Pizza fritta a Napoli – Pronti a fare un viaggio tra gusto e tradizione?
Pizza fritta a Napoli, un mito! Alla fine della seconda guerra, sostituì la pizza tradizionale che era diventata quasi un lusso: per farla ci voleva il forno a legna e poi andava condita con la mozzarella e il pomodoro, che spesso non si trovavano o costavano. Ci voleva qualcosa di semplice da fare per chi doveva venderlo, e di economico per chi doveva comprarlo.
Per i vicoli del centro storico si sentiva “qua se mangia e nun se paga”, come nel famoso film “L’oro di Napoli” di Vittorio De Sica, si mangiava una succulenta pizza e si pagava la settimana dopo, dopo otto giorni.
All’epoca era uno dei pochi alimenti accessibili al popolino napoletano povero e pieno di debiti. La pizza “a ogge a otto” era venduta nei “bassi”, umili monolocali senza finestra a livello stradale, abitazione simbolo della Napoli povera.
La pizza come cibo “da strada” si riferisce alla versione fritta. Erano pochi coloro che potevano permettersi un forno a legna, molti di più coloro che riuscivano a procurarsi un braciere e un catino di metallo in cui far scaldare l’olio. Molti di questi lavoravano da fornai e poi, al ritorno a casa, nei bassi delle zone più popolari di Napoli, arrotondavano con un secondo lavoro, friggendo porzioni di pasta lievitata e distribuendole ai passanti in cambio di spiccioli.
Dal dopo guerra ancora oggi antiche friggitorie continuano a portare avanti la tradizione friggendo le pizze e i battilocchi più buoni della città.
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