La Campania è pronta a tornare nelle urne: il 20 e 21 settembre 2020 milioni di cittadini dovranno votare per scegliere il nuovo presidente ed il consiglio regionale. Dopo l’intervista alla candidata di Italia Viva, Giada Filippetti, il nostro percorso verso le elezioni prosegue con Davide D’Errico, candidato per Centro Democratico. Concluderà la sua lunga campagna elettorale il 18 settembre a via Montesilvano, luogo a lui caro.
Link per info sull’evento: https://www.facebook.com/events/802541150512085
-Buon pomeriggio Davide e complimenti per il percorso politico appena iniziato. Il tuo passato parla da sè: nipote di una vittima di camorra, fondatore e gestore della Onlus più giovane d’Italia e tanto altro. Cosa ti ha spinto a scegliere di fare lo step successivo ed entrare in politica?
-Buon pomeriggio a te. Mi sono reso conto durante il lockdown che l’attivismo poteva fare tanto, ma non tutto. Abbiamo lanciato il progetto del carrello sospeso, grazie alla quale portavamo la spesa nelle case di tante famiglie bisognose. Purtroppo però non basta, poiché molte di queste persone avevano problemi economici molto più grandi. Conoscere la storia di famiglie che sono state costrette a “comprare i soldi” e rivolgersi ad usurai per non chiudere il proprio negozio.
Per me, nipote di un uomo che è stato ucciso dalla camorra per non aver pagato il pizzo, ciò appare come una resa dello stato. In questo periodo storico assolutamente nuovo per tutti noi e dopo 10 anni di impegno civile ed associazionistico, è arrivato il momento di risposte nuove.
-Tra i punti della tua campagna elettorale c’è anche il riutilizzo dei beni confiscati. Hai anche personalmente ridato alla città due beni confiscati. Cosa puoi dirci in più?
-Negli ultimi cinque anni, la Campania ha fatto una buona legge sui beni confiscati, ma non ci siamo ancora. La Campania ha tolto alla camorra più di 2500 beni, ma la maggioranza sono inutilizzati. Io propongo una modifica alla legge attuale e restituire questi beni agli under 35 di Napoli. Così si avrebbero due risvolti positivi: questi giovani lavorerebbero in un luogo nel quale non avrebbero spese interne. Hanno anche un vantaggio sul mercato. Inoltre lo farei con un bene che prima veniva utilizzato per distruggere l’economia regionale.
Chiedo di copiare il modello di Opportunity e di espanderlo in tutta la regione. Bisogna farlo con l’ossessione di creare lavoro perché la ferita più grande della Campania è l’esodo di milioni di giovani che, in cerca di un lavoro migliore, lasciano la loro terra.
-Nel libro “Cose di cosa nostra”, il giudice Giovanni Falcone, ad un certo punto, parla del popolo siciliano, definendolo ‘stanco’ e ‘vecchio’. Contestualizzandolo a Napoli e ai nostri giorni, secondo te le cose sono cambiate?
-Ho visto un fermento pazzesco in questi ultimi anni, ma che non corrispondeva all’impegno delle istituzioni. Tante aziende hanno scommesso sul brand Napoli, numerose imprese del terzo settore hanno investito sulla nostra città. E nonostante non abbiano ricevuto il sostegno delle istituzioni, queste realtà hanno contribuito a migliorare l’immagine di Napoli e dintorni. Io vedo una Napoli che ha voglia di cambiare, ma che non è realmente rappresentata. La gente pensa che un eventuale cambiamento non possa partire dalla politica. Vogliamo dimostrargli che esiste una politica che non parla solo di politici e si specchia su se stessa.
-Ritieni che si possa diventare un esempio per l’intera nazione, non limitandoci alla nostra regione?
-Sì, sono convinto che dal sud possiamo lanciare un nuovo modello di politica. Credo manchi un rapporto sincero e disinteressato della politica che sostiene e finanzia associazioni ambientaliste o anti-camorra. La mia ambizione è portare la nostra voce nel consiglio regionale. Per farlo c’è bisogno di migliaia di voti, è un’impresa folle. Ma riuscirci sarebbe un segno di cambiamento non solo per la Campania ma per l’intera nazione. Questo è solo l’inizio! Vogliamo far appassionare tanti ragazzi giovani e preparati al nostro progetto e non fermarci a queste elezioni.
– Sei attivo da anni sul web e, soprattutto in campagna elettorale, sei stato presente anche dal vivo in tanti luoghi regionali. Credi che oggi ci sia un approccio migliore alla politica tramite internet?
– La stragrande maggioranza delle persone non è solo disinteressata, ma schifata dalla politica odierna. Il vero problema non è fare un comizio dal vivo o sul web. I social possono avvicinare il popolo alla politica, ma è la politica che deve cambiare. Il problema non è lo strumento, ma il contenuto. Una politica che parla solo di politica non può far riavvicinare le persone. Non polemiche, ma contenuti!
Inoltre ribadisce che “la nostra ossessione deve essere dare lavoro ai giovani. A tal proposito, infatti, proporrei come prima legge l’abolizione di stage e tirocini non retribuiti. Per finanziare questa cosa dobbiamo ridurre anche gli stipendi dei consiglieri regionali e con quei soldi finanziare questi stage. In un periodo complicato come questo, un’iniziativa del genere riavvicinerebbe sia i più anziani, sia i giovani che in passato sono stati costretti ad andarsene dalla loro terra.”