Renato Carosone all’anagrafe Renato Carusone, nasce a Napoli il 3 gennaio 1920 in vico dei Tornieri, a due passi da Piazza Mercato.
Cantautore, pianista classico e jazz, direttore d’orchestra e compositore. È uno dei maggiori interpreti della canzone napoletana, che ha fatto la storia della musica leggera italiana nel Mondo.
Renato Carosone: la leggenda della melodia partenopea
La sua arte si colloca tra il secondo dopoguerra e la fine degli anni novanta; una figura eclettica che si esprime attraverso i ritmi della tarantella, delle melodie africane e americane. Tra i suoi maggiori successi si ricordano: Torero, Caravan petrol, Tu vuò fà l’americano, ‘O sarracino, Maruzzella e Pigliate ‘na pastiglia.
Una curiosità che forse non tutti sanno, è che Carosone, scrisse la sua prima composizione per pianoforte, all’età di 14 anni, dal nome Triki-trak, e che sia stato anche uno dei due cantanti italiani, insieme a Domenico Modugno, ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza mai inciderli in inglese. Carosone fu il terzo italiano, dopo Nilla Pizzi e Modugno, ad esibirsi sui canali televisivi americani.
Fece parte di un trio con il chitarrista olandese Peter Van Wood e il batterista napoletano Gegè Di Giacomo, nipote del celebre poeta Salvatore di Giacomo. Il primo successo commerciale dell’artista napoletano fu Maruzzella, seguito poi da Malafemmena scritta dal grande Totò, senza dimenticare Anema e core, che l’artista napoletano scrisse una notte del 1955, a Napoli, per esaudire il desiderio di un cliente.
Carosone e la fama internazionale
È il sodalizio artistico con il paroliere Nicola Salerno, che porta Carosone alla ribalta internazionale; durante un concorso radiofonico indetto dalla Ricordi, nasce uno dei titoli che resterà nella storia della musica leggera. Stiamo parlando di Tu vuò fà l’americano. Un pezzo che combina musica swing e jazz al pianoforte.
Il 7 Settembre 1959, al culmine del successo, Renato Carosone si ritira inspiegabilmente dalle scene.
L’annuncio avviene durante la trasmissione televisiva Serata di gala. La notizia non viene presa bene dai suoi fan: non era comprensibile come un musicista al massimo della fama avesse potuto abbandonare tutto senza spiegazioni.
Alcuni settimanali scandalistici dell’epoca motivarono questa decisione addirittura con un voto di Carosone alla Madonna, ipotesi tutt’ora in piedi, data la sua forte fede religiosa.
Seguono poi apparizioni sia in Italia che all’Estero, per poi ritirarsi a vita privata con la moglie, in provincia di Bergamo, dove crea una propria etichetta discografica dal nome Lettera A; il suo rientro sul palcoscenico avviene ben 15 anni dopo, sul Teatro dell’Ariston di Sanremo nel 1989, con il brano ‘Na canzuncella doce doce, che si classifica al 14° posto.
La fine di un mito
Renato Carosone ci lascia il 20 maggio 2001 nella sua casa di Roma, in via Flaminia Vecchia; l’annuncio viene dato da Maurizio Costanzo nel programma Buona Domenica. Ai suoi funerali, celebrati due giorni dopo, partecipano circa 4500 persone, tra le quali Renzo Arbore, Luciano De Crescenzo, Mogol, Antonio Bassolino e molti altri volti noti del mondo dello spettacolo e della TV.
In seguito, molti artisti lo celebrano: il 6 luglio 2001, viene organizzato nello Stadio San Paolo, il primo memorial in suo onore, che a partire dal 2002 diventa ufficialmente il Premio Carosone. Molti dei suoi pezzi più famosi, vengono rivisitati da artisti internazionali, raggiungendo le hit delle classifiche straniere non solo in Europa come in Gran Bretagna, Danimarca e Francia ma anche in Australia e Nuova Zelanda.
Renato Carosone in onda in prima visione su Rai1
È anche sul grande schermo, che la figura di Carosone, è raccontata e omaggiata; per i fan e nostalgici del grande artista Giovedì 18 Marzo in prima serata, alle ore 21:25 su Rai1, a 100 anni dalla sua nascita e a 20 dalla sua morte, andrà in onda “Carosello Carosone“, un film per la tv di Lucio Pellegrini, una produzione Groenlandia con Rai Fiction; con musiche curate dal maestro Stefano Bollani.
È lo stesso maestro che racconta durante la conferenza stampa di presentazione del film: “Siamo volutamente restati fedeli alle partiture, perché i brani di Carosone, i suoi arrangiamenti sono per me e per tutti dei piccoli gioielli intoccabili. Non serve aggiungere nulla, vanno suonati così come sono”.
E riguardo alla colonna sonora da lui creata: “un viaggio dove l’improvvisazione nasce da ricordi di un mondo che sento di conoscere bene attraverso i racconti musicali unici di Carosone. La parte più divertente di questa esperienza è stata immaginare la musica che all’epoca immaginava lo stesso Carosone”.
La parola ai protagonisti
Il film-tv segue l’excursus di Carosone nella musica, un’amore che durerà per tutta la sua vita, ma anche il suo lato umano e personale. Stefano Bollani rivela che quando aveva 11 anni scrisse una lettera a Carosone e che il grande artista gli rispose dicendogli di studiare prima di tutto il blues.
In merito alla scelta di abbandonare la carriera alla vigilia dei 40 anni, Bollani cerca di spiegarlo così: “Immaginiamo che quest’uomo stesse vivendo una vita difficile per l’epoca. Andare in giro per il mondo, registrare dischi, suonare la sera in un night. Credo avesse bisogno di staccare la spina.” “Il film e la storia poco conosciuta di Carosone – dice il regista Lucio Pellegrini – anche se racconta canzoni che sono nelle orecchie di tutti, come ‘Tu vuò fà l’americano’. Una vita interessante, anche per il suo ritiro prematuro dalle scene. È la storia di una rinascita attraverso il talento, il valore delle proprie radici e l’intrattenimento intelligente. Storia più che mai attuale in questo momento, di uno che ce l’ha fatta con il suo talento e la sua ossessione per l’arte. Quello che raccontiamo nel film è ciò che è affettivamente successo. Abbiamo cercato di mettere in scena gli spettacoli dal vivo di Carosone, anche con molte situazioni da commedia. Il film si svolge in tre continenti, ma causa covid non abbiamo potuto spostarci e abbiamo dovuto ricreare alcuni ambienti e location cercando di immaginare questi mondi lontani da noi”.
Un appuntamento da non perdere!
Per il vice direttore Rai Fiction: “sono soddisfatto per il risultato artistico conseguito grazie al team di talenti che ha lavorato a questo film. Carosone è il simbolo della nostra tradizione culturale, musicale, classica e napoletana, poi contaminata dai ritmi africani e dalla musica americana, grazie al suo amore per il jazz. Carosone è l’esempio del glocal, globale per le sue influenze e la sua cultura, ma locale perché la sua espressività era italiana e partenopea”.
In attesa del film di questa sera, vogliamo lasciarvi con un omaggio, che sappiamo sarà gradito a tutti i fan del grande Carosone e a tutti i napoletani.
Buon ascolto!
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