Il castello del Carmine: il più giovane tra tutti
Il castello del Carmine è l’ultimo, in ordine cronologico di costruzione, dei castelli cittadini. Esso fu il fiore all’occhiello del sistema difensivo della città. Napoli era protetta, lungo la sua semicirconferenza, da cinque manieri che fungevano da prima linea contro gli attacchi nemici. Si tratta del Castel Sant’Elmo, a nord, in posizione elevata, del Castello di Nisida, a ovest, del Castel dell’Ovo e del Maschio Angioino sulla linea di costa e di Castel Capuano, a ridosso di una delle porte della città.
La parte orientale risultava completamente sguarnita e, proprio da quel lato, imperversava il pericolo saraceno, proveniente dalla Calabria. Il Castello del Carmine nasce, così, proprio per risolvere questa problematica, un avamposto difensivo contro lo spauracchio arabo. È un castello dal carattere forte e sobrio, privo di sontuosità, dotato di quattro grosse torri cilindriche, un elevato torrione e possenti blocchi di piperno lungo le mura perimetrali.
Il crocifisso miracoloso
Eretto nel 1382 da Carlo di Durazzo, il castello fu quasi immediatamente il centro delle ostilità tra Luigi II d’Angiò e Ladislao di Durazzo. Successivamente, durante l’assedio di Alfonso d’Aragona, il castello del Carmine fu una strenua roccaforte angioina. A riguardo di questa battaglia, non possiamo non citare un curioso aneddoto. Alfonso e i suoi uomini erano particolarmente decisi a conquistare il castello, senza preoccuparsi del fatto che sulla stessa linea del fuoco c’era anche la Chiesa del Carmine. Così, inevitabilmente, una palla di cannone, o di bombarda, colpì la chiesa, distruggendola completamente la chiesa.
Questo è ciò che tutti pensavano, almeno. Dalle macerie uscì quasi intonso un crocifisso, collocato nel tabernacolo che, però, differiva di un solo particolare rispetto a quello originale. La testa di Cristo era leggermente reclinata sulla spalla, gli occhi e la bocca stretti, come a volersi scostare dal colpo mortale. Si pensò di spostare il crocifisso per riporlo in un posto più sicuro ma si rivelò pesantissimo e, praticamente, intrasportabile, tanto che è ancora lì, oggi. La notizia si diffuse nel campo aragonese ed Alfonso supplicò il fratello, Pietro di Castiglia, comandante delle truppe, di non infierire sulla chiesa. Pietro non lo ascoltò, ma trascorse solo qualche giorno ed egli si trovò decapitato da un colpo partito proprio dal Castello del Carmine!
Un triste epilogo
Nel 1484, con l’ampliamento delle mura cittadine, il castello del Carmine subì alcune modifiche: in particolare, ad esso venne annesso l’orto di un adiacente convento. Ai frati carmelitani fu consentito di entrare ed uscire dal castello tutte le volte che volevano. Il castello del Carmine subì un ulteriore rimaneggiamento nel 1662, durante il vicereame spagnolo. Da quel momento è rimasto praticamente intatto, fino alla sua demolizione, risalente al 1906. L’abbattimento del castello si deve a motivi di viabilità. Lo Sperone (questo il soprannome del castello per via della sua singolare pianta) rendeva necessaria una deviazione al Corso Garibaldi. La necessità di snellire il traffico ci ha fatto cancellare un piccolo grande pezzo di storia.
Chissà se fosse proprio necessario.
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