Ancora protagonista di Discover Naples è Capri. L’isola più famosa al mondo e le sue ville capresi a picco sul mare oggetto della rubrica sui misteri e le curiosità che provengono dall’essenza partenopea. Tiberio e suo padre Augusto hanno monopolizzato Apragapoli, la città del dolce far niente, attraverso le celebri ville romane. Ma come erano raggiunte? Davvero le grotte fungevano da accesso a queste dimore?
Le ville capresi di Tiberio e Augusto
Come abbiamo spiegato negli appuntamenti precedenti, Capri ha una storia preistorica. L’amore per i fossili e la natura sono stati caratterizzati soprattutto dalle costruzioni di Augusto, nell’isola campana per circa un decennio. Proprio come suo figlio Tiberio, che dal 27 al 37 d.C. riempì l’isola di ben 12 dimore.
La struttura originaria delle ville è rimasta intatta soltanto nelle Villa Jovis, Villa Damecuta e Palazzo a Mare. Ma anche il complesso residenziale della Gradola e la villa di Gasto sono esempi di dimore panoramiche con dei belvedere, vari livelli e sezioni adibite a cucine, terme e palestre.
La panoramica ed enorme Villa Jovis da 7000 metri quadrati fu scoperta nel XX secolo definitivamente insieme ai suoi 7 livelli tra cui le due sezioni quali cucina e terme. La dimora meglio conservata è accompagnata da quella di Damecuta che tra le ville capresi si trovava sull’estrema punta nord-occidentale dell’isola. Axel Munthe la scoprì nella prima metà del ‘900, questa villa era una residenza estiva già scoperta nel corso delle ricerche borboniche. La dimora era caratterizzata dalla presenza di una grande loggia sospesa su archi e pilastri.
La villa fu poi lasciata dopo le ceneri giunte dal Vesuvio al momento dell’eruzione del 79 d.C. ma il suo splendore era al pari di quella del Palazzo a Mare. La villa ad occidente, verso il golfo di Napoli, fu attribuita ad Augusto considerando la sua apertura spettacolare e soprattutto i gusti filoellenici.
I ninfei e le grotte: i luoghi dell’imperatore
Ma come venivano raggiunte queste ville? La loro vicinanza al mare e soprattutto la loro posizione lontana da tutto, ammesso che ci fossero centri abitati considerando le poche tracce riportate, lasciano pensare alla presenza di piccoli porticcioli. Un po’ come nei pressi dei Bagni della Regina Giovanna a Sorrento, dove un tempo vi era un porto romano, anche nei pressi della Villa Damecuta vi era un approdo nei pressi della Gradola.
Il complesso marittimo di Gradola e degli scalini ritrovati all’esterno della Grotta Azzurra lasciano pensare alla possibilità di poter accedere alla villa estiva di Tiberio. Grotte che erano anche luoghi di culto e splendore considerando che nella grotta più celebre al mondo furono ritrovate delle statue di Nettuno e Tritone e sopratutto nel ‘600 dei pescatori videro delle luci sospette nella grotta. Ma anche di divertimento considerando la presenza dei Bagni di Tiberio nei pressi invece del Palazzo a Mare, evidenziando ancora il legame tra mare e ville su promontori.
La presenza dunque di ninfei e luoghi di culto pagani erano noti e presenti nelle zone delle ville romane. Come la Grotta di Matromania dedicata alla Mater Magna, il cui culto era piuttosto noto e diffuso in Campania. Il ritrovamento di pavimenti in opus spicatum e di statue in ambienti interni ed esterni sono alcuni indizi dell’effettiva presenza di persone nei pressi di questi luoghi. Un incontro tra mito e storia che rendono ancor più uniche le bellezze capresi.
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