sangue del patrono dal Monastero di Montevergine in Avellino e note per il fenomeno della liquefazione del Sangue, sono in una cassaforte alle spalle dell’altare maggiore. È recente, invece, la scoperta di una terza ampolla che oggi è custodita nel Complesso Monumentale Vincenziano al Borgo Vergini, nel cuore del Rione Sanità.
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