
Sotto le sue lenzuola di lava indurita si svegliano continuamente le testimonianze di una città vibrante quanto il suo terreno. Sono diverse le scoperte degli ultimi anni a Pompei: un viaggio nel lavoro degli scavi effettuati alle pendici del Vesuvio.
Pompei la Fenice: le scoperte
È un laboratorio sempre in fermento quello degli scavi di Pompei. Basti pensare solo alle scoperte degli ultimi anni, tasselli che via via ci rivelano un mondo forse non così lontano dalla nostra società. È una storia che riesce ad essere al contempo antica eppure sempre nuova, dove la resurrezione dalle ceneri è una realtà e non solo una leggenda.
Sotto le sue lenzuola di lava indurita si svegliano continuamente le testimonianze di una città vibrante quanto il suo terreno, dove utensili e colori che riaffiorano dagli scavi ci raccontano un popolo laborioso che ha da sempre nel DNA la voglia di inventarsi e creare strategie adattive alla sopravvivenza, un popolo con grandi scambi sociali e culturali.
Là dove la meraviglia crea domande, l’archeologia risponde sempre con nuove scoperte, opere di restauro e conservative.
La macchina del restauro
Nell’agosto del 2015 “l’operazione Schola armaturarum” ha messo in moto una vera macchina di restauro, che ha reso possibile poi nel 2019 la riapertura al pubblico dell’ex edificio di rappresentanza militare adibito alla formazione di giovani gladiatori e deposito per le armi. Il ritrovamento del 2017 di anfore destinate al contenimento di vini, olii pregiati e salse di pesce provenienti da tutto il Mediterraneo restituisce al visitatore l’immagine di un luogo non solo di stoccaggio ma pronto a trasformarsi in un club esclusivo per uomini in alta uniforme impegnati in riunioni diplomatiche.
Sempre nel 2015 e a cavallo col 2016 il ritrovamento per opera di un’equipe francese di tre tombe ci fa balzare ancora all’indietro e ad uno scenario diverso, a quando forse molteplici migrazioni avevano creato quell’insieme di popolazioni bellicose e dedite ai totem che erano i sanniti. Una delle tombe era di una donna che poteva avere circa quarantadue anni e a corredo funerario sono stati trovati quei vasi dal corpo allungato a figure rosse che sono i lekythos e poi piatti e un’anfora; a sottolineare la diversa cultura preromanica rispetto a quella greca ci sono sedimenti di vino nei vasi della donna. La tomba funeraria che invece apparteneva ad un giovane ventenne dalla corporatura robusta contiene oggetti eleganti ma non decorati, evidenza delle differenze fra i gusti maschili e femminili.
Siamo davvero tanto lontani?
Tornando al concetto delle somiglianze fra il mondo di oggi e quello di allora, c’è un luogo che ricorda qualcosa a noi molto familiare: il termopolio. Possiamo dire che ci troviamo di fronte al fast food dell’antichità; per essere più precisi potremmo paragonarlo a un bar dei tempi moderni: nel termopolio infatti si vendevano bevande calde, era aperto al pubblico e aveva tre banchi di vendita. Nei banchi erano incassate delle giare che contenevano le bevande; una di queste giare era la cassa in cui è stato ritrovato l’intero incasso della giornata: seicentottantatré sesterzi, corrispondenti a circa milletrecentosessanta euro.
Il coloratissimo e sorprendente termopolio riportato alla luce nel 2019, ci parla di persone già abituate a consumare pasti caldi pronti, quello street food che spesso viene definito di contaminazione oltreoceanica, inserito in epoca moderna, era ben radicato nella cultura del popolo romano.
Fra le novità del 2021 troviamo la recente scoperta di un meraviglioso e colorato carro da parata negli scavi di Civita Giuliana, a nord di Pompei. Il reperto è emerso quasi integro, rinvenuto nel porticato dove nel 2018 erano stati trovati i resti di tre cavalli. L’unicità di questo ritrovamento senza precedenti è data dalla preservazione delle stupende decorazioni in stagno e bronzo, degli elementi di ferro, i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici.
Non è la prima volta che vengono rinvenuti veicoli per il trasporto – come dice il direttore uscente del Parco Archeologico Massimo Osanna – ma niente è paragonabile a questo. Non si tratta di un semplice mezzo di trasporto o da lavoro ma di un carro da parata, utilizzato nelle cerimonie e nei momenti di festa; le scene erotiche che decorano il carro fanno pensare che fosse adibito per le cerimonie di nozze. Un vero e proprio squarcio sul mondo antico.
“Si tratta di una scoperta di grande valore scientifico. Un plauso e un ringraziamento al Parco Archeologico di Pompei, alla Procura di Torre Annunziata e ai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale per la collaborazione che ha scongiurato che reperti così straordinari fossero trafugati e illecitamente immessi sul mercato”.
Sono le parole del Ministro della cultura Dario Franceschini.
Pompei la Fenice, che ci ricorda chi eravamo e chi siamo, simbolo di rinascita ma soprattutto di quella cura e di quell’attenzione a cui il resto del mondo può solo ispirarsi.
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