
Il Castello Aragonese di Ischia rappresenta un pezzo di storia tutto da scoprire. Con le sue innumerevoli viste mozzafiato e il suo itinerario, ci permette di non perderci nulla di questo meraviglioso castello.
L’attacco al Castello…
Il Castello Aragonese fu voluto da Alfonso V D’Aragona. Rappresentava la potenza aragonese in tutto il suo splendore. Il capitano della missione ci aveva raccontato la storia e il luogo dove era situato. Il castello aragonese era infatti situato su un isolotto ed era possibile accedervi solo via mare o attraverso un traforo scavato nella roccia.
Avevo deciso di partecipare a quella spedizione perché ero una persona molto legata alla mia terra. Io ero nato a Napoli, ma mi ero trasferito ad Ischia qualche mese dopo, quindi Ischia era da sempre la mia casa. Quando i regnanti iniziarono ad imporre regole troppo rigide io e i miei fratelli sentimmo la necessità di scappare. Ci rifuggiammo in un paesino al nord ed iniziammo con altri fuggiaschi a progettare delle rivolte.
Qualche anno dopo il re Alfonso V D’Aragona fece costruire questo maestoso castello. Era a forma quadrangolare con mura fornite da quattro torri. Secondo quanto raccontato da coloro che vi erano andati in ricognizione il sovrano aveva fatto costruire un ponte di legno che congiungeva l’isolotto con l’isola maggiore.
Verso il 12 di luglio io e il mio gruppo decidemmo di attaccare. Come avevamo saputo in quei mesi il castello era provvisto di piombatoi attraverso i quali lasciavano cadere olio bollente e pietre. Decidemmo quindi di agire d’astuzia e io, insieme ad altri compagni riuscimmo ad ancorarci all’isolotto e ad entrare nel castello aragonese.
Saliti sull’isolotto rimasi stupefatto da cosa i miei occhi vedevano. Non era un castello come gli altri, ma anzi questo palazzo sembrava ospitare un numero elevato di chiese nonché il convento delle clarisse, per un attimo pensai a come la guerra cambiasse tutto. Anni prima non avrei mai immaginato di trovarmi ad attaccare, come fossi un pirata, un convento e delle abbazie.
Con i miei compagni salimmo nel punto più alto del castello per cercare, in qualche modo di avere una visione d’insieme e lo spettacolo fu mozzafiato: la città era collegata al castello tramite una mulattiera che si sviluppava in un primo tratto in una galleria scavata nella roccia per poi proseguire all’aperto fino a raggiungere la parte più alta.
Oltre al castello non vi erano chissà che edifici, anzi l’intero territorio sembrava, da lì su, caratterizzato da ruderi e terre coltivate. Il mio compagno mi guardò e mi spiegò che ci trovavamo sul Maschio e che l’altro punto più maestoso del castello era la Cupola della Chiesa dell’Immacolata.
Le peculiarità dell’isolotto…
La Chiesa presentava una pianta a croce greca con l’aggiunta di un presbiterio e di un pronao d’ingresso. La facciata, così come le pareti esterne dell’edificio, era semplicemente intonacata e mostrava uno scarno portale in pietra lavica. Era stata la Chiesa che frequentavo da piccolo e a cui ero molto legata da un punto di vista affettivo. Ma ora vedendola dopo tutto quel tempo, mi rendevo conto della sua semplicità.
Scendemmo dal punto più alto e ci mettemmo in direzione del cimitero: lo spettacolo fu abbastanza macabro. Per sottolineare l’inutilità del corpo infatti, i corpi delle monache venivano posti su seggioloni in muratura messi lì per essiccare.
Vi erano, seguendo un itinerario quasi prestabilito, numerose terrazze che avevano la vista sul meraviglioso mare ischitano che quasi ti facevano dimenticare la dura realtà della vita.
Quasi rapiti da quella bellezza non ci accorgemmo della torre di difesa. Fu infatti un nostro compagno, molto più attento di noi che ci avvertì. Poco dopo esserci nascosti una palla di cannone venne lanciata dal cannone posto sulla torre e un boato ci stordì. Aspettammo qualche minuto e poi riprendemmo a camminare.
Uscimmo dal Castello Aragonese tramite l’uscita che ci portò nella città. Nascosti tra il popolo ritornammo ad essere ischitani. La speranza era che nessuno, il giorno seguente, ci venisse a cercare. La rivoluzione ci sarebbe stata molto presto, ma per ora essere entrati nella città era una vittoria.
La storia sopra riportata non è collocabile nel tempo e vuole solo invitarvi a percorrere l’itinerario del Castello Aragonese con occhi diversi.
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