Il tesoro di San Gennaro ha un valore inestimabile. Comprende il Museo e la Real Cappella, per un totale di 21.613 pezzi, esposti a turno a causa di alcuni prestiti. Attualmente, infatti, il San Michele Arcangelo è a Capodimonte per l’esposizione su Luca Giordano. È l’unico tesoro al mondo a non aver subito spoliazioni, a non aver finanziato guerre, a non essere stato utilizzato per saldare dei debiti. Nel corso dei secoli ha continuato ad accrescere il suo numero – e anche il suo valore. Un’altra peculiarità è il fatto che il tesoro, così come le ampolle contenenti il sangue, appartengono solo ed esclusivamente al popolo napoletano, il quale ne è custode e garante e lo conserva intatto, da secoli.
Il tesoro di San Gennaro: la sua storia
La Cappella del Tesoro fu costruita in virtù di un voto fatto dalla città di Napoli, espresso nell’anniversario dello spostamento delle ossa del Santo da Montevergine a Napoli, il sabato che precede la prima domenica di Maggio. Il voto mirava all’intercessione di San Gennaro affinché Napoli potesse essere libera dalla fame, dalla peste, dalla guerra. Il voto fu ufficializzato innanzi al notaio e, nel 1601, gli Eletti della città nominarono la Deputazione, che aveva il compito di occuparsi della Cappella del Tesoro. I membri della Deputazione sono 12, più il sindaco della città che ne è il Presidente; dieci dei componenti vengono dagli antichi sedili dei nobili e due sono rappresentanti del popolo. La prima pietra fu posata nel 1608 e la Cappella, invece, fu terminata nel 1647.
Il tesoro contempla 54 busti e statue, realizzate dai migliori artigiani ed orafi, dei santi patroni più noti della città. Ad affiancare San Gennaro troviamo le statue di San Tommaso d’Aquino, Santa Teresa e molti altri. La punta di diamante è senz’altro la statua di San Michele Arcangelo, realizzata nel 1691 da Giovan Domenico Vinaccia su disegno di Lorenzo Vaccaro. Restaurata da poco, la splendida statua è ora visibile nel Museo in via Duomo. L’arcangelo è rappresentato seguendo l’iconografia dell’Apocalisse mentre sconfigge un drago (femmina!), personificazione del male.
Quanto vale il tesoro di San Gennaro? I pezzi inestimabili del Tesoro
I gioielli conservati nel tesoro sono di fattura notevole ed hanno un valore enorme sia intrinseco che artistico. I tre pezzi più preziosi non possono essere esposti contemporaneamente dato il loro inestimabile valore economico. Non sarebbe possibile assicurarli tutti, se esposti assieme. La Mitra, realizzata da Matteo Treglia nel 1713, ha 3328 diamanti, 198 smeraldi e 168 rubini. La sola Mitra, comunque, vale 7 milioni di euro. La collana che arricchisce il busto di San Gennaro fu realizzata dall’orafo Michele Dato ed è composta da 16 maglie in oro con diamanti, smeraldi, rubini e altre pietre preziose di enorme valore. La croce con 13 brillanti e 13 rubini, fu donata al Tesoro da Carlo di Borbone nel 1734. Oltre a questi, ricordiamo il calice con 586 brillanti donato da Ferdinando IV di Borbone, un ostensorio donato da Gioacchino Murat ed una croce, donata da Maria Carolina d’Austria nel 1775.
Ma quanto vale il Tesoro di San Gennaro? Una stima precisa circa il valore del Tesoro di San Gennaro non esiste: in materia non esistono testi ufficiali sul reale valore della collezione. Nel 2010 un gruppo di gemmologi, riunito a Roma in occasione della mostra dedicata al Tesoro, ci ha provato, stimando il valore della sola Mitra in 7 milioni di euro. In conclusione, la grandezza di questo patrimonio non sta tanto nel valore economico, quanto nel fatto che ogni pezzo racconti una storia, che vale la pena di scoprire visitando il Museo del Tesoro di San Gennaro.
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