A Napoli, nel prossimo autunno verrà inaugurato un nuovo museo sotterraneo particolari molto particolare, nel sottosuolo della basilica della Pietrasanta. Una Napoli che si costruiva nel e dal tufo scavato sotto ai decumani e che si lavava con l’acqua delle antiche cisterne dell’acquedotto di Bolla. Due enormi vasche, entrambe funzionanti fino al 1885, che saranno riattivate dall’Abc (la municipalizzata per la gestione dell’acqua pubblica) e dall’associazione della Pietrasanta che dal 2011 ha riaperto l’omonima basilica. Un progetto di ampio respiro, che vedrà a breve l’inizio dei lavori idraulici e si concluderà con l’inaugurazione del museo a inizio ottobre.
Gallerie di tufo e anfratti
Quando la Napoli di sotto era rifugio dalla città bombardata di sopra. Ma, soprattutto, farà visitare le due cisterne, di cui una denominata la piscina del principe perché si trova esattamente sotto il palazzo del principe Gaetano Filangieri d’Arianello in via Atri è considerata la più grande del centro antico, larga 10 metri, lunga oltre 20, profonda più di cinque e con una capacità di 400 metri cubi di acqua. Insieme all’altra di dimensioni più ridotte ha una capacità di 150 metri cubi sarà la principale attrazione del Museo dell’acqua. Con ruscelli a vista, una illuminazione suggestiva e giochi di luce, suoni che dall’acqua sembreranno delle vere e proprie melodie.
E pannelli multimediali e interattivi, infografica e installazioni per spiegare la storia dell’acquedotto, accompagneranno il percorso, dove sono visibili ancora le «grappiate», le piccole cavità a mo’ di scalini che i cavamonti (o pozzari) utilizzavano per pulirle, mentre l’associazione ha già provveduto a far ripristinare una rete elettrica con fili in rame uguali a quelli che si usavano durante la guerra.
Caratteristiche del museo
«Il Bolla», ricorda l’esperto Bruno Miccio, consulente per questa iniziativa, «entrava in città all’altezza di Castel Capuano, seguiva tutta via Tribunali, all’altezza del Pio Monte girava e raggiungeva Spaccanapoli, fino a largo San Marcellino, zona del palazzo Ducale. Ha condizionato lo sviluppo urbanistico della città verso il basso. È probabilmente l’acquedotto indicato da Costantino nel Liber pontificalis o, più tardi, da Belisario quando conquistò Napoli e la ripopolò.
L’acqua, insomma, per parlare della storia della città. «Abbiamo bisogno di fare un museo dell’acqua», spiega il commissario Abc Sergio D’Angelo, «perché il tema deve essere compreso molto bene, soprattutto dalle nuove generazioni. L’acqua è una risorsa straordinaria, ha una storia che deve essere raccontata e documentata. E si preserva meglio come bene comunque se si può spiegare in tutta la sua bellezza». E nel 2021 la città di sotto si collegherà al cielo. La Pietrasanta, d’intesa con l’Osservatorio Astronomico, realizzerà in una delle cavità sotterranee la prima galleria. Astronomica del sottosuolo, con passeggiate virtuali nello spazio in questo museo sotterraneo.
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